Egitto: esportazioni ed importazioni

omarabouelanein
3 min readApr 21, 2016

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Fonte: Fondo Monetario In

La bilancia commerciale dell’Egitto è in rosso da anni e la serie di attentati che colpisce il Paese sta affossando una delle principali entrate del governo, il turismo, contribuendo alla crisi economica del Paese.

Nel grafico è indicato l’andamento della bilancia commerciale egiziana dal 2000 al 2014. In questi anni è sempre stata in negativo. Il crollo tra il 2007 e il 2008 è stato dovuto alla crisi alimentare mondiale che si registrò in quegli anni e che fece aumentare il prezzo dei beni alimentari importati. Ma negli anni successivi le cose non sono migliorate: da un deficit della bilancia commerciale di 19 miliardi di dollari nel 2009 si è passati a un deficit di 30 miliardi di dollari nel 2014.

Fonte: Fondo Monetario Internazionale

L’Egitto importa prodotti agricoli come grano e mais (25.5 % delle importazioni), combustibili e prodotti minerari (19.1% delle importazioni) e manufatti (55.3%), mentre le maggiori esportazioni riguardano cotone, filo isolato, concimi azotati, greggio di petrolio e gas di petrolio. Importa prevalentemente dall’Unione Europea (l’Italia è tra i principali partner), dagli Stati Uniti, dalla Cina e dal Kuwait mentre esporta nell’Unione Europea, in Arabia Saudita, in India, in Turchia e negli Stati Uniti.

L’Egitto dipende fortemente dall’estero con le importazioni e perciò la Banca Centrale Egiziana ha rafforzato la regolamentazione sulle importazioni sia per salvaguardare la produzione interna sia per stoppare la fuoriuscita di valuta estera che causa un alleggerimento delle riserve disponibili.

I servizi in Egitto riguardano principalmente gli incassi da turismo e da trasporti. Nonostante l’instabilità del Paese e gli attacchi terroristici abbiano notevolmente ridotto il flusso turistico, il saldo del conto dei servizi è positivo ed uno dei principali introiti per le casse egiziane riguarda i trasporti, cioè il prelievo che deve essere pagato all’Egitto quando una nave attraversa il Canale di Suez o quando sosta nei confini marittimi del Paese.

Fonte: Fondo Monetario Internazionale

Il Paese, insieme ad altri 20 paesi dell’area, è membro del COMESA (Common Market for Eastern and Southern Africa) dal 1998, che promuove l’integrazione economica della regione con l’obiettivo di creare un’unione doganale. In linea con gli accordi assunti dall’adesione all’AFTA (Arab Free Trade Area), dal 1 gennaio 2005 sono state eliminate le barriere doganali sui beni prodotti e commercializzati all’interno dell’Area. Nel 2004 l’Egitto ha firmato con Marocco, Tunisia e Giordania l’ “Accordo di Agadir” per la creazione di un’arca di libero scambio, mentre nel gennaio 2005 ha firmato con Israele ed USA un accordo per la creazione di “Qualified Industrial Zones”, zone di libero scambio, al confine tra Israele ed Egitto. L’Accordo di associazione con l’Unione Europea, ratificato nel 2003 ed entrato in vigore il 1 giugno del 2004, prevedeva la progressiva eliminazione di dazi applicati sui prodotti europei importati dall’Egitto mentre i prodotti egiziani diretti verso l’EU sono stati subito esenti da dazi. Nel 2015, dopo cinque anni di difficili negoziati, i leader di 26 Paesi africani hanno firmato l’accordo per la creazione di una Zona di Libero Scambio Tripartita (TFTA), un mercato comune che copre metà del continente. L’accordo integra tre aree di libero scambio già esistenti: la Comunità dell’Africa Orientale, la Comunità dello Sviluppo dell’Africa Meridionale e il Mercato Comune per l’Africa Orientale e Meridionale (COMESA).

Il ministro dell’Industria e del Commercio egiziano, Fakhri Abdel Nour, ha dichiarato che il TFTA aiuterà l’Africa ad aumentare gli scambi e ad attirare investimenti, nonché a costruire infrastrutture e impianti di produzione. Secondo le stime del ministro questo accordo migliorerà anche la bilancia commerciale dell’Egitto stesso che esporterà merci per un valore di 5 milioni di dollari nell’arco dei prossimi 5 anni ai Paesi TFTA.

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