Il difetto imperdonabile

Federico Ruysch
en moleskine
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2 min readDec 20, 2015
La Regina Eliopia

Eliopia era una regina meravigliosa, figlia della Bellezza e del Fascino.
Ogni città del suo Regno perfetto era scintillante, pulita, efficiente, luminosa.
Ed ognuno dei tanti uomini — tutti ugualmente giovani e belli — pur essendo amante di donne splendide — ugualmente giovani e belle — desiderava d’essere amato dalla bella Eliopia, dal corpo turgido come pesca, soffice come seta, proporzionato come statua del tempio. Era sempre armonica. Non vi era mai un solo capello che fosse fuori posto, sul suo capo. D’avorio i suoi denti, senza rughe la sua pelle, tese come raggi di un nero Sole le sue ciglia.

Un dì, durante uno dei suoi viaggi, però, Eliopia scorse, nel bordo d’un infisso di legno d’una casupola alla periferia d’una città al confine del Regno, una piccola crepa nella vernice.
Senza esitazione alcuna, ordinò ai suoi perfetti servitori di radere al suolo la città, di uccidere il costruttore della casa e — per essere certa che non si perpetrasse memoria di quella imperfezione — fece massacrare anche tutti gli abitanti della cittadina.
Questo, tuttavia, non bastò a cancellare, dalla memoria della regina, la consapevolezza dell’errore, della sua stessa esistenza, della sua ineluttabile presenza.
Così, quando le capitò in futuro di trovare che vi era una mattonella sconnessa nella pavimentazione della Capitale, tutta la città fu arsa e, con essa, gli abitanti. Ma non bruciò la paura dell’imperfezione, neppure questa volta.
Eliopia, accecata dal rancore serbato nei confronti della realtà — così incapace di essere all’altezza della sua maestà — fece sprofondare intere isole, massacrò popoli, distrusse civiltà e pianeti.

Un mattino, poi, dopo l’ennesima notte insonne, Eliopia si specchiò. E scorse una ruga, proprio accanto all’angolo dell’occhio destro. Era simile ad un solco nero, microscopico, eppure incolmabile, come la più ampia delle valli o come la più profonda fenditura che, ogni giorno, i secoli dilatano, separando l’origine delle cose dalla loro agognata eternità.
Eliopia provò odio. Per la vita e per se stessa.
Poi, vedendo quanto quella ruga fosse prossima agli occhi, allo sguardo ed alla vita che scintillava dal nero di pupille impaurite, ecco che la regina cambiò idea. E si convinse che, in fondo, un difetto piccolo come quello fosse più che perdonabile.

16 luglio 2012

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