Il futuro dei giovani passa dalle competenze trasversali: come preparare studenti e neolaureati al mondo del lavoro

Valentina Banda
Edulai — Soft Skills
5 min readFeb 25, 2022

Valentina Banda & Lucilla Crosta

Spesso si sottovaluta il potere dell’insegnamento, una forza capace di modellare, arricchire e differenziare il pensiero dei giovani studenti, che si affidano ai propri docenti per raccogliere informazioni utili per la loro futura carriera personale e professionale.

Oggi però il mercato del lavoro è cambiato rispetto a qualche decennio fa e all’insegnamento delle conoscenze, delle teorie e dei modelli, si richiede di affiancare quello delle competenze e della pratica.

Per i giovani studenti e neolaureati non è più sufficiente mostrare di aver assimilato tutte le lezioni frequentate per eccellere rispetto agli altri candidati, ma serve un nuovo elemento differenziale non misurabile con i voti: il possesso di competenze trasversali. Diventa dunque indispensabile un contesto capace di stimolare e valorizzare le caratteristiche individuali, traducendo le esigenze di apprendimento in un percorso di crescita innovativo, in cui attribuire pari valore a soft e hard skills.

Al già complesso panorama lavorativo, si aggiungono poi le difficoltà determinate dal divario di competenze riscontrato negli ultimi anni, un mismatch che evidenzia la crescente necessità di investire in programmi di re-training interno e in percorsi di digitalizzazione. In molte aziende non è oggi così infrequente imbattersi in personale poco qualificato che necessita di formazione specifica per un up-skilling delle proprie competenze, di personale poco affine alle mansioni affidate e che preferirebbe compiti diversi, e in giovani candidati che si presentano ai recruiters con una scarsa attitudine e predisposizione al lavoro in gruppo e al problem solving.

Il risultato di questa situazione è quindi uno skills gap, cioè una mancata corrispondenza tra le qualifiche e competenze che richiedono le aziende, e ciò che effettivamente sono in grado di offrire i lavoratori ed i neolaureati che per la prima volta si affacciano al mondo del lavoro.

Uno studio che ha avuto proprio l’obiettivo d’identificare questo divario in diversi Paesi europei, per poi proporre soluzioni concrete per risolverlo, è il Progetto Europeo CATCH 21st Century Skills: Changing the approach to teaching in higher education, finanziato dal programma Erasmus+ dell’Unione Europea, di cui siamo stati partner. Questo progetto ha coinvolto 5 nazioni, ossia Italia, Spagna, Turchia, Repubblica Ceca e Bulgaria, per un orizzonte temporale di circa due anni, da Novembre 2019 a Dicembre 2021. Il successo del progetto è dovuto anche all’alto numero di studenti ed insegnanti che vi hanno partecipato.

Tra le finalità di questa ricerca, una delle principali è stata sicuramente il sostegno allo sviluppo delle competenze del 21esimo secolo all’interno dei programmi universitari, con un’offerta formativa costruita attorno a 7 competenze chiave: pensiero critico, collaborazione, comunicazione, creatività & innovazione, auto-direzionalità, uso della tecnologia e relazioni locali & globali. La formazione sulle skills è stata pensata con un approccio innovativo attraverso l’uso delle tecnologie, alternando un modello sincrono con uno asincrono.

Dopo una prima fase teorica, stilata con l’obiettivo di definire lo stato dell’arte in tema di competenze nei Paesi partner, sono state portate avanti delle interviste a professionisti del mondo aziendale ed accademico, cercando d’individuare i bisogni d’imprese ed università, per essere in grado di portare soluzioni per colmare i gap esistenti. Il materiale ed i metodi per l’insegnamento delle competenze trasversali sono sfociati nella pubblicazione “CATCH21st Century Skills” disponibile a questo link.

I risultati del progetto, ci raccontano che le competenze a cui viene attribuito maggior valore in Italia sono pensiero critico, collaborazione e auto direzionalità.

La ricchezza del lavoro sta nel fatto che ogni capitolo insegna una competenza e fornisce link, contenuti teorici e pratici su come aiutare a trasformare una conoscenza in una capacità pratica sul campo, da applicare nel lavoro quotidiano dei giovani e di tutti i lavoratori in azienda.

Modulo sul “Pensiero Critico”, CATCH21st Century Skills p. 90

Vediamo, ad esempio, che il pensiero critico, al primo posto nell’elenco, è stato descritto come la capacità di pensare in modo alternativo, per risolvere problemi e comprendere le esigenze dei clienti. Al secondo posto, la collaborazione ha ottenuto un punteggio molto alto; da un punto di vista strettamente professionale, questa è stata definita come il punto di riferimento verso cui convergono gli sforzi aziendali, per molti aspetti assimilabile al lavoro in gruppo. Infine, l’auto-direzionalità è forse il concetto citato meno frequentemente quando si parla di soft skills, ma allo stesso tempo essenziale per il compimento di compiti e attività in autonomia; sottovalutare questa variabile significherebbe trascurare un elemento fondamentale per la crescita delle persone.

Dal lato studenti, la ricerca ha evidenziato che tra le loro percezioni prima e dopo aver frequentato i corsi vi è stata un’importante differenza: una generale soddisfazione legata al momento formativo, con un impatto positivo sulle loro autovalutazioni, che avevano ottenuto invece risultati inferiori prima del corso.

Inoltre, al termine della formazione, gli studenti hanno manifestato una visione più ottimistica relativa al pensare in maniera critica ed al collaborare con i propri colleghi. In aggiunta, hanno attribuito agli enti di formazione un ruolo più importante per l’apprendimento delle loro competenze.

Un ulteriore dato significativo che abbiamo registrato riguarda infine il sistema di valutazioni universitario, al momento ancora basato esclusivamente sui contenuti, ma che per molti studenti dovrebbe comprendere in futuro anche una valutazione specifica delle competenze.

Autovalutazione della competenza “Collaborazione” degli studenti a fine corso (Progetto CATCH21st)

Ciò che ricaviamo da queste considerazioni è che un insegnamento chiaro ed innovativo, che promuove un coinvolgimento attivo con esempi pratici per gli studenti, così come una proposta proattiva e stimolante, determinano un cambiamento importante delle percezioni dei giovani sull’apprendimento delle competenze trasversali.

Perciò, per quanto competitivo e articolato possa essere il mercato del lavoro odierno, concedere a giovani e neolaureati la possibilità di seguire dei percorsi incentrati sulle competenze trasversali può offrire loro un vantaggio rispetto agli altri candidati, sia in termini di presentazione del curriculum vitae davanti ai selezionatori, sia di fiducia nelle proprie capacità e consapevolezza dei punti di forza.

Tuttavia, il percorso formativo deve essere pensato in modo innovativo, coinvolgendo conoscenze, abilità e competenze, non trascurando mai l’aspetto pratico e l’applicazione in ambito lavorativo. Noi sappiamo che questo è realizzabile anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche.

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