di Kanye e della critica

Una riflessione su quanto ci piaccia criticare, sopratutto Kanye West

Alessandro Giura
e adesso, Giura
5 min readOct 25, 2022

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GC Images

Una delle cose fondanti del complicato e a volte assurdo presente che viviamo è l’opinione, e in particolare la critica. Nonostante spesso nessuno le richieda, le critiche negative sono diventate un mezzo di espressione consueto. È molto più semplice formularle rispetto alle proposte o alle alternative costruttive. Sono in grado di dare una facoltà di maggiore autorevolezza, anche potente, a chi le esprime — mentre non è inusuale che i complimenti e gli elogi aumentino qualche sensazione di vulnerabilità, non per tutti certo, ma capita. La costanza con cui vengono elargite ne ha fatto un morbo contagioso e ormai siamo abituati a farle, che sia per il governo di turno, il trasporto pubblico o il nostro cocktail annacquato.

L’era del web, che ha forgiato nel bene e nel male almeno tre generazioni, è cominciata proprio con i like e dislike. L’estremo che porta la critica è il commento negativo online, il rant, quel momento della giornata di molte persone usato per far sentire il proprio disappunto in modo aggressivo, pur non avendo tutti gli elementi per esprimerlo. Un rituale che è in grado di plasmare gli “Internet warriors”, affamati di giudizi rabbiosi e distinguibili in varie fazioni e schieramenti degni di un libro di George R.R. Martin — chissà quale banner e motto sventolerebbero gli Incel. Nonostante sia ovvio che non sia il modo ideale per capirsi e scambiare pareri, questa facilità alla critica è sfociata nello spiacevole e nell’offensivo. Ognuno reagisce alla critica a modo proprio. C’è chi la ignora, chi ne fa tesoro, chi risponde aggressivamente, chi ne fa un dramma da terapia, e anche chi si crogiola di questa e ne trae forza per continuare sulla propria strada. Non saprei dire per davvero come reagisce alla critica Kanye West, uno che di commenti sgradevoli dati e ricevuti ne sa qualcosa.

Non voglio sprecare troppe battute sulla tastiera per farvi un recap su tutte le uscite di Kanye West, rapper/artista/produttore/star/genio creativo/fashion designer/marito di Kim Kardashian/miliardario. Si va molto indietro negli anni e ce ne sono di deliranti — e non le so neanche tutte. Vi basti sapere che è amico di Donald Trump, ha definito da afroamericano che “Black Lives Matter” è un truffa, si è candidato alle presidenziali del 2020, ha cambiato nome legale in Ye e che ha una maniera molto espansiva e fuori controllo di usare i social network. Anzi diciamo pure passivo aggressiva.

Ah, e ha un disturbo bipolare. Ne ha parlato per la prima volta al mondo in prima serata al “Jimmy Kimmel Show”. Come ha scritto Maruska Albertazzi, “Sentendolo parlare, la sensazione era che sì, il disturbo bipolare poteva portare a comportamenti bizzarri e a sbalzi di umore ma se poi ti regalava la creatività inesauribile di Kanye e il suo carisma, beh, il gioco poteva valere la candela”.

“It’s not I hate being bipolar, it’s awesome. It’s actually, it drives more of how you really feel. It doesn’t do the opposite thing”

Ultimamente però la candela si è consumata rapidamente. Alla Paris Fashion Week 2022 Ye ha interrotto un lungo silenzio social a causa del suo show “The YZY Experience”, dove ha presentato la maglietta da lui disegnata che presentava sul davanti una foto di Papa Giovanni Paolo II e sul retro la scritta “White Lives Matter”. Le reazioni del mondo pagato per esprimere un’opinione o recensione sono ovvie: per detta del New York Times la sfilata è stata “un caotico pasticcio di auto-giustificazione, confessione, ambizione messianica e minacciosa, con un scioccante frame ‘White Lives Matter’ provocatorio che ha messo in ombra gli abiti della passerella”. La critica più “sfortunata” è stata quella di Gabriella Karefa-Johnson, editor di Vogue. Ha scritto di “condotta irresponsabile, non ci sono scuse, non c’è arte qui” . La giornalista ha subito risposte offensive e derisorie sull’account del rapper che a risposto alla critica prendendosela con il suo stile e, implicitamente, con il suo aspetto fisico, e venendo imitato da una parte dei suoi seguaci (17 milioni di followers).

Questa è stata la causa del dove voglio arrivare, perché sono seguite giorno per giorno nuove vicende, con in Kanye incapace di tacere. In breve dopo essersi scusato con Gabriella ha spostato il suo atteggiamento senza moderarlo minimamente verso altre persone, anche amici come Puff Daddy. Poi ha comprato un social media di estrema destra, ha rilasciato dichiarazioni antisemite, ha dichiarato che George Floyd è morto per abuso di droghe — cosa che gli è costata una causa per diffamazione da parte della famiglia Floyd . Infine ha perso i contratti di collaborazione con adidas, Gap e Balenciaga e Twitter e Instagram gli hanno cancellato l’account.

Ah, e — scusate questa è irrilevante ma splendida — ha detto che Tarantino avrebbe rubato“Django Unchained” dal videoclip di Gold Digger.

Insomma non c’è stato un giorno che qualcuno non abbia fatto uscire qualcosa di nuovo su Kanye, ben sapendo che tutto quello che fa porta engagement sui nostri schermi. Tante opinioni ma quasi tutte che rispecchiano una forte critica, i commenti negativi appunto — per citarvene una, Vice ha scritto che è indifendibile.

Kanye ha un disturbo, è lampante che stia esagerando. Mi chiedo se la foga con cui lo si sta criticando sta alimentando questo disturbo. Perché dietro a questo suo problema c’è un silenzio inquietante: nessuno vicino a lui lo sta davvero difendendo. Ce lo si chiede, persino Donald Trump se lo è chiesto, e ogni giorno che passa lui fa un qualcosa in più per farsi criticare e sempre meno persone alzano la mano per provare a dirgli “se hai bisogno chiama”.

That’s just some Ye shit

Io, nel mio piccolo, l’ho criticato molto. Ma mi sono anche divertito nel seguire per lavoro questo delirio. Ho anche pensato maliziosamente che in realtà abbia molto più il controllo di questa situazione iper esposta rispetto alla percezione di altri. Che è tutto una sua opera per dimostrare che possa dire quello che vuole, fare quello che vuole, essere ingestibile, che ci piaccia o no. Che voglia davvero essere in grado di acquistare il diritto di qualsiasi opinione.

Ho immaginato che in realtà lui stia sguazzando dentro questo mare di critiche, che faccia anche bene a rispondere come vuole o sente, che poi sia aggressivo è davvero importante? Spesso diamo al buon senso lo stesso significato della passività, e al contrario l’aggressività viene ritenuta affascinante. Perché quindi perdiamo tempo a criticare chi sta cercando uno scopo a suo modo, pur senza criterio, tanto più se non è una persona con le sorti della nostra vita privata in mano?

Una risposta che mi do è che i personaggi immacolati non piacciono davvero. Sono noiosi. Non spendiamo tanto tempo guardando serie tv su brave persone, preferiamo quelle su personaggi ambigui, strani, viscidi, criminali. Ergo criticabili, perché più interessanti. Chissà se è tutto collegato alla nostra voglia di esprimere il giudizio. È forse per questo che le persone esposte alle critiche ci affascinano? Perché scoprono la loro fallibilità? Del resto quanto è affascinante e fallibile un rapper in cui la grandiosità data dal ruolo messianico che vuole ricoprire e la smania portata dalla patologia spesso si mescolano, sembrando impercettibili. Per questo non finiremo mai di voler criticare Kanye West.

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Alessandro Giura
e adesso, Giura

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.