Il mercato del lavoro in Egitto tra problemi strutturali e nuove opportunità

omarabouelanein
3 min readApr 14, 2016

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Come è stato osservato nel precedente post, il Nord Africa è stato l’epicentro della cosiddetta «Primavera Araba» con cui, in particolare, il trentennale regime dell’ Egitto di Mubarak è crollato. La rivoluzione è scaturita da una repressione politica decennale e dal malcontento legato alla mancanza di opportunità economiche, all’aumento del costo della vita e al crescente divario tra ricchi e poveri.

In particolare, l’economia egiziana non è riuscita ad offrire sufficienti posti di lavoro né per assorbire i lavoratori disoccupati né per fronteggiare la rapida crescita dell’offerta di lavoro derivante da una fortissima crescita demografica. Dopo un periodo di rapida crescita e creazione di posti di lavoro dal 1960 al 1980, la produzione e l’occupazione sono entrate in una fase di stallo e negli ultimi tempi la disoccupazione ha raggiunto livelli molto elevati, fino al 13 % nel 2014.

Fonte: Ilostat

Infatti la lenta crescita economica, il rapido aumento della popolazione e le minacce terroristiche hanno generato una gravissima situazione, soprattutto tra le nuove generazioni. Il tasso medio di disoccupazione per la fascia d’età tra i 15 e 24 anni raggiunge il 42 % nel 2014. Il dato ancora più preoccupante è che la disoccupazione è maggiormente concentrata nella fascia dei giovani istruiti, infatti il più alto tasso di disoccupazione è proprio tra i laureati. Il problema dell’occupazione giovanile in gran parte riflette una scarsa organizzazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e la mancanza di corrispondenza tra le competenze possedute e quelle richieste dai datori di lavoro, soprattutto del settore privato. Il sistema formativo e le imprese, infatti, non sono riusciti finora a trasmettere le competenze necessarie in un mondo del lavoro globalizzato.

Fonte: Ilostat

Per quanto riguarda le donne egiziane, a cinque anni dalla rivoluzione, queste riscontrano ancora difficoltà nel mondo del lavoro e loro partecipazione al mondo del lavoro è scarsa: la partecipazione maschile è di tre volte superiore a quella femminile. Le cause principali sarebbero la difficoltà di coniugare carriera e famiglia e la diffidenza nell’assumere donne con figli.

La tendenza positiva dal 2005 al 2008, dove il tasso di disoccupazione femminile è passato da quasi il 25 % al 19% è da attribuire ad un rallentamento delle assunzioni pubbliche, che ha portato molte donne istruite ad abbandonare del tutto il mercato del lavoro. Le donne egiziane, infatti, tendono a cercare lavoro nel settore pubblico, considerato più egualitario rispetto al settore privato, dove invece esiste un divario di genere nei salari e nelle opportunità.

Fonte: Ilostat

Sicuramente a peggiorare i dati sulla disoccupazione è la contrazione del settore del turismo: il flusso di turisti è precipitato nel 2015 a poco più di 9 milioni rispetto ai 14 del 2010, con la conseguente chiusura di numerosi resort turistici e la perdita di posti di lavoro.

Proiezioni positive per i prossimi anni sono motivate dall’inaugurazione del nuovo canale di Suez. A circa 150 anni dalla sua fondazione (1869), nell’agosto 2015 c’è stata l’apertura di un secondo percorso che permette un maggiore transito di navi e merci dal Mar Rosso al Mediterraneo ed una riduzione drastica dei tempi di attesa e quindi più introiti per le casse egiziane. Durante l’inaugurazione il presidente egiziano ha elogiato il grande sforzo fatto in un solo anno di lavori, contro i tre inizialmente previsti, e ha tenuto a sottolineare come i lavori siano stati portati avanti in tempi non normali, ma in condizioni economiche molto difficili, con il paese impegnato a combattere il terrorismo. Al Sisi ha ricordato che questo progetto porterà allo sviluppo a lungo termine della regione, che dovrebbe concludersi nel 2045, che sarà trasformata in una zona industriale capace di servire un’ampia gamma di settori inclusi manifatturiero, logistico e nautico e creando, secondo stime, un milione di posti di lavoro solo nei prossimi 15 anni.

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