L’oro nero degli Emirati

Andrea Rizk
4 min readApr 17, 2016

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Gli Emirati Arabi Uniti (Arabo دولة الإمارات العربية المتحدة) costituiscono uno Stato nato a seguito dell’unione di 7 emirati formati da un gruppo di sceicchi, di cultura islamica, nel sud-est della Penisola araba (Asia sud-occidentale). Vantano il decimo reddito pro-capite del mondo, con un’economia libera, di cui l’85% si basa sulle esportazioni di risorse naturali, basata sul petrolio e gas. Il petrolio è la principale fonte di reddito dell’Emirato di Abu Dhabi, che al momento dispone di riserve per altri 150 anni. Al contrario, Dubai ha riserve di petrolio che sono state calcolate fino al 2025. L’Emirato infatti ha iniziato politiche di diversificazione della propria economia puntando sul commercio, turismo e servizi. Nel 2012 gli EAU sono stati il settimo produttore petrolifero del mondo e, soprattutto, il terzo esportatore dopo Arabia Saudita e Russia. Sempre quell’anno l’export di idrocarburi ha superato i 100 miliardi di dollari, rappresentando circa l’80% delle entrate statali. Dubai, fino a qualche decennio fa, era un piccolo villaggio polveroso che è riuscito a trasformarsi nel più importante centro commerciale e finanziario del Medio Oriente; nonché nella città-stato dell’architettura futurista che oggi richiama turisti ed expat (professionisti stranieri) da ogni angolo del pianeta.

La disponibilità di petrolio ha trainato la crescita dell’economia degli Emirati Arabi Uniti, ma contrariamente a quanto si possa pensare, l’economia non si basa soltanto sul petrolio: grazie infatti alle politiche di diversificazione l’incidenza delle rendite petrolifere sul PIL è passata al 35% dal 60% degli anni ’80. In particolare, il Paese è un porto per ingenti somme di capitali stranieri grazie alla totale esenzione fiscale, ma tra il 2009/2010 la crisi si è fatta sentire anche negli Emirati Arabi, principalmente nell'Emirato di Dubai.

CRESCITA REALE DEL PIL

Si è interessati alla crescita reale del PIL depurato da effetti inflazionistici cui è soggetta la moneta (Dirham, codice AED).
Ricordando la definizione di PIL: valore monetario dell’aggregato complessivo dei beni e servizi prodotti all’interno di un Paese, da operatori residenti o non, in un determinato periodo di tempo, destinati al consumo finale, investimenti ed esportazioni (al netto delle importazioni). In questo contesto, è calcolato a prezzi costanti secondo l’anno di riferimento 2007.

Fonte: IMF, Gross Domestic Product

Si evidenzia un andamento altalenante dal 1991 al 2000. Tra il 1999 e il 2000 il PIL registra il picco massimo con una variazione del +12,33% rispetto l’anno precedente. Ciononostante anche gli Emirati risentono della crisi finanziaria del 2008, infatti tra il 2008 e il 2009 il Pil reale subisce una perdita del -5,24%, pur restando l’unica con segno negativo su tutto il ventennio.

Fonte: trading economics, PIL in miliardi di dollari

Gli Emirati Arabi vantano un Pil di oltre 400 miliardi di dollari e un Pil pro capite di oltre 44mila dollari grazie alle risorse di Abu Dhabi e Dubai e le loro eccellenti strategie di marketing. Dubai ha fatto un lavoro fenomenale per vendersi all’Occidente come meta per il turismo, lo svago, il lavoro e gli investimenti. La cosa fantastica è che lo ha fatto quasi del tutto grazie ai prestiti che ha chiesto. Abu Dhabi è estremamente ricco, ma non si è promosso tanto.

Uno sguardo d’insieme: il confronto tra i principali paesi esportatori del Golfo Arabico.

Il Golfo Arabico, insieme ai paesi che su di esso si affacciano, costituisce un’area di fondamentale importanza economica e strategica. Gli interessi principali riguardano il controllo delle ingenti riserve petrolifere e delle vie marittime per il loro trasporto. Le coste di interesse sono quelle dell’Oman, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Bahrain, Kuwait, Iraq e Iran.

Le parità di potere d’acquisto (PPA, in inglese Purchasing Power Parity PPP) subentrano in aiuto all’analisi. È un indice che consente di confrontare livelli dei prezzi tra località diverse, appartenenti o meno alla stessa area valutaria, utilizzate prevalentemente nel confronto tra aggregati di contabilità nazionale dei diversi paesi.

Lo scopo è quello di confrontare il reddito medio di un cittadino degli Emirati con quello di un altro cittadino che vive all’interno di un Pese il quale esporta lo stesso bene (Petrolio) di cui le disponibilità in risorse sono in abbondanza.

Il Reddito medio pro-capite è espresso in PPA con valuta international dollar, il quale rappresenta in media le possibilità di un lavoratore residente nel Paese di riferimento per l’acquisto dei beni e servizi principali del paniere americano.

Fonte: FMI, Gross domestic product based on purchasing-power-parity (PPP) per capita GDP

Dal grafico emerge un dato statisticamente importante. Paesi come Qatar e Kuwait i quali non hanno investito nel progresso (tecnologico, immobiliare e di architettura futurista) come, soprattutto, per l’Emirato di Dubai presentano in media salari di lavoratori (alle dipendenze o meno) in netto maggiori rispetto a quelli dei residenti negli Emirati. Il tutto può rappresentare l’evidenza empirica di come Paesi come il Kuwait e Qatar detengano un vantaggio assoluto rispetto agli Emirati indotto da salari reali in media maggiori rispetto ai lavoratori residenti negli Emirati e tecnologie più avanzate per l’estrazione e esportazione di risorse energetiche.

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