“L’algoritmo dell’algoritmo” : interazione è la parola chiave dell’incontro

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Digits Prato 2017
Published in
4 min readOct 30, 2017
Luca Corsato e Vittorio Pasteris insieme al #digits17: scambi d’intesa prima di iniziare con il workshop “l’algoritmo dell’algoritmo”

Appena terminato l’incontro dell’ ‘algoritmo della libertà’, nell’ aula 1 del polo universitario pratese entrano Luca Corsato, co fondatore della società opensensorsdata, e il giornalista Vittorio Pasteris per iniziare due ore di pura interazione con il pubblico. Il loro obiettivo, infatti, è quello di chiarire, innanzitutto, cos’è un algoritmo.
«Ogni timeline è frutto di un’architettura di algoritmi. Ma che cos’è un algoritmo?» chiede Corsato all’inizio dell’incontro. Nessuno degli astanti, però, sa rispondere e, per far capire subito il carattere interattivo che da lì a poco avrebbe caratterizzato le due ore trascorse insieme in aula, cambia domanda e chiede alla signora seduta in prima fila di descrivere i passaggi essenziali da effettuare per realizzare una semplice pasta al pomodoro. Qui la risposta è immediata e serve soprattutto all’interlocutore principale per dimostrare che, in realtà, anche l’algoritmo è un insieme di cose che partono dalle azioni più banali: «bisogna solo saper riconoscere le attività minime che svolgiamo», afferma infatti Corsato che continua sostenendo che l’algoritmo è una sequenza di azioni elementari per risolvere un problema. Tornando ad interrogare i presenti chiede allora di descrivere i passaggi realizzati da ognuno per accedere al proprio profilo Facebook.

Tra Corsato e Pasteris c’è il docente universitario Piero Dominici

Si fa allora una breve digressione per analizzare le caratteristiche di questo social network utilizzato, attualmente, per lo più dalle generazioni adulte e i cui utenti se ne servono soprattutto per accedere a materiali informativi. «Ma con il login, l’algoritmo dà all’utente solo ciò che gli provoca soddisfazione» spiega Corsato. Creando una ‘bolla informativa’ in cui non esistono notizie contrarie al proprio pensiero si costituisce una situazione di confort che piace agli ideatori di Facebook il cui unico obiettivo è quello di avere utenti. E a questi ultimi non solo piace la gratificazione sociale provocata dalla buona riuscita, in termine di like, del post pubblicato ma, nel tempo libero, gli interessa fare, e quindi leggere, soltanto ciò che gli piace. A danno della coscienza critica, quindi, si forma un ambiente online in cui si ricevono soltanto informazioni in linea con i propri punti di vista, andando a costituire delle cerchie iperlocali e focalizzate su determinati interessi. Se non fosse così l’utente non produrrebbe contenuti e il mercato del mezzo di comunicazione andrebbe in perdita. Ciò che vediamo nei social, invece è finalizzato all’andamento in borsa poichè l’algoritmo ha sempre degli interessi economici. «Si crea così una situazione tale per cui ci sono i miei amici e poi c’è il flusso dell’informazione che diventa, però, qualcosa di altro», sostiene Luca che viene però subito interrotto da Pasteris: «è vero che si possono costruire comunità chiuse -ribatte- ma sul proprio profilo online si può anche scegliere di lanciare delle provocazioni in modo da veder confrontare, sulla stessa tematica, la propria cerchia di amici virtuali. Durante il corso della vita si costruiscono tante reti sociali differenti — continua — e ognuno, quindi, può rispondere in maniera diversa.» Nonostante le diverse opinioni che ognuno di noi può avere a riguardo resta comunque un dato di fatto: nei social vige il diritto alla pigrizia ed esiste una libertà all’indifferenza.

L’algoritmo è una macchina a cui l’uomo ricorre per eliminare o ridurre la complessità dei problemi che incontra. Facendo questo, però, «noi diventiamo piu stupidi delle macchine demandando tutti i poteri ad esse», dice Corsato, «anche se gli algoritmi ci danno lavoro», interrompe Pasteris. «È vero - riprende Luca- ma le persone sono ancora molte rozze all’algoritmo: bisogna sapere usare i canali, saper comunicare per renderli utili e efficaci. Utilizzare i social per condividere i gattini, per esempio, non serve a niente.» Saperlo utilizzare in maniera proficua, invece, potrebbe addirittura plagiare l’opinione pubblica. È forse questo una complicazione? Può darsi ma secondo Corsato, il problema vero è che oggi Facebook è troppo dominante. Ma l’incontro di oggi lo vuole chiudere con delle parole di speranza: « l’algoritmo serve a valorizzare e a tenere sotto controllo il capitale cognitivo, ovvero voi.» Vittorio, però, continua a ribattere: «noi esseri umani siamo soprattutto materia prima. Un individuo senza lavoro che quindi è privo sia di rendita economica che di gratificazione sociale costituisce, comunque, una carne da macello.» Luca non è d’accordo con questa affermazione e riprende «vi consiglio di leggere il libro ‘storia economica dell’Italia dal Medioevo ad oggi’: vi accorgerete che, più o meno, il modello è rimasto invariato. Non siamo produttori di materia derivata -continua- perché rimastichiamo sempre i contenuti già esistenti. L’originalità che pensiamo di avere, in realtà, è prossima allo zero ma noi non ce ne accorgiamo perchè non sappiamo cosa c’è dietro. Cerchiamo allora di capire come alimentiamo le timeline nostre e degli altri cercando di non fotterci da soli: è una speranza», conclude.
Il tempo per far rispondere Vittorio è scaduto: «facciamo un gruppo Facebook per discutere di questa cosa?», propone. «Meglio uno su what’s app», rispondono dal pubblico prima di andarsene.

Caterina Panfili

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