…Ma lo Smart Working ci fa male?

Valentina Banda
Edulai — Soft Skills
4 min readApr 22, 2021

Come sostenere il benessere dei lavoratori dell’azienda

Mantenere un equilibrio stabile in tempi così incerti non è facile sia per le aziende, sia per i lavoratori, che si trovano entrambi a dover ricercare una nuova armonia. Molte aziende, fino a qualche mese fa, avevano identificato la propria “unità di misura”, un equilibrio che da tempo ne caratterizzava la gestione e l’organizzazione. Allo stesso tempo, i lavoratori erano immersi in una routine quotidiana, che in alcuni casi lasciava poco spazio alla flessibilità.

Oggi invece le aziende, seppur non preparate, si sono dovute adeguare, nel breve tempo, ad una modalità di lavoro a molte sconosciuta, e a milioni di dipendenti è stato chiesto di lavorare da casa, modificando le proprie abitudini e i propri ritmi, talvolta in contesti in cui delimitare la vita professionale da quella familiare risulta complesso.

Se è pur vero, infatti, che lo smart working presenta dei vantaggi, come la possibilità di sfruttare i momenti liberi in maniera più efficiente, è altrettanto corretto affermare che esso ha avuto anche dei risvolti negativi sulle persone, anche a livello emotivo e sociale. Proprio per mantenere un certo benessere fisico e mentale, è dunque importante che l’ambiente di lavoro domestico sia organizzato per garantire il cosiddetto wellbeing.

“Per benessere organizzativo s’intende la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale di tutti i lavoratori e le lavoratrici che operano all’interno dell’azienda.” (Miur)

Questo benessere deve essere promosso da un lato dall’azienda, che deve monitorare in maniera costante la situazione dei dipendenti che lavorano da remoto, fornendo linee guida sui comportamenti da adottare e sulle soluzioni più efficaci da seguire, dall’altro lato sono gli stessi lavoratori a dover mettere in pratica una serie di accorgimenti per poter mantenere il loro stesso benessere.

Un primo tema da affrontare quando si parla di wellbeing è l’organizzazione degli spazi fisici, attraverso l’individuazione di una zona da adibire ad ufficio, creando dei confini precisi che delimitino l’ambiente di lavoro dal resto della casa e identificando un’area con adeguata illuminazione e spazi sufficienti. In relazione a questo aspetto, è importante che ci sia una buona coordinazione con le persone: non è così raro che, durante le riunioni online, ci siano interruzioni causate dalla presenza di persone indesiderate sullo sfondo, che passano dietro ai partecipanti o che addirittura si intromettono in una discussione. Per evitare tali distrazioni e mantenere un alto livello di concentrazione, da soli o durante le riunioni, è importante trovare un accordo con gli altri membri della casa.

Esistono inoltre delle piccole strategie che molto spesso vengono sottovalutate, ma che si rivelano utili per evitare distrazioni, a partire dalla postazione lavorativa.

Lavorando in smart working è fondamentale garantirsi l’accessibilità a tutti gli strumenti di lavoro di cui si necessita quotidianamente, disponendoli in ordine sulla scrivania affinché siano sempre facilmente raggiungibili. Sempre legato al tema delle tecnologie, non va sminuita l’importanza di una connessione ad Internet alternativa, che subentri ogni qual volta la connessione principale smetta di funzionare; questo eviterà perdite di tempo dovute a problemi tecnici, a volte difficili da risolvere nell’immediato.

Un secondo aspetto, e forse il più complesso da approfondire, legato al benessere lavorativo, riguarda lo spazio mentale. La principale conseguenza negativa del lavoro da remoto è probabilmente la mancanza di una relazione diretta con i colleghi e collaboratori aziendali, con riunioni ed incontri ormai filtrati da uno schermo. Questa mancata interazione rischia di generare nei dipendenti un forte senso di isolamento e solitudine, qualche volta accentuato dalla situazione domestica. Per reagire a questo sentimento, è importante sfruttare ogni singola opportunità per avere un confronto e uno scambio di opinioni, anche in maniera informale, attraverso occasioni di scambio compensative. Se non adeguatamente sorvegliate, queste circostanze rischiano di degenerare e provocare danni alle persone e all’azienda.

È per questo motivo che non ci si può aspettare che la situazione si risolva autonomamente, ma è necessario adottare un approccio proattivo, intraprendendo delle azioni volte a mitigare i rischi e ristabilire un equilibrio sano all’interno dell’organizzazione, a beneficio di quest’ultima e dei propri dipendenti, che ne garantisca la sostenibilità nel lungo periodo.

In questo senso, il job crafting può intervenire per agevolare l’assunzione di tali comportamenti.

Il termine è stato coniato da un gruppo di psicologi statunitensi nel lontano 2001, ma il concetto in sé è semplice: si tratta, infatti, di modellare il proprio lavoro adattandolo a nuove esigenze o gusti personali. (Randstad)

Questa pratica permette dunque di migliorare la soddisfazione dei lavoratori, individuando delle affinità tra le loro propensioni personali e i compiti da svolgere all’interno dell’organizzazione.

Il risultato sarà una valorizzazione dei tratti personali dei singoli dipendenti, con un impatto positivo sulle performance e sull’ambiente di lavoro.

Noi del team di Edulai, utilizziamo un approccio proattivo verso tutte queste problematiche e coinvolgiamo sia l’azienda, sia i suoi lavoratori, per una risoluzione efficace. Spesso dei brevi interventi in e-learning seguiti da attività ed esercizi pratici possono essere utili per migliorare la qualità del lavoro in smart working, altre volte un approccio più personalizzato e diretto può essere necessario per far fronte alla questione, anche attraverso una consulenza mirata.

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