Tre
estate 1983
Era approdata in Scozia quell’estate per raccogliere le testimonianze vere di quella storia e si era diretta a Nord fino a raggiungere quelle magnifiche isole. Il suo inglese era ancora incerto ma gli straordinari mezzi messi a disposizione del progetto editoriale le permisero facilmente di superare tutti gli ostacoli.
Non fu facile risalire fino ai protagonisti della storia, nonostante la bandiera italiana sventolasse ancora fiera di sé tra quei ruderi.
Il vigile, quello vero, l’accompagnava. Era l’interprete ufficiale dei prigionieri italiani di quel campo. Quell’uomo pianse a lungo riconoscendo la struttura del campo e il percorso che quegli uomini facevano ogni giorno per spostare quei massi in maniera incomprensibile.
Ufficialmente i prigionieri si occupavano di ricostruzione, ma non c’erano case lì intorno da ricostruire. Il gruppo di amici che costituiva il nucleo della storia viveva in una di quelle baracche ed ogni giorno alla stessa ora era svegliato nello stesso modo per ripetere gli stessi atti.
Emma si distrasse molto dai suoi compiti durante quel viaggio, amava infatti raggiungere la riva all’alba esattamente come era solita fare a casa per spingere lo sguardo in direzione dell’orizzonte.
Lo spettacolo di quel mare era maestoso, nulla di simile alla tranquillità del suo mare e non era difficile vedere non troppo distante dalla riva le orche che viaggiavano a disegnare righe del tutto diverse da quelle cui era abituata.
Il vigile raccontò a lungo e con molti particolari in quei giorni. Raccontò il processo che aveva subito il suo compagno e le modalità con cui si era arrivati a quella avventura. Emma annotò diligentemente ogni cosa.