Libri Finti Clandestini

Creati con la carta trovata in giro

Federico Monteleonardo
Editoria materiale
3 min readFeb 12, 2017

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Avete mai visto il film “Il favoloso mondo di Amelie”? Ecco, prendete la poesia con cui vengono intrecciate le storie dei vari personaggi, raccogliete della carta straccia (rigorosamente quella che vi pare, dove vi pare), shakerate il tutto energicamente e otterrete un piccolo assaggio di cosa siano i Libri Finti Clandestini.

Realizzati usando “carta trovata in giro”, carta che la gente considera spazzatura: dagli scarti di stampa delle tipografie ai tipici sacchetti del pane, dalla carta da parati al materiale trovato nelle fabbriche abbandonate, passando per gli innumerevoli oggetti di carta che solitamente ci passano per le mani, come buste da lettera, cartine geografiche ed elenchi telefonici. Libri assemblati e rilegati a mano, magari ulteriormente arricchiti con illustrazioni d’artista e decorazioni. Da utilizzare come taccuini, sketchbook, diari di viaggio, oppure semplicemente da sfogliare, assaporare, e custodire.

La carta può esser vista come il terreno su cui costruiamo le nostre storie e sul quale poi restano dei segni, che come rovine di una civiltà perduta continuano a raccontare di noi. E allora questi libri sono come finestre sul mondo, messaggi in bottiglia, diari di bordo.

Un pezzo di carta può raccontare mille storie, celare misteri, ispirare ricordi, sentimenti ed emozioni. Non importa da dove provenga. La tipica carta color marroncino di un sacchetto di pane proveniente da una panetteria di città. L’armoniosa quanto casuale composizione tipografica di una prova di stampa presa tra gli scarti di una stamperia artigianale. Carta da parati estratta dal relitto orgoglioso e dimenticato di una grande casa colonica dell’Ottocento, testimone silenziosa dei segreti di un tempo ormai svanito.

Vecchie cartine geografiche utilizzate chissà da quale esploratore alla ricerca del passaggio a Nord Ovest dei suoi sogni. Pagine ritagliate da una vecchia rubrica telefonica di Berlino, quanti nomi, quante vite. Carta imbrattata di vernice usata per non sporcare il tavolo mentre si eseguiva un’opera artistica, modesta custode di quei frammenti d’arte catapultati via dal loro destino verso altre avventure. Antichi spartiti musicali. La carta di un Bacio Perugina.

E non ci si ferma nemmeno alle due dimensioni del foglio, si va oltre fino a creare una scenografia cartacea. Personaggi favolosi spuntano fuori dalle pagine a ritmo di jazz in quella che sembra proprio una surreale pièce teatrale.

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Federico Monteleonardo
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[…] Anch’io fantasticavo. C’è della magia nel raccontare o ascoltare una storia: ogni cosa prende vita.