“E SE ALLA MIA MUCCA PIACESSE ASCOLTARE I PINK FLOYD?”
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È ormai noto che lo stress influenzi negativamente ogni tipo di attività e individuo. La vita frenetica, le giornate piene di impegni, il rumore della città…niente a che vedere con il piacevole relax che si prova stando distesi ad ascoltare una buona canzone. Ogni tanto vien da pensare: “Quanto vorrei esser un animale! Tutto il giorno a mangiare e a dormire, che voler di più dalla vita?”. Sarebbe molto facile fosse davvero così, vero? Eppure non tutti gli animali possono vantarsi di condurre una vita in totale relax. Pensiamo ai bovini, ad esempio. Spesso si crede che la loro vita sia legata principalmente al pascolo, magari in alta montagna, tra i verdi prati e le giornate soleggiate. Purtroppo però realtà di questo tipo non sono sempre realizzabili, anzi, spesso gli allevamenti di bovini non hanno nulla a che vedere con la libertà di movimento. Soprattutto per gli allevamenti intensivi si ha a che fare con stabilimenti di dimensioni appena giustificabili alla sopravvivenza dell’animale, decisamente molto affollati, rumorosi, caotici, e in condizioni igienico sanitarie poco rassicuranti. Un po’ come molte grandi città, no?
Ecco, allora siamo davvero sicuri di voler vivere come gli animali?
I bovini, e gli animali in generale, sono anch’essi influenzabili, tanto quanto gli esseri umani, dalle condizioni esterne e dal rumore che le stesse producono. Qualsiasi rumore causato dalle attività svolte all’interno della struttura di allevamento dei bovini può contribuire ad un aumento potenziale dello stress nell’animale. Da questo ne deriva un aumento di rilascio del cortisolo, della adrenalina e della nor-adrenalina (markers importanti dello stress) nell’organismo, i quali possiedono un effetto immuno-deprimente tanto da esser la causa di determinate patologie, soprattutto di tipo infettivo, nell’animale. È importante quindi che l’animale non subisca determinati trattamenti che possano comprometterne la salute e il benessere psico-fisico. Se si prestasse attenzione al benessere animale, non solo si verrebbero a mantenere le cinque libertà fondamentali (Libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; Libertà di avere un ambiente fisico adeguato; Libertà dal dolore, dalle ferite, dalle malattie; Libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche normali e Libertà dalla paura e dal disagio — “Brambell Report”, 1965), ma si riuscirebbe a mantenere un comportamento eticamente rispettoso nei confronti degli animali da reddito negli allevamenti.
Se quindi, si mantenessero delle condizioni tali per cui un animale possa condurre una vita serena e sufficientemente dignitosa, si otterrebbero anche effetti positivi a livello produttivo.
IL BENESSERE ANIMALE È UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO.
In condizioni sfavorevoli, si rischierebbe di andare incontro ad uno sfruttamento decisamente controproducente sia per l’organismo animale in sé, sia per l’allevatore che si troverebbe ad affrontare situazioni rischiose ed economicamente svantaggiose. Dall’altro lato, invece, se il benessere animale rientrasse come obiettivo da perseguire, si avrebbe sia un aumento della produttività da parte dell’animale, ma anche un aumento del benessere stesso in un’ottica di etica animale, o bioetica. Questo aspetto, se ci pensiamo, potrebbe avere un parallelo con la vita di un essere umano qualunque.
Infatti, un lavoratore, in generale, se si trova in situazioni opprimenti, oberato di lavoro, che subisce trattamenti poco gratificanti, si troverà a condurre una esperienza lavorativamente negativa. La sua insoddisfazione potrebbe esser causa di grande stress psico-fisico e quindi di malessere generale.Tutto ciò, ovviamente, avrebbe influenze dirette sulla sua operatività e sul suo comportamento.
SPESSO UNA PERSONA, PER SOPPERIRE ALLE DELUSIONI E ALLE NEGATIVITÀ DELLA VITA QUOTIDIANA, TROVA RIFUGIO E CONFORTO IN ATTIVITÀ DI DIVERSO TIPO.
Per molti, queste hanno un legame diretto con la musica: riconosciuta come parte integrante della vita umana sin dai secoli più antichi e con un grande peso su diverse realtà, a partire dalla sfera sociale, sino a quella più intima e personale. Nell’uomo, è stato dimostrato scientificamente che la musica, soprattutto se a determinati volumi e frequenze, provoca effetti positivi a livello neuro fisico. A studiare queste reazioni spesso è la musicoterapia, associata a sua volta a diversi studi della psiche. Si tratta di una disciplina scientifica che utilizza, come “strumento” principale, il suono per analizzare quali effetti possa provocare una determinata sonorità nell’organismo umano, sia a livello fisiologico che psichico, e, inoltre, è in grado di valutare quali tipi di reazioni, anche a lungo termine, provochi una melodia musicale.
A DETERMINARE UN EFFETTO BENEFICO DI UNA MUSICA SONO L’ALTEZZA, L’INTENSITÀ (ESPRESSA IN DECIBEL) E IL TIMBRO DI UN SUONO ATTRAVERSO I QUALI VIENE RIPRODOTTA
La frequenza, espressa in Hertz o Hz, ovvero il numero di vibrazioni al secondo (1 Hz = 1 ciclo per secondo), determina l’altezza di un suono; più è alta la frequenza più il suono risulterà acuto, viceversa, più la frequenza è bassa, più il suono risulterà grave. La frequenza, inoltre, determina la tonalità e influenza il timbro dei suoni che compongono una melodia musicale.
Un fatto storico interessante, legato al discorso delle frequenze musicali, risale agli anni ’50 dello scorso secolo. La musica prima di allora era frequentemente intonata a 432 Hz; solo successivamente venne introdotta la frequenza 440 Hz (1950) le, nel 1975, impostata come accordatura standard per la musica. Ad oggi, in linea generale, quasi tutti i brani musicali risultano quindi esser armonizzati a 440 Hz.
LA FREQUENZA A 432 HZ È ACCORDATA IN LA (A4) E SI TRATTA DI UNA FREQUENZA PARTICOLARE, IN QUANTO SEMBRA ESSER LEGATA ALL’ORGANISMO E ALLA NATURA.
La motivazione è che si tratta di una frequenza multipla di 8 Hz, chiamata anche “Risonanza di Schumann” o frequenza della Terra. Per questo motivo, quando si ascolta una melodia a 432 Hz tendenzialmente si ha la sensazione di ascoltare una melodia più avvolgente e “calda”. Per la 440 Hz, a parità di volume (Db), invece, sembrerebbe avvenire il contrario: pare che sia in grado di provocare una sorta di sensazione negativa all’organismo, come ansia, nervoso o addirittura aggressività. La spiegazione più plausibile è che si tratta, appunto, di una frequenza non in armonia con l’organismo umano e la Terra.
Come suggerito dal video al minuto 6:56 e 7:16 il cervello umano è più abituato ad un ascolto simile al 440 Hz, che sembrerebbe esser più veloce, a differenza del 432 Hz che apparentemente sembra più lenta. Ma è solo una questione di abitudine in quanto la scala per entrambe le tracce è la medesima, a cambiare è solamente l’intonazione. Proprio per questo motivo sembrerebbe che all’ascolto la frequenza 432 Hz regali sensazioni di maggior pace e tranquillità.
Quindi è possibile affermare che un uomo possa provare diverse sensazioni alcoltando un brano musicale, e che spesso usi proprio la musica per allontanarsi dalla frenesia della vita quotidina per rifugiarsi in un mondo più lieve. Ma, se la musica è in grado di provocare queste sensazioni in un uomo, perché non fare ascoltare la musica ad un bovino per alleviare lo stress creato dalle condizioni esterne? Riprendendo il discorso iniziale, il benessere animale è fondamentale per condurre uno stile di vita etico e rispettoso verso gli altri. Che benefici trarrebbe quindi un bovino dalla riproduzione di brani musicali?
NEL CORSO DEGLI ANNI SONO STATI CONDOTTI DIVERSI STUDI SPERIMENTALI AL RIGUARDO, ANCHE SU ANIMALI DIFFERENTI.
Interessante risulta un recente esperimento condotto dalla veterinaria Anneliese Kemp, nell’aprile del 2020, la quale ha sottoposto un allevamento di bovini all’ascolto di differenti generi musicali, durante la fase di mungitura, per verificare se potessero influenzare in qualche modo il benessere animale e la produzione di latte.
È stato evidenziato come, in media, il bovino reagisse ad un determinato ascolto durante la fase di mungitura. I risultati prodotti sono molto interessanti: tendenzialmente melodie composte da suoni intensi, veloci e squillanti si manifestavano sull’animale con un aumento del battito cardiaco, una visibile situazione di disagio, spesso accompagnata da una leggera diminuzione della produzione di latte. Invece, quando l’animale veniva sottoposto a melodie più delicate e “morbide”, come quelle tipiche della musica classica, reggae e delle ninna-nanne, si verificava la situazione inversa: il bovino apparentemente sembrava più rilassato, e anche i battiti cardiaci subivano una lieve diminuzione. Pensandoci, tendenzialmente una canzone reggae dona una sensazione di sollievo e pace anche per l’uomo, così come alcune melodie classiche, soprattutto quelle composte da strumenti musicali come pianoforte e violino. A maggior ragione le lullaby song, studiate appositamente per conciliare il sonno
In linea generale, come si può notare nella tabella, una diminuzione della produzione di latte può esser dovuta a differenti situazioni, come ad esempio l’ascolto di musica inusuale rispetto al “classici” suoni derivati dalle attività interne agli stabilimenti. La diminuzione di latte, però, non sta a rappresentare esclusivamente un fattore negativo se questo servisse ad apportare benefici all’animale e al miglioramento della qualità finale del latte ricavato. Andrebbero svolti diversi esperimenti, anche su periodi di tempo più prolungati e in differenti condizioni, per verificare che questi effetti psico-fisici legati alla musica possano esser effettivamente dimostrati scientificamente. Sarebbe inoltre interessante verificare se anche su animali come i bovini, il discorso legato alle diverse frequenze musicali, possa avere una valenza scientifica. È probabile che, in base al genere musicale e alle frequenze con il quale esso viene riprodotto, si possano osservare diversi comportamenti e reazioni psico fisiche.
Bisogna anche comunque sempre tener a mente che ognuno ha una sua preferenza in ambito musicale e soprattutto reagisce in maniera differente a seconda di quali generi è sottoposto.
“E SE ALLA MIA MUCCA PIACESSE ASCOLTARE I PINK FLOYD?”
Giorgia Baroero
Giorgia Baroero ha 25 anni, e vive a Chieri, in provincia di Torino.
Si è avvicinata alle tematiche che affrontiamo nel Master in seguito a una tesi di Laurea Triennale in Tecnologie Alimentari presso l’Università degli Studi di Torino, relativa alla mandorla e all’uso dei sottoprodotti scartati durante le fasi di raccolta e trasformazione.
Appassionata di sport e natura, non è di certo una ragazza che riesce a stare un minuto ferma. Si districa alla perfezione tra studio, lavoro, e sport. Appena ha qualche ora libera la potrete incontrare a salire i sentieri delle montagne che tanto ama.