Venne un uomo mandato da Dio

A.M
Dio ha tanto amato il mondo
4 min readOct 11, 2018

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Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.

Venne un uomo, un uomo mandato da Dio, un profeta, l’ultimo profeta: Giovanni, nome che vuol dire letteralmente “Dio ha avuto misericordia” (o grazia) o anche “Dono di Dio”.

Nella storia della salvezza, Dio ha avuto nuovamente misericordia, si è ricordato di noi, e ha mandato un profeta per poter comunicare ancora con il suo popolo amato, poterlo nuovamente ammonire e preparare. Dio si serve ancora dell’uomo, si fida ancora dell’uomo per poter testimoniare concretamente e in modo umano tutta la sua vicinanza e il suo amore.

Se il Verbo rappresenta la parola, la voglia di Dio di entrare in relazione con il creato e con l’uomo, Giovanni rappresenta la voce che da forma, che prepara la parola. Senza la voce nessuna parola può essere pronunciata, ed allora senza testimoni umani, piccoli o grandi profeti, Dio non può arrivare facilmente ai cuori di chi lo cerca.

Ogni uomo che ha conosciuto e incontrato Dio ne diviene testimone, voce, acquista la responsabilità di poter portare il profumo e la bellezza di Dio a chi ancora non l’ha conosciuto, dona testimonianza alla luce.

Proprio nel quarto Vangelo Giovanni stesso, rispondendo ai sacerdoti e ai leviti inviati dai Giudei alla domanda «chi sei?», si presenta così:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore,
come disse il profeta Isaia»
(Gv 1,23)

Il Battista non pronuncia nemmeno il suo nome, dice semplicemente di essere voce di uno che grida nel deserto. E come voce che precede la parola, non aggiunge altro se non la Parola di Dio.

Giovanni, piccola voce di Dio che grida nel deserto mi ricorda tantissimo lo Spirito Santo. Proprio come lui vive e spende tutta la sua vita gridando nel deserto del nostro cuore. Grida per ricordarci Dio, grida per difenderlo, in maniera anche forte, per poter essere ascoltato.

Non lo nascondo, la vita di Giovanni mi ha sempre affascinato. Che bella la sua missione, una vita tutta tesa a preparare la venuta del Messia. Quanto saranno stati faticosi tutti i suoi sforzi per dare testimonianza alla luce, sforzi vissuti nel buio del dubbio, delle difficoltà. La sua vita è stata tutta protesa a dare voce alla Parola nel deserto. Alla venuta del Verbo è poi radicalmente cambiata. Giovanni aveva ben compreso che la sua missione era compiuta e che ora era il tempo di abbassarsi, diminuire per lasciar posto al Verbo,

«Lui deve crescere; io, invece, diminuire»
(Gv 3,30)

Che vita piena di umiltà! Giovanni ha davvero combattuto contro il più grande dei mali, contro l’orgoglio, la superbia che vuole sempre mettere l’io al primo posto anziché Dio. Ha dovuto imparare a diminuire, farsi piccolo, umile, per poter lasciare spazio al Signore. Ha dovuto indicare ai suoi discepoli e anche a tutti quelli che lo seguivano, l’agnello di Dio, lasciando che tutti seguissero Cristo e non più lui. Non deve essere stato per niente facile compiere tutto ciò.

Dare testimonianza alla luce, significa in fondo farsi piccoli, trasparenti e lasciare che la luce di Cristo, ci attraversi e illumini chi ci è accanto. Non dobbiamo dimenticare mai, come ci suggerisce Madre Teresa, di essere semplicemente fili elettrici dove scorre la corrente, la luce di Dio:

Spesso si vedono fili metallici
piccoli o grandi, vecchi o nuovi,
cavi elettrici economici o costosi
che restano inutilizzati,
perché se non vi passa la corrente
non servono a far luce.

I fili siamo voi ed io, la corrente è Dio.

Noi possiamo decidere
di lasciar passare la corrente
attraverso di noi, di essere usati,
o possiamo rifiutare di essere usati
e permettere all’ oscurità
di diffondersi.

Giovanni ha preceduto il Messia, ma allo stesso tempo lo ha in qualche modo anticipato nella sua vita. Anche Gesù stesso, da vero uomo, ha dovuto combattere contro l’orgoglio e la superbia, ha dovuto scegliere di dimenticare se, per poter amare Dio, si è fatto umile e piccolo per poter mostrare la grandezza e la bellezza di Dio. Anche lui ha dovuto lasciare questo mondo, gli affetti, i discepoli e tutti coloro che lo amavano e che Egli amava. Anche Gesù doveva diminuire sulla croce per poter lasciare spazio e posto all’Amore, allo Spirito Santo, perché tutti credessero per mezzo di lui, proprio come Giovanni.

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