La «Vaca mora» di Bob Noorda

Quando i libri li progettavano i grafici, non gli editori…

Mirko Visentin
Storie di libri
3 min readOct 22, 2017

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Qualche anno fa in una bancarella di libri usati comprai La Vaca mora di Cibotto in un’edizione Vallecchi del 1964.

Era stato il titolo a colpirmi per primo, convinto che nel libro si raccontasse la storia della linea ferroviaria che unisce tutt’oggi Venezia e Adria. Una linea di cui pochissimi sanno, in quanto è fuori dal monopolio di Trenitalia, e sulla quale correva – e dovrebbe correre ancora oggi – la Littorina, un locomotore a gasolio che dalla fine degli anni ’30 aveva sostituito la «Vaca mora», il locomotore a vapore con cui nel 1916 era stato inaugurato il primo tratto della linea.

Il libro in realtà parlava di tutt’altro (un’avventura picaresca da un luogo non meglio identificato della campagna veneta a Venezia, durante il periodo della liberazione dal nazi-fasciamo), e «Vaca mora» altro non era che il soprannome che i due personaggi principali danno ad un contadino che si unisce al loro viaggio allucinato.

Come ho già detto, era stato il titolo a colpirmi per primo, ma ad attirare la mia attenzione era stata anche la copertina, forse perché l’arancio è uno dei mie colori preferiti, o forse per la sua estrema semplicità.

Fatto sta che acquistai il libro, senza mai leggerlo fino alla fine. Finché l’altro giorno, rovistando nella sezione vintage della mia libreria, l’occhio mi cade nuovamente su quella copertina arancione.

Dopo anni riprendo in mano quel volume dal titolo ancora così evocativo, e mentre sto leggendo il risvolto di copertina mi accorgo di un dettaglio che non avevo mai colto – e che all’epoca dell’acquisto non avrei certo potuto cogliere.

«Sopracoperta e grafica di Bob Noorda». Sì, proprio il Bob Noorda autore dell’identità visiva della metropolitana di Milano e di alcuni tra i più famosi marchi dell’imprenditoria italiana dagli anni ’50 ai primi anni 2000, tra cui Enel, Mondadori, Feltrinelli, Coop – e Vallecchi ovviamente.

Ma come poteva essere che una copertina così semplice, al limite del banale, fosse stata progettata da uno dei principali graphic designer italiani degli ultimi 60 anni?

È ovviamente una domanda retorica, e provocatoria. Perché non è certo quello che mi sono chiesto io, bensì quello che si sarebbe chiesto uno dei tanti – troppi – editori italiani una volta saputo chi è Bob Noorda (cosa per nulla scontata…).

Io non mi sono chiesto nulla, leggendo quel nome sul risvolto. Mi sono invece dato una risposta, finalmente. La risposta al perché quella copertina continuava ancora ad attirate la mia attenzione, e al perché l’editoria italiana – tutta – avrebbe ancora bisogno di bravi graphic designer.

La durata è sempre stata una mia fissazione. Mi piace progettare cose che restano, che possano navigare nel tempo. Per questo penso che il segno che si ottiene deve essere ragionato, non basta l’intuizione, l’emozione del momento.

Bob Noorda

Alcune copertine tratte da collane progettate da Bob Noorda per Vallecchi

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Mirko Visentin
Storie di libri

Book/Web/App designer fissato con la storia dell’editoria, della tipografia e della letteratura italiana. Mi occupo di UX e UI design per sputnikweb.it