Sono una donna che lavora nell’IT, problemi?

Alice Orrù
Donne Nel Digitale
Published in
4 min readNov 18, 2015

Lasciato il mondo delle cliniche di riproduzione assistita e abbandonato il fardello delle conversazioni intimamente femminili, sono tornata al mio mondo di iniziazione professionale: sono una donna che lavora nel web, di nuovo.

Dopo anni di esperienze milanesi nella comunicazione online, nell’imbellimento di pagine web, di riunioni interminabili per decidere se la migliore user experience si ottenesse con i bottoni social a destra o a sinistra, ora mi sto cimentando in un lavoro nuovo. Collaboro con una piccola ma promettente start-up formata da una decina di persone sparse fra Europa e USA. Per la prima volta sto dietro le quinte di internet, fra programmatori e geeks della codifica, che mi stanno insegnando tantissime cose e mi fanno divertire molto.

È un’esperienza completamente nuova. Prima di tutto, perché non incontro mai i miei colleghi di lavoro, ma comunico con loro ogni giorno tramite il nostro canale Slack. Per il momento non ho nostalgia della conversazione da macchinetta del caffè, anche se a volte mi sento in un episodio di The Big Bang Theory, dove io sono una Penny virtuale che cerca di capire le battute a tema Star Wars.

©CBS/Warner Bros

Ma mi ci sto abituando.

In secondo luogo, il mio nuovo status freelance mi permette una flessibilità nell’organizzazione delle giornate che sognavo da anni. L’idea che siano necessari semplicemente il mio mac e una connessione internet per poter lavorare da qualsiasi parte desideri, è una sensazione liberatoria. Interrompere la giornata lavorativa per andare a prendere un caffè in spiaggia, andare a pranzo da un’amica o a vedere un film al cinema senza dover aspettare l’ultima proiezione della sera, è un cambiamento notevole rispetto alla routine lavorativa che ho sempre avuto.

Il punto a sfavore: non ho limiti.

Posso essere a lavoro a qualsiasi ora del giorno o della notte, festivo o feriale. Mi basta accendere il computer ed entrare sul sito aziendale. Cosa che finisco per fare abbastanza spesso. Stakanov era mio trisnonno.

Non ho smesso di lavorare con le lingue straniere, conoscenza che mi ha permesso di entrare in questo gruppo di lavoro pur senza essere una pro di WordPress. Finalmente posso usare le lingue che conosco allo stesso livello, ma in contesti più ampi rispetto alle domande indiscrete a donne sotto ormoni.

E poi c’è la chat live con il cliente. A parte la canonica comunicazione via email, ogni tanto posso connettermi alla chat del sito aziendale e rispondere in diretta alle domande dei clienti. È qui che si manifesta l’aspetto antropologico di questo nuovo lavoro — non sia mai che non me lo vado a cercare.

Provo da sempre un certo piacere a trovare dei canoni di comunicazione secondo la nazionalità delle persone, il modo in cui iniziano una conversazione o ribattono a una tua risposta, il modo in cui (non) salutano per accomiatarsi o la maniera in cui ti lasciano non appena ottengono ciò che volevano sapere — un fantastico spaccato di vita reale, insomma. Questo succedeva largamente anche in clinica: la differenza ora è che tutto avviene per iscritto e soprattutto con clienti di sesso maschile.

Gli uomini che lavorano nel mondo IT non sembrano esattamente abituati a un’estesa presenza femminile nel loro universo. Le cose per fortuna sono cambiate tantissimo negli ultimi anni, eppure.

Eppure quando il mio nome compare in chat, ecco palesarsi alcuni simpatici esemplari di homo internettensis.

NB: gli stralci di conversazione che seguono sono reali e letterali.

Lo scettico.

Ok, grazie per la risposta. Ma ho appena scommesso con il collega a fianco a me che non puoi essere una donna. C’è un uomo dietro questo nome, vero?

Perché di grazia? Perché ti ho dato una risposta sensata, tecnicamente approfondita, che ti aiuterà a risolvere il problema per cui mi hai contattato?

Il pervert.

Grazie mille per la risposta. Ora puoi mandarmi per favore una foto del tuo culo?

Povero scemo. Sì, sono una donna e ho un culo, come te immagino. L’unica cosa che hai ottenuto è stata un’e-mail da parte del fondatore della start-up con l’annuncio di essere stato rimosso dalla lista dei clienti, rimborso immediato dell’acquisto e divieto di comprare in futuro il prodotto.

Il seduttore.

traduco: tantissime grazie per lo splendido lavoro di supporto, si nota che hai sangue italiano, pura dolcezza

Spesso di origine ispanico o italiana, questo tipo di cliente si scioglie all’idea che dall’altra parte dello schermo ci sia una donna, e pure mediterranea, con cui scatenare la sua seduzione latina ed evitare gli strafalcioni in inglese — che si sa, non sono per niente sexy. Mentre l’abbordaggio cibernetico, eh quello sì che fa colpo.

Va da se che un collega uomo in chat non riceva lo stesso livello di attenzioni e scetticismi. Veramente strano, non credete?

Originally published at www.trentanniequalcosa.com on November 18, 2015.

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Alice Orrù
Donne Nel Digitale

She/Her. Un’altra italiana a Barcellona. Mi occupo di copywriting inclusivo, traduzioni e localizzazione di software. Amo le patatas bravas.