L’arte non ci darà risposta

Federico Ruysch
en moleskine
Published in
2 min readDec 7, 2015

All’ingresso del museo, sotto al colonnato vecchio, lunghe file di persone incedono, a scatti ed incostanti.
Alcuni stanno zitti, con il biglietto pronto in mano.
Le scolaresche, chiassose, giocano e sghignazzano, scontente d’essere lì a guardare ciò che — forse — un giorno rimpiangeranno di non aver osservato meglio.
Una coppia, sfacciata, si scambia un lungo bacio, mentre un fotografo scorre la lunga serie degli scatti collezionati durante il giorno, sul Ponte Vecchio o tra le fresche brezze primaverili di Boboli.

Dentro gli Uffizi aspettano, da secoli, mute chimere della bellezza antica. Medusa, ci attende, e la Primavera, e Venere, con i capelli mossi dal vento, in piedi sulle acque che l’hanno generata. Vedremo tante volte Maria, e tante volte l’amore per suo figlio, che da innumerevoli anni muore, in centinaia di tele, in migliaia di quadri, in un miliardo di anime al secondo.

Sotto al porticato — mentre l’Umanità s’accalca un po’ seria e un po’ ignorante, un po’ devota e un po’ cogliona — c’è una vecchia che barcolla, avanza a stento, e chiede l’elemosina. La sua pelle è come un quadro vecchio, che l’età perfida già sgretola.
E la sua vita non è meno arte, non è meno storia di ciò che Michelangelo ha creato; di ciò che Raffaello ha vissuto. È stata vergine e madre, forse schiava, sicuramente prigioniera e santa. È stata Cristo, ma senza redenzione. Senza che, per lei, si sia mai spesa una tela, o un tubetto di colore.
Questo siamo: l’Umanità. Che osanna e uccide; che consacra all’eternità e, poi, non dona una moneta.

Firenze, 15 marzo 2014

--

--