Vangeli ipocriti

Federico Ruysch
en moleskine
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2 min readApr 11, 2016

Al di là del fiume Cedron, furono in undici a tradirlo. Perché era giusto che morisse, per sopravvivere alla Storia. Furono gli amici che, per amor suo, del suo messaggio, e della loro fama, assecondarono un progetto che non comprendevano. E quando i cinquecento militari giunsero, feroci e remissivi, alla domanda: «Chi di voi è il Nazzareno?», Giuda lo tradì.
«Io sono!», rispose l’Iscariota.
E tradendo l’ideale, il Dio, e la Missione, salvò l’amicizia e condannò se stesso. Per tale motivo, colui che veneriamo come morto in croce non è che un ladro tra i ladri, che sottrasse la Verità, anziché l’oro e l’argento.

Ed ecco come Giuda scoprì la salvezza al di là del tradimento, e perciò morì.
Ed ecco come Dio, carnificato in Cristo, soffrì su di una croce lunga come la sua vita mortale, e pesante come solo il patto di vita, stretto con un mortale, sa essere.

Da quel giorno i discepoli si divisero, raminghi per il mondo, con il loro bagaglio di menzogne. L’Iscariota morì in croce: ladro pregevole tra ladri infami. Ed il Cristo soffrì — per la durata della maledetta eternità della quale il Padre gli aveva fatto dono — il rostro acuminato di ben altri chiodi: il fallimento, il dono immeritato, e l’eredità di colpa…

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