Il punto nero sul foglio bianco

Alle volte si ha l’impressione che la parola “digitale” sia sinonimo del termine “perfetto”.

Stefano Micocci
digital thinkERs.
5 min readJun 7, 2017

--

La sveglia con il display digitale non può, per sua natura, anticipare o ritardare l’orario, è per assioma sempre precisa. Qualcuno potrebbe obiettare “…beh se così fosse allora non esisterebbe l’NTP protocol (Network Time Protocol) per regolare gli orologi dei server connessi in rete..:”. Sciocchezze, questi sono dettagli per i tecnici, nella vita reale, quella che inizia con il trillo della sveglia digitale, appunto, e finisce sdraiati a letto chiudendo il proprio e-reader, tutto ciò che è digitale, nella nostra aspettativa, è sinonimo di infallibilità. Desideriamo ardentemente che fra i mille impegni che dobbiamo affrontare, il digitale sia la nostra corazza che ci protegga e, se possibile, risolva al posto nostro i problemi che la vita ci propone di affrontare come fosse una sfida.

Il nocciolo della questione quindi sta nelle aspettative che riversiamo a ciò che genericamente etichettiamo come digitale ed in come reagiamo quando ci accorgiamo che le cose stanno in modo differente. Per esempio ci siamo illusi che la foto digitale, avrebbe risolto il problema della scelta del ricordo più caro da conservare in una immagine. In un certo senso è vero, infatti ci troviamo inondati di Tera di file che non vedremo mai; però, intanto, abbiamo digitalizzato quasi tutte le immagini della nostra vita ma rischiamo di perdere in un mare di bit i nostri ricordi e le emozioni ad essi legate. Quando ci rendiamo conto di ciò, perché prima o poi accade, lo sconforto ci prende ed il digitale diventa improvvisamente sinonimo di “complicazione inutile” ed oggetto di rifiuto. Tanto non risolve tutti i miei problemi, la vita rimane complicata.

Il digitale quindi è questione di aspettative troppo alte ma anche di fogli bianchi con qualche punto nero.

Se all'improvviso ci viene parato davanti agli occhi un foglio bianco con un puntino nero al centro e ci viene domandato “Cosa vedi?”, novantanove volte su cento saremo tentati di rispondere “un punto nero”. Difficilmente ci verrà in mente che abbiamo di fronte un foglio bianco in formato A4 con una minuscola sbavatura di inchiostro da qualche parte. Ma parliamo di questi puntini neri, anche loro hanno importanza.

Il digitale è anche questione di processi, possibilmente nuovi. Il digitale non è solo materia per psicologi e sociologi, non è solo aspettativa ed ottimismo. E’ uno strumento tecnologico potente che è in grado di rivoluzionare i processi e modificare le abitudini. Non è onnisciente ma se ben orientato può fornire informazioni che semplificano la vita, ma possono anche complicarla. I famigerati punti neri sul foglio spuntano qua e là quando, chi ha la responsabilità di modellare i processi, non ha le conoscenze o l’attitudine di sfruttare le potenzialità del digitale per pensare e realizzare i processi in modo differente. Quando si applicano vecchi modelli utilizzando nuovi strumenti succede come per il vino nuovo conservato nelle botti vecchie. La botte esplode e tutto quello che c’è di buono viene sparso per terra. La pubblica amministrazione potrebbe fornire diversi esempi in tal senso ma anche le società cosiddette di mercato. Basti pensare alle banche, a quanto alcuni portali di home banking siano complicati perché si è semplicemente applicata una manciata di pagine web a processi e servizi nati con le schede perforate. Il digitale senza modifiche di processo rischia di far danni, cristallizza i difetti e rende tutto più complesso.

Il digitale nella nostra vita non è il salvagente per tutti guai ma neppure il punto nero ingigantito dalle nostre aspettative troppo alte. Il digitale è il foglio bianco su cui creare, comunicare, conservare, aiutare, mettersi in relazione, progredire, sviluppare e facilitare. E’ soprattutto un’occasione da cogliere, uno strumento “mai più senza” della nostra personale cassetta degli attrezzi che è sempre con noi e ci aiuta ad affrontare le sfide della vita. Non possiamo pretendere che il digitale risolva tutte le inefficienze della società, neppure quelle meno complesse della nostra organizzazione familiare. Ci sarà sempre un figlio od un marito che non avrà fatto attenzione all'appuntamento segnato in rosso sul calendario condiviso di famiglia. Possiamo però riconoscere quante volte risolviamo un problema proprio grazie alle nostre agende condivise, a quanto sia almeno comodo pagare una multa accedendo al portale del Comune, o immediato contattare un amico con una chat, prenotare da casa una visita medica e non dover ritirare analisi del sangue presso lo sportello. In qualche caso non è possibile farlo perché qualcosa va storto o nella rete non è disponibile quel dato? E’ vero, alle volte dipende proprio da quei processi che non sono “al passo con i tempi”, sono gli stessi processi che, senza il digitale, ci imporrebbero comunque attese interminabili in coda davanti ad uno sportello.

Chi, come me, lavora nell’ICT e tenta di realizzare nuovi servizi per cittadini e aziende sfruttando le potenzialità offerte dal digitale, deve per prima cosa conoscere i mattoni con i quali si costruiscono i servizi digitali e soprattutto avere l’attitudine al cambiamento. E’ fondamentale guardare il mondo da un’altra prospettiva, quella che non dice “…si è fatto sempre così” ma che con curiosità e competenza riempie di idee e soluzioni scatole ancora vuote. Il digitale è anche “questione di immaginazione”.

--

--