Outdoor Experience App: come non trovarci impreparati alla sete di esplorazione dei prossimi mesi.

Andrea Casadei
Enabling Solutions
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5 min readMay 4, 2020
Photo by Holly Mandarich on Unsplash

In questi mesi ci siamo tutti messi alla prova sperimentando un nuovo modo di vivere, imparando a gestire una nuova forma del tempo.

Questa condizione, più dilatata e di continuo stand by ha paradossalmente compresso all’inverosimile alcune esperienze che per molti di noi rappresentavano la normalità, come la possibilità di uscire e di godere dello spazio aperto.

Abbiamo imparato a convivere in nuovi spazi, domestici, di necessità. Ma in questi spazi — è evidente — stiamo iniziando a starci “un po’ stretti”.

L’emergenza che stiamo affrontando ha sicuramente spinto a guardare con occhi diversi alle occasioni perse e ha pesantemente ridefinito la scala dei nostri desideri; ci sfida a ragionare su quali sono le cose che veramente ci fanno stare bene e che per noi sono fondamentali, necessarie.

È evidente che, alla fine di tutto questo, le persone avranno una gran voglia di stare all’aperto.

Per gradi, inizieremo a riappropriarci degli spazi aperti, di tutte quelle occasioni “dietro l’angolo” di cui spesso non abbiamo saputo approfittare. Ma ora abbiamo nuovi occhi per godere di quello che ci circonda.

Riprenderemo presto a esplorare nuove rotte e guardare con nuovo interesse tutti i luoghi in cui ci sarà permesso circolare.

La parola Outdoor assumerà un nuovo significato. Outdoor non sarà più solo un sinonimo di escursionismo, ma di un nuovo modo di vivere il territorio.

Il desiderio di esplorare ripartirà dai luoghi più vicini e interesserà sempre più persone, non più solo gli appassionati. Lo stesso Paolo Piacentini, rappresentante di Federtrek e responsabile dei cammini per il ministero di Dario Franceschini afferma:

“Dobbiamo adeguarci alle regole, in attesa che l’emergenza sanitaria venga superata. Tenendo conto, però, che più di altri potremo dare impulso al turismo di prossimità e alle microeconomie dei territori.”

Nel prossimo futuro la scala degli spostamenti sarà ancora ridotta e le attività all’aperto potranno coinvolgere contemporaneamente un numero limitato di persone. Un’opportunità per dare visibilità a nuove località o eventi, e spingere tutte quelle mete finora considerate “di nicchia”, poco sponsorizzate o ignorate proprio perché “dietro l’angolo”. Anche tra le associazioni di settore c’è chi è consapevole della necessità di anticipare questo cambio di rotta.

Anna Donati, portavoce di Amodo, è convinta che si debba

“Ripartire dalla mobilità a piedi e in bicicletta, dalle ferrovie turistiche. La natura e i piccoli borghi, il turismo lento, le bellezze d’Italia sono la soluzione per rilanciare il settore in tempi di distanziamento sociale”.

Ma quali itinerari, quali percorsi, quale bellezze potranno essere fruite se non offriamo al contempo strumenti nuovi per garantire conoscenza e accesso al nuovo turista locale?

Gli enti turistici, devono essere in grado di indirizzare le esigenze dei “nuovi escursionisti”.

Le attività locali devono rendersi visibili — far sì che possano essere trovate e essere messe a sistema, nell’ottica di offrire agli utenti esperienze sempre più ricche e complete.

Quale sarà l’identikit del nuovo “esploratore”?

  • Sarà locale. Abituato a muoversi e a viaggiare; ora dovrà trovare le esperienze “dietro l’angolo”.
  • Sarà digitale (un po’ come tutti noi) e utilizzerà la tecnologia per individuare mete, definire itinerari e orientarsi nel territorio.
  • Sarà curioso e alla ricerca di novità. Avrà bisogno di fare esperienze nuove e distintive e di poterle condividere.

Un nuovo strumento a supporto del turismo locale dovrà essere in grado di offrire servizi validi in risposta alle esigenze del nuovo target di utenti, e degli appassionati della prima ora. Per offrire agli utenti un’esperienza ritagliata su misura, che ragioni per prossimità e raccolga le esperienze già vissute, è necessario affidarsi a App native che abilitano l’accesso a tutte le informazioni collegate al profilo personale e che vivono all’interno del proprio smartphone.

H-FARM Outdoor Experience App. Photo by Nadine Shaabana on Unsplash

L’esperienza deve essere immediata e user friendly. Online si può trovare di tutto. Quello che le persone vogliono però sono informazioni qualificate! E dare queste informazioni ai nostri utenti deve essere per noi l’obiettivo principale. Una App a supporto del turismo outdoor deve saper:

  1. Ispirare proponendo nuovi percorsi selezionati e validati, e rendendoli disponibili in qualsiasi momento anche offline.
  2. Riconoscere la posizione di gli interessi dell’utente per suggerire itinerari vicini e in linea con le sue aspettative.
  3. Custodire e raccogliere preferenze, wishlist, recensioni utili a migliorare la propria esperienza personale.
  4. Fornire informazioni aggiornate e certificate su come raggiungere i luoghi di interesse, su orari di apertura e molto altro.
  5. Raccontare la “magia” e la storia dei luoghi. Questo offre all’utente un’esperienza molto più interessante.

Lo scoglio principale con cui gli enti promotori si scontrano nell’approcciare uno strumento a servizio del “turista” consiste nel popolare e aggiornare le banche dati di informazioni.

Ecco, oggi abbiamo la possibilità di appoggiarci a banche dati di community già consolidate che potrebbe permettere di minimizzare questo effort iniziale e partendo da un’ampia base di informazioni e contenuti già validati. Il lavoro del team di progetto poi consisterebbe nella selezione degli itinerari esistenti e l’aggiunta di nuove esperienze, nella definizione dei cluster di “esploratori” e dei perimetri tematici.

H-FARM Outdoor Experience App overview.

Immaginiamo quindi di avere già a disposizione tutti gli strumenti per far fronte a questo nuovo scenario.

  1. Un’App nativa — l’interfaccia-utente — disegnata sulle esigenze degli utenti stessi.
  2. Una consolle operativa da configurare che consente al team di progetto di gestire e inserire contenuti, e le logiche di raggruppamento.
  3. L’esistenza di banche dati di community già consolidate costantemente aggiornate da appassionati che ci permettono di accedere a un bacino di informazioni già disponibili. Da subito.

Questa “sete di esplorazione” dovrà essere alimentata e supportata. Le organizzazioni di promozione dei territori non potranno trovarsi impreparate quando le persone inizieranno e cercare fuori casa nuove esperienze e riprenderanno a riappropriarsi del tempo libero.

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Andrea Casadei
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Mi occupo di WEB dagli anni ’90, oggi di Digital Transformation in H-FARM. Ticketing, Entertainement, Travel & Food — www.linkedin.com/in/andreacasadeivenice/