Volontariato online, questo sconosciuto?

cristina galasso
Donne Nel Digitale
Published in
5 min readOct 19, 2015

di Cristina Galasso

Sono circa 60 le organizzazioni che in Europa promuovono il volontariato online e pressoché nessuna opera in Italia, nonostante il volontariato italiano sia una delle realtà più organizzate e radicate del vecchio continente. Ciò, a mio avviso, ci dice molto non solo sul nostro modo di fare volontariato ma sullo stato dell’innovazione e della cultura digitale nel nostro Paese.

Questo e altri interessanti dati emergono da una ricerca che l’americana Jayne Cravens (@jcravens42) ha svolto nel 2013 per il Joint Research Centre della Commissione europea. Cravens è una grande esperta di non profit e comunicazione digitale e autrice della prima guida al volontariato online (online volunteering). Secondo la sua ricerca, il paese europeo in cui è più sviluppato il volontariato online è la Spagna con almeno 15 organizzazioni che offrono la possibilità di svolgere attività di volontariato via web (leggi l’intervista a Jayne Cravens pubblicata dal Centro Servizi Volontariato della provincia di Torino).

D’altra parte, non solo in Italia ma in gran parte d’Europa le principali (e più tradizionali) organizzazioni di volontariato ignorano questa forma di volontariato o addirittura ne diffidano, anche se — è bene sottolinearlo — molte lo usano da tempo, almeno nelle sue forme più semplici e immediate. La gran parte delle associazioni, infatti, ricorre a uno o più volontari per gestire profili social, siti web, blog o inviare newsletter. Ma non solo. Spesso è proprio grazie alle competenze e alla disponibilità di un volontario se l’associazione usa questo o quel software per organizzare indirizzari e turni di servizio oppure per impaginare brochure e realizzare locandine. E che dire del crowdfunding e di altre forme di raccolta fondi online a cui sempre più ricorrono associazioni piccole e grandi?

Come vedremo, il volontariato digitale non è solo questo ma attività ordinarie e consuete, come quelle che abbiamo appena menzionato, potrebbero rivelarsi molto più efficaci se fossero svolte con maggiore ‘organizzazione’, ‘riconoscimento‘ e ‘consapevolezza’. Tre parole che del resto rappresentano la chiave di ogni buona azione volontaria.

Ma andiamo per ordine. Perché il volontariato online possa rappresentare davvero un’opportunità per cittadini e associazioni è necessario sfatare almeno tre ‘miti’: non è cosa per tutti, occorrono particolari competenze, è un volontariato ‘sporadico’ sul quale non si può fare troppo affidamento.

Partiamo dal primo. Il volontariato online è per tutti, anzi è più inclusivo del volontariato offline perché si può svolgere indipendentemente dalle proprie abilità fisiche, dalla propria capacità di mobilità e in qualunque luogo si viva. Certo, occorre conoscere gli elementi base della comunicazione online ma chi ormai può ignorarle? E poi quale attività di volontariato non presuppone competenze e un po’ di formazione?

Alcune forme di volontariato digitale possono essere considerate attività di micro-volontariato ma, in realtà, l’impegno online — come quello offline — richiede tempo e dedizione. C’è però un vantaggio per chi lo svolge: essere un volontario digitale offre la possibilità di organizzare più liberamente il proprio “tempo volontario”, senza che ne risenta l’attività e il risultato. Inoltre — è utile ricordarlo — il volontariato online non esclude affatto quello offline, anzi spesso lo integra.

A questo punto la domanda sorge spontanea: quali sono le attività a cui può dedicarsi un volontario online? Innanzitutto attività di comunicazione e promozione. A seconda del livello di competenza può gestire newsletter, forum, siti web, social media. Oppure svolgere formazione a distanza, raccolta fondi, consulenza. E non solo. Se conosce una lingua o ha una buona capacità di scrittura può tradurre documenti e tenere i contatti con persone o istituzioni all’estero (attività di grande importanza se, ad esempio, si lavora in ambito internazionale), può redigere testi e preparare presentazioni. Può svolgere anche attività di ricerca sul web e raccogliere dati e informazioni utili per un corso, un progetto, una campagna di informazione.

Insomma le attività sono molte e diversificate, l’importante è che l’associazione le organizzi e le promuova in modo serio e consapevole. Spesso a mancare non è la disponibilità dei volontari ma piuttosto dell’associazione. Inoltre per un’organizzazione, anche piccola, offrire questo tipo di volontariato può contribuire ad allargare l’attività e la platea dei volontari migliorando la propria capacità di attrarre giovani e professionisti.

Buoni esempi di volontariato online sono Help from home o Cyber Volunteers, altri sono segnalati nella ricerca di Jayne Cravens ma il più noto è senz’altro quello delle Nazioni Unite che nel 2000 ha messo a punto un vero e proprio programma di volontariato digitale a disposizione di associazioni e cittadini. Ad oggi vi hanno partecipato oltre 11mila volontari, il 58% donne, il 60% provenienti da paesi in via di sviluppo, l’età media 30 anni.

Questa forma di volontariato offerta dell’Onu è stata utilizzata nel 72% dei casi da Ong, nel 25% da organizzazioni delle Nazioni Unite, nel 3% da istituzioni governative. Grazie ad un sito web dedicato, in qualunque parte del mondo si risieda, è possibile scegliere l’azione volontaria selezionando il tipo di attività, l’ambito di intervento, l’area geografica e il numero di ore che s’intende dedicare (da una a 20 ore alla settimana). Le offerte di volontariato online sono inoltre promosse quotidianamente attraverso gli account Twitter (hashtag #onlinevolunteering) e Facebook.

In Italia alcune opportunità di volontariato online sono veicolate attraverso piattaforme come Melp You o Uidu, nate proprio per favorire l’incontro tra domanda e offerta ma si tratta di casi sporadici e poco organizzati. Opportunità più strutturate (e consapevoli) di volontariato online sono messe a disposizione da associazioni che operano soprattutto nel volontariato ambientale, nella tutela degli animali, nella cooperazione allo sviluppo.

Tra queste segnalo l’associazione Patrizio Paoletti che si occupa di alfabetizzazione e diritti dei bambini nel sud del mondo. Sul proprio sito promuove il volontariato online in modo chiaro e diretto con una sezione dedicata e con queste parole: “ecco un volontariato flessibile che permette ad ognuno, in base ai propri impegni, di poter scegliere online a quali attività aderire, senza vincoli di tempo e luogo”.

Quello che offre l’associazione è soprattutto attivismo online e supporto alla comunicazione (attività sui social media, traduzione e ricerca di notizie) e lo fa riconoscendo grande valore e significato a questo tipo di impegno oggi sempre più diffuso. Perché, ditemi, chi non invia petizioni, sensibilizza a questa o quella causa postando foto, documenti e articoli. Tutto sta saper intercettare quell’impegno, organizzarlo e quindi integrarlo con l’attività dell’associazione. Cosa aspettate?

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cristina galasso
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