Le potenzialità del kamishibai nella pedagogia specializzata

Daniela Kappler, Ornella Monti — Intervista a Laura Rusconi, Centro competenze bisogni educativi, scuola e società (BESS) della Scuola universitaria professionale della svizzera italiana (SUPSI)

Edilettre Association
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4 min readApr 25, 2023

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Dopo alcune esperienze dirette e dopo la pubblicazione di un quaderno didattico dedicato al Kamishibai (2022), Ornella Monti e Daniela Kappler, collaboratrici del Dipartimento Formazione e Apprendimento della Scuola Universitaria della Svizzera Italiana (SUPSI/DFA) in qualità rispettivamente di responsabile della biblioteca DFA e di ricercatrice e docente di lingue e intercultura DFA, hanno scelto di volgere l’attenzione ad un ambito pedagogico ancora poco esplorato, non solo in Ticino, ma anche fuori dai confini cantonali e nazionali: il kamishibai per i bisogni educativi speciali.

Intervistando Laura Rusconi, ricercatrice e pedagogista in bisogni educativi speciali presso il DFA, apprendiamo che il “teatro per immagini”, pur essendo già utilizzato e apprezzato nelle classi speciali ticinesi[1], non è ancora presente nel programma scolastico ufficiale come strumento didattico integrativo alle lezioni. Il suo uso dipende fortemente dall’iniziativa personale del singolo docente[2], dalla sua esperienza professionale, dalle sue competenze pregresse e soprattutto dalla sua voglia di sperimentare.

1 Le classi speciali consistono in classi a numero ridotto per allievi con bisogni educativi particolari e coprono tutta la scuola obbligatoria. La scuola speciale è specializzata in determinate forme di disabilità o di difficoltà di apprendimento e di disturbi comportamentali.

2 Utilizziamo il genere maschile esclusivamente per rendere scorrevole la lettura, senza intenzionalmente precludere il genere femminile.

In generale si conosce relativamente poco questo strumento polifunzionale. Lo si scopre grazie a progetti e attività di singole associazioni, come Radix ( impegnata nella realizzazione di attività che promuovono il benessere psichico) o alle biblioteche che lo propongono sul nostro territorio, come quella del DFA che mette a disposizione oltre cento pubblicazioni — anche in più lingue — oppure grazie alla Bibliomedia di Biasca specializzata nella divulgazione della lettura.

Tra l’altro non è neppure facile procurarsi una letteratura scientifica sul Kamishibai nella pedagogia specializzata, in quanto, per questo argomento, siamo ancora agli albori.

fig. 1 — Kamishibai “La leggenda degli alberi sempreverdi” realizzato da Ornella Monti, 2021.

Laura ha avuto modo di utilizzare personalmente questo mediatore didattico molto versatile nella scuola speciale delle elementari di Minusio dove, con la complicità della sua classe, ha potuto creare un kamishibai personalizzato e assolutamente unico. Uno sfondo motivazionale alto, con la complicità tra pari, ne ha favorito la realizzazione e il successo all’interno del gruppo classe. La creazione del materiale e la rappresentazione narrativa che ne è seguita hanno catturato e monopolizzato l’attenzione dei discenti, soprattutto perché la scelta della storia era stata selezionata dagli stessi scolari. Il coinvolgimento era dunque totale: sin dall’inizio c’era condivisione di idee e di competenze.

Secondo Laura il valore pedagogico del kamishibai è straordinario, il potere e il fascino dell’immagine con tutte le competenze richieste alla decodifica del linguaggio necessario per comprenderlo e la flessibilità del suo impiego sia visivo sia orale, lo rendono uno strumento assolutamente idoneo a catturare l’attenzione dei presenti indipendentemente dalla fascia d’età o dalla presenza o meno di bisogni educativi speciali. Inoltre, la possibilità di adattare la grandezza del testo, di selezionare o inventare la storia che più si presta al momento pedagogico-didattico che si sta vivendo, ne garantiscono il successo.

L’assistere ad una rappresentazione del “teatro per immagini” implica tra l’altro, da parte dei ragazzi, anche l’attivazione delle competenze narrative, e, soprattutto per una scuola specializzata, il saper prestare attenzione. Un altro aspetto molto importante, ad esempio, per i ragazzi con DSA è l’attivazione delle funzioni esecutive legate alla memoria di lavoro, al pensiero flessibile e all’organizzazione necessaria per scrivere la storia sul verso della tavola.

Altri aspetti che emergono mentre si fanno scorrere le tavole mobili davanti al pubblico sono: la possibilità di mantenere il contatto visivo con i ragazzi, molto importante per alcune tipologie di disturbo negli allievi, ad esempio, per chi presenta un disturbo dello spettro autistico, e di mantenere le mani libere per attivare una comunicazione bimodale (uso dei gesti) se le circostanze lo richiedono. Il concetto di progettazione universale per l’apprendimento si orienta su tre assi: un input legato alla rappresentazione, un output legato alle risposte dell’allievo e uno legato al suo coinvolgimento. Il kamishibai si presta ad arricchire tutte queste dimensioni. Se inoltre la storia selezionata è avvincente e adattata alle necessità delle classi con disabilità sensoriali, comunicative o cognitive, il coinvolgimento è garantito.

Ad ogni modo il kamishibai, grazie alle sue immagini, favorisce una maggiore attenzione selettiva nello spettatore, indipendentemente dal fatto di appartenere ad una classe speciale, inclusiva o normalmente eterogenea. Questo mediatore didattico riesce ad attivare contemporaneamente diverse competenze trasversali come lo sviluppo personale, la collaborazione, la comunicazione, il saper ascoltare e osservare, ma anche il pensiero riflessivo e creativo in tutte le fasce d’età della scuola dell’obbligo.

Il mercato editoriale del “teatro in valigia” propone anche dei kamishibai ridimensionati fino ad una grandezza A5, per permettere ai bambini di poterlo manipolare e trasformare loro stessi in narratore e animatore del racconto: il kamishibaia.

A questo punto sarebbe fortemente auspicabile poter approfondire la conoscenza delle implicazioni pedagogico-didattiche del teatro in valigia nelle scuole specializzate, accompagnata da un’adeguata e costruttiva presentazione di questo mediatore didattico nelle scuole.

Daniela Kappler & Ornella Monti
Suisse
Edilettre, N°1, 2023

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