di linee comiche immortali

Il talento del cast di Boris è la vera chiave che ha reso cult questa serie, e si è confermato nella quarta stagione

Alessandro Giura
e adesso, Giura
4 min readOct 27, 2022

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Che fosse un nuovo Boris me ne ero accorto appena ho premuto play. La prima battuta che sento di Rene Ferretti è in inglese. “Ma come” dice l’amico affianco che ha scelto di dedicare una serata al binge watching con me. Strano, eppure normale per le regole dello streaming. Capisco subito che le impostazioni predefinite del mio profilo prevedono quella lingua come prima scelta e prontamente cambio le impostazioni. Non posso non notare in quante lingue fosse stato doppiato, ben 9 tra cui il turco. E ci sono ben due audiodescrizoni, in italiano e inglese. “Chissà come hanno doppiato ‘li’ mortanguerieri”. Ma appena ho risentito la voce di Pannofino con il tono di Ferretti e sullo schermo sono cominciati a spuntare volti familiari più vecchi di dieci anni, mi sono sentito a casa. Il mondo delle serie tv è cambiato, Boris no.

Ve lo dico subito. NON CI SONO SPOILER.

Quando hanno annunciato la quarta stagione di Boris, a 10 anni di distanza dal film, le mie sensazioni riguardo questa piacevole novità erano contrastanti. È una delle mie serie tv preferite. Ero contento, perché il mio appetito per le vicende sul set di “Occhi del cuore” era insaziabile, bramavo altro, da molto tempo. Allo stesso tempo ero anche un po’ timoroso che la serie riprendesse vita per un semplice concetto di hype o fear of missing out del mercato televisivo più che per il reale bisogno di far andare avanti la storia. Del resto se per un decennio non si era ancora arrivati a scrivere oltre i 42 episodi un motivo ci doveva pur essere (oltre alla morte di Mattia Torre, uno degli sceneggiatori che è stato omaggiato nella nuova stagione). Il successo della serie dilatato nel tempo e che ha avvicinato anche le generazioni successive alla mia però non poteva restare ignorato. Da qui nasceva la mia paura che potessero rovinare tutto. Fare la quarta stagione più per moda che per avere altro da dire.

Il segreto di Boris è la comicità meta, i tormentoni in grado di prendere in giro la stessa comicità da cui nascono. La capacità di saper prendere in giro il suo stesso mondo ci sbatte in faccia il pressapochismo con cui spesso ci scontriamo ogni giorno professionalmente. La serie su una serie. Uno spaccato del paese in grado di alleggerire tutto e diventare linguaggio comune del quotidiano. Quante conversazioni avete allungato grazie alle citazioni di Boris come “sticazzi”, “smarmella”, “bucio de culo”, “è coffebreak, signori” o anche il più banale dei “dai,dai,dai”?

La nuova stagione riparte proprio dalla concezione di meta del mondo televisivo che è cambiato. Non ci sono più i milioni di telespettatori italiani con cui fare attenzione con linee comiche e archi narrativi non scomodi. Ora ci sono algoritmi, diversity, inclusion e lock per gli episodi. Ed è questa interessante da vedere, come il pressapochismo e l’arrampicarsi sugli specchi per portare a casa la giornata di un gruppo di persone troppo scoraggiate dalla vita per fare “le cose bene” debba scontrarsi con questo tipo di richieste. Le quali allo stesso tempo tengono a galla il mondo dello spettacolo nel 2022. Un’altra chiave del successo di Boris è anche quanto fosse distante dal contesto televisivo nello stivale, in grado di ergersi allo status di serie cult. Questo si conferma: la serie è quanto di più lontano possa esserci dal mondo Disney ma è troppo abile per proporci una scena davvero razzista o misogina.

Ma aldilà dei temi, della trama e delle battute nuove è innegabile che la vera forza che ha tenuto in vita Boris per tutto il periodo in cui non è andato in onda è stata l’interpretazione degli attori. Da ogni prima sequenza in cui c’è un ritorno nel cast si vede subito che nulla è cambiato. Pannofino è sempre quel “Renè Ferretti”. Biascica è sempre Biascica e Duccio è sempre Duccio. Piero Sermonti è sempre quello Stanis La Rochelle che ti viene da pensare stia in realtà improvvisando. Perfino Alessandro Tiberi, che ricopre un ruolo diverso e più importante nella produzione della nuova impresa televisiva, emana la stessa impacciata educazione fuori posto. Lo ha detto Caterina Guzzanti stessa.

Gli anni sono passati e il mio personaggio è cresciuto e si è arricchito, anche se non ero lì con lei. E comunque Arianna non esiste senza di me e quindi torno a interpretarla così, a grande falcate

Il talento del cast è la vera linfa di Boris. È per via di come gli attori sono riusciti a diventare tutt’uno con i loro personaggi che Boris 4 ti da subito una sensazione di leggerezza e che nulla sia cambiato nonostante il tempo. E ti aiuta nel godere alla stessa maniera della trama e delle nuove gag senza pensare troppo a quanto siano tutti invecchiati. La sopravvivenza dei personaggi, la bravura degli attori e la passione con cui li citiamo e imitiamo, ha permesso a questa serie una vita lunga. Un’illustre eccezione nel mondo dello spettacolo del nostro paese, che tanto grida al politicamente corretto arrivato da oltreoceano ma che negli anni non si è mai scansato dal mettere paletti ai propri prodotti televisivi su reti nazionali. E ora è anche in 9 lingue.

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Alessandro Giura
e adesso, Giura

Studente di scienze della comunicazione a UniTo. Editor e Copywriter. Scrivo su Palloni Gonfiati e Ultimo Uomo. Conduco il podcast Britannia.