Il lavoro ibrido e il compromesso tra aziende e lavoratori nel “New Normal”

Valentina Banda
Edulai — Soft Skills
5 min readJun 22, 2021

Valentina Banda & Lucilla Crosta

Le nuove modalità di lavoro sono state le protagoniste dei cambiamenti avvenuti in Italia e nel mondo nell’ultimo anno, coinvolgendo aziende che hanno sperimentato per la prima volta lo smart working per i propri dipendenti e organizzazioni flessibili che si sono adattate ancora di più alle recenti sfide della pandemia.

Ad oggi, moltissimi lavoratori non sono rientrati in ufficio, proseguendo il trend del lavoro da remoto, se non con sporadiche visite alla sede aziendale determinate da urgenze o incontri programmati. A questi però si aggiungono i dipendenti che stanno progressivamente riprendendo la tradizionale attività lavorativa in presenza, anche nelle grandi città, alternando la frequenza sul posto di lavoro attraverso dei turni e seguendo i rigidi protocolli di sicurezza. Questi due binari paralleli su cui si sta sviluppando l’attività lavorativa convergono, in realtà, verso un’unica direzione, quella del lavoro ibrido.

“La nuova normalità, infatti, gira intorno al lavoro ibrido che diventerà un vero e proprio trend frutto del modo in cui le imprese rispondono alla crisi della pandemia, riprogettano la maniera di lavorare e si reinventano. Ciò include un lavoro flessibile, che si può svolgere in più posti, e fatto di spazi sempre più coinvolgenti e produttivi che si adattano alla forma di lavoro di ogni dipendente.” (Fonte: Il Giornale delle PMI)

Il lavoro ibrido o hybrid work è una modalità di lavoro che prevede un mix tra lavoro in presenza e da remoto, un modello flessibile in grado di trarre il massimo dai due contesti e di bilanciare le esigenze di aziende e dipendenti. Questo nuovo paradigma è oggi al centro dell’attenzione delle organizzazioni, attualmente alla ricerca di un approccio graduale che porti ad una situazione di “Nuova Normalità”, perché permetterebbe d’investire in un “percorso di compromesso”, valorizzando le esperienze che si sono realizzate durante il lockdown e gli insegnamenti ricavati dal fenomeno digitale, senza trascurare i vantaggi della condivisione e delle interazioni personali sul luogo di lavoro.

La progettazione di un sistema di lavoro ibrido non va però affidata esclusivamente alla discrezionalità dell’azienda, ma va strutturata in maniera puntuale, identificando la risorse da sfruttare e gli elementi che possono contribuire a determinare un’implementazione di successo. In particolare, i 4 pilastri di questa modalità ibrida, verso cui le aziende dovrebbero focalizzare i propri sforzi, includono (Fonte: Boston Consulting Group):

  • Leadership e cultura, elementi per cui si dovrà ricercare un nuovo equilibrio in funzione della gestione di persone sia in presenza, sia virtualmente;
  • Struttura e ruoli, con una trasformazione del modo di relazionarsi con clienti e fornitori e una riorganizzazione delle aziende e della loro gerarchia;
  • Metodo di lavoro, attraverso una gestione efficiente dei team di lavoro anche in virtuale per migliorare le competenze di comunicazione e collaborazione di ciascun membro;
  • Ambienti e spazi, investendo in una struttura adatta a recepire e promuovere il lavoro ibrido.

Una volta definite le aree d’intervento, possiamo approfondire i benefici che le aziende possono trarre dal lavoro ibrido, soffermandoci allo stesso tempo anche sulle sfide che si celano dietro questa modalità, solo in apparenza semplice da riprodurre nella realtà.

Il primo vantaggio dell’hybrid work consiste in un risparmio economico significativo per l’azienda, legato ad una diminuzione del personale presente in ufficio nello stesso momento, che permetterebbe quindi al top management di adottare una strategia di riduzione della metratura della propria sede in favore di spazi più ridotti o di condivisione degli ambienti attraverso il co-working.

In secondo luogo, il beneficio che riunisce da un lato l’interesse economico delle aziende, dall’altro le aspettative dei lavoratori, è l’impatto che questa nuova soluzione potrebbe avere sulla produttività, con un elevato livello di coinvolgimento e soddisfazione dei dipendenti, che diventando così più autonomi ed essendo in grado di gestire meglio il proprio tempo, accoglieranno favorevolmente il tentativo dell’azienda d’individuare un punto d’incontro che permetta loro di abbinare al lavoro in sede la comodità del proprio ambiente domestico.

Aspetti invece legati alle sfide di questo fenomeno richiedono che le aziende concepiscano questa transizione verso il lavoro ibrido come un passaggio chiave, meritevole di ricerca ed investimenti, capace di fluidificare i rapporti e i processi, e per cui sarà necessario mettere a disposizione adeguate risorse e sensibilizzare e formare i manager anche più conservativi. Si giungerà probabilmente a parlare di un concetto già anticipato e definito dal

Dr. Antonio Saponaro ossia quello di “leadership liquida”, con gruppi di lavoro in cui il ruolo del singolo è soggetto a continui cambiamenti, privo di vincoli e confini ben definitivi, e in cui il compito del manager sarà quello di sfruttare l’iniziativa individuale per portare un vantaggio sia al lavoratore con più spirito d’iniziativa, sia al resto del team.

Le aziende dovranno dunque considerare la portata di questo cambiamento, che farà affiorare nuovi ostacoli, come ad esempio la difficoltà legata alla gestione del lavoro in team virtuali diffusi e ai conflitti da risolvere a distanza.

Un’altra sfida portata dal lavoro ibrido è quella della sempre più crescente attenzione che le aziende devono dedicare al benessere dei propri lavoratori. Soprattutto nel lavoro in smart working ricerche provano che l’isolamento e la mancanza di comunicazione portano ad una aumento dello stress da lavoro correlato, così come la mancanza di autonomia del lavoratore. Enti come l’INAIL chiedono costantemente alle aziende azioni concrete per supportare il lavoratore in questo processo che diventa non solo un obbligo legale per l’azienda, ma anche un momento chiave per garantire un controllo ed abbattimento dei costi aziendali ed un incremento della produttività da remoto

Ciò che ricaviamo da queste riflessioni è che molto probabilmente la flessibilità nei prossimi anni sarà un aspetto di cruciale importanza per le aziende non solo da considerare, ma anche da pianificare accuratamente e da non lasciare assolutamente al caso; questo non solo per evitare di tornare ad una situazione simile a quella pre-crisi, ma anche per prepararsi al meglio per affrontare il mondo del lavoro futuro.

La mission di Edulai è proprio quella di supportare le aziende in questo delicato passaggio, soprattutto attraverso lo sviluppo delle competenze dei lavoratori del futuro.

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