In viaggio

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Echoes from Novlet
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3 min readJan 11, 2016

Il fuoco si era ormai spento quando si svegliò. Solo un esile filo di fumo si levava dal focolare che l’aveva scaldato nella notte.
Era stato fortunato a trovare la torre abbandonata che gli aveva offerto rifugio: non avrebbe sopportato di dormire un’altra notte senza altro riparo che quello del suo mantello.

Ormai erano passate settimane da quando aveva lasciato l’ultima grande città, e da allora aveva attraversato le campagne, incontrando, raramente, qualche piccolo villaggio di contadini.
Non si era mai fermato per più di due giorni nello stesso posto, consapevole del fatto che, se mai qualcuno fosse venuto a cercarlo, sarebbe stato meglio se nessuno si fosse ricordato di lui.

Salì in cima alle rovine per scrutare il cielo del mattino. Sembrava essere limpido e terso, prometteva di essere una buona giornata per proseguire il suo cammino.

Raccolse le sue cose e uscì dalla torre, deciso a percorrere una grande distanza finchè il tempo glielo consentiva. Voleva raggiungere la sua meta al più presto.

Di fronte a lui vi era l’immensa foresta di Vibilas, alle spalle della quale si ergevano le montagne innevate di Tagor.
Doveva scegliere tra due cammini alternativi: costeggiare la foresta ed aggirare i monti, oppure attraversare la fitta boscaglia e scalare le impervie montagne. Sicuramente la prima strada sembrava essere più sicura e agevole dell’altra, ma i chilometri da percorrere erano molti di più.

Prese in mano una moneta d’oro, la strofinò, ne guardo i due dorsi e la lanciò in aria. “Questo bastardo dell’imperatore mi perseguita”, disse mentre stava ammirando la decisione che il caso aveva sortito. Si diede coraggio ed entrò nel fitto della boscaglia.

Il giardiniere

Il giardino del palazzo era deserto a quell’ora.
Il precedente imperatore Sigurd III era solito rifugiarvisi per lasciarsi cullare dai profumi degli alberi in fiore. Non era insolito trovarlo lì, seduto all’ombra di un albero, a leggere un libro tra un’udienza e l’altra.
Amava il giardino a tal punto che aveva fatto portare alberi e piante da ogni angolo dell’impero, e chiamato nella Capitale i migliori giardinieri.

Purtroppo il suo successore Sigurd IV non frequentava spesso questa parte del palazzo, preferendo ben altri luoghi e anzi, sembrava quasi voler evitare il giardino, che gli ricordava eccessivamente il padre.

Ormai, la quiete dei lunghi filari di alberi da frutto era turbata soltanto dai passi rapidi di qualche servo affaccendato, che vedeva lo splendido giardino soltanto come una scorciatoia che gli permetteva di risparmiare qualche minuto.

Dei molti giardinieri che si erano recati a palazzo, solo uno era rimasto dopo la morte di Sigurd III, ma il suo compito era cambiato radicalmente. Anziché occuparsi dell’accrescere la bellezza del giardino come faceva un tempo, ora ne era diventato una sorta di custode, determinato ad impedirne la decadenza.

Le sue mansioni, tuttavia, non si limitavano a questo.

- Allora l’avete trovato? — chiese al nuovo venuto
- No signore, lo stiamo ancora cercando

La grata

-Eppure dovrà pur essere passato da qualche parte… dovrà pur aver lasciato qualche traccia..
-Mi spiace Signore: abbiamo controllato tutto il giardino, i pergolati e i portici, ma non ne abbiamo trovato traccia…
-Non stiamo parlando di un maestro d’armi, incapaci! Com’è possibile!! datemi una spiegazione. SUBITO!!

E mentre Sigurd inveiva contro il suo stolto manipolo di guardie, il capitano delle stesse, facendosi largo a suon di spadate tra le rose e i tulipani in fiore, incrociò con lo sguardo quello che tutti stavano cercando.

In una delle pareti di cinta del giardino, al livello del terreno, c’era una piccola apertura, sufficiente per far passare un uomo esile, e lì di fianco una vecchia grata arrugginita dal tempo, ma sicuramente spostata dalla mano di un uomo.

- Venite di qua, l’ho trovato…

Storia di alex (Alessandro Bahgat), andrea (Andrea Bahgat), davide (Davide Quattrocchi) e Jucas (Andrea Casella) · January 2007–March 2008 · Originally published on novlet.com

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