TERRIBILI DUE

pietroizzo
DoucheDad
4 min readJul 8, 2015

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Il babbo lo chiamano babbo anche per un altro motivo, oltre a quello legato alla paternità. Il fatto è che essere genitori maschi fa credere ingenuamente che le cose vadano in un certo modo, secondo logiche, tempi e rapporti di causa-effetto ben precisi, come ai maschi viene inculcato dalla notte dei tempi.

Invece non è così. Il caos regna.

Prendi i terribili due, ad esempio. Sarebbe quella fase nella vita di un bambino in cui il suddetto si trasforma da creatura tutta sorrisi e coccole nell’Anticristo. A rigor di logica, il genitore maschio se la aspetta al compimento dei due anni, come da programma. Ma non è così. Questa fase arriva quando meno te lo aspetti, anche ben prima dei 24 mesi di vita, ed è preannunciata da una serie di feralissimi sintomi.

Per esempio, ci si accorge ben presto che la Creatura non ha proprio il concetto del “sì”: conosce solo il “no”, possibilmente declinato in forme urlate e ripetute. Spesso il “no” è accompagnato da inequivocabili gesti della testa e delle mani (voltarsi dall’altra parte e tirare manate per allontanare l’oggetto indesiderato, di solito un genitore, del cibo o simili). Quei gesti che — se li facesse una persona anche solo un po’ più adulta — vi spingerebbero a riempire di mazzate la persona che li compie. Ma siccome a compierli è il terribile Anticristo duenne, cercate di controllarvi almeno un poco. Il “sì”, per contro, non è compreso nel vocabolario: non è dato sapere quando vi entrerà.

Ore pasti? Trasformate in una lotta senza quartiere giorno dopo giorno, a base di cibo lanciato in giro, distruzione di ogni oggetto posato sul tavolo, urla di rifiuto per qualsiasi cibo graditissimo fino a poco tempo prima, urla di rimprovero e gastrite cronica per gli altri membri della famiglia. Ora della nanna? Scordiamoci il bambino che alle 9.30 dormiva dopo un po’ di coccole e una favola. Adesso la Creatura deve stare almeno due ore e mezza a fare wrestling sul lettone, procurando lividi ed escoriazioni a babbo, mamma e gatta che “respirano” solo dalle 23.30 in avanti. Giochiamo in casa? Prova a toccargli uno dei suoi animaletti e parte una crisi finto-epilettica di mezz’ora con vicini che bussano per sentire se va tutto bene (e tu gli dici “No scusa, è che abbiamo messo l’elefante indiano su un ripiano diverso da quello africano, sai, lui è della Vergine ci tiene che tutto sia in ordine”). Andiamo a giocare fuori? Garantito che tempo zero corre in mezzo alla strada più trafficata e — come in una versione live action del famoso coin-op Frogger — si ferma esattamente in mezzo al flusso di auto, si gira verso di te e con un gesto plateale come a circoscrivere le due corsie di marcia sembra dire “Non è la giostra più meravigliosa che esista?” (in una versione meno apocalittica, si accontenta di posizionarsi davanti alle altalene mentre gli altri bambini ci stanno andando sopra, una specie di roulette russa infantile che va molto di moda nei giardinetti qui vicino).

Opposizione, violenza gratuita, aggressività, sprezzo del pericolo e menefreghismo totale sono le caratteristiche tipiche di questa gioiosa età, dicono i pedagoghi. Dicono anche che è una fase, che poi passa. In questa fase per esempio le maestre del nido ti dicono “Eh, sai, la Creatura morde i compagnucci, li spinge, gli ruba i giochi, li prende a schiaffi… Ma è tutto normaaaaaale, cerca solo di farsi dare dei limiti”. E tu pensi prima di tutto “Cazzo, mi sta dicendo che mio figlio è il bullo della scuola”, poi pensi “Vabbè ma sticazzi, sarà anche un po’ il tuo lavoro contenerlo”, infine pensi “Ah, cerca di farsi dare dei limiti? Bene, quando arriviamo a casa lo riempio io di limiti”. Insomma, mixed feelings a manetta.

Al genitore maschio (ma anche un po’ a quello femmina) può solo venire in aiuto il santo meccanismo della rimozione. A pensarci bene, chi si ricorda com’era la Creatura a un anno? Nebbia. A sei mesi? Vuoto più totale. Comunque, questo è certo, un’altra persona.

Quindi, è sperabile, dimenticheremo anche le corde vocali lacerate mentre urliamo FERMOCISONOLEMACCHINE o NONBUTTAREILVASODALBALCONE (e lui applica una perversa forma di sordità selettiva); dimenticheremo gli scatti a razzo causa di disarticolazioni e contusioni varie mentre cerchiamo di placcarlo prima che compia l’irreparabile; dimenticheremo le urla a pieni polmoni con note acutissime tenute per un numero inumano di secondi emesse ogni qual volta a suo avviso è stato perpetrato un sopruso nei suoi confronti (e cioè praticamente sempre, basta anche solo guardarlo negli occhi che si indispone).

E finché la rimozione non arriva, beh… possiamo sempre aiutarci con l’alcol.

Originally published at www.casaizzo.com on July 8, 2015.

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pietroizzo
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☎️📱 Comunicazione digitale da sempre. Giornalista, docente, papà. Nel tempo libero provo a distruggere il patriarcato. 📝 CasaIzzo // 📩 Patrilineare