Gli hacker del Vermont

Come si crea una bufala

La durezza del vivere
Energia
3 min readJan 10, 2017

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31 dicembre mattina, sto partendo dall’Italia per andare qui:

Ma l’aereo è in ritardo, si aspetta. Con un occhio chiuso e uno aperto cazzeggio su Twitter. Ecco la notizia:

Ohibò, dico. Putin e Obama che si guardano in cagnesco. Guerra fredda. Mi chiedo:

  1. Come fanno a sapere che sono russi? Un hacker serio non lo becchi mai, a meno che non voglia farsi riconoscere lasciando una firma.
  2. Che significa violato, per l’esercizio elettrico? I russi hanno fatto girare il contatore del Governatore del Vermont (democratico) che adesso non vuole pagare la bolletta?
  3. Nel Vermont???

Leggo l’articolo di ADN Kronos, scrupolosamente, e constato che:

  1. la notizia viene dal Washington Post (e potrebbe bastare…)
  2. il WP riporta indiscrezioni ANONIME di “dirigenti americani” (dirigenti di cosa?)
  3. La utility del Vermont interessata è un microscopico distributore che serve 20.000 clienti , la Burlington Electric
  4. non si capisce bene cosa è successo.

Me la rido già così. Poi però Fortune, il magazine americano, ricorda di essere una testata giornalistica e approfondisce.

Qui un primo articolo già del 31 dicembre, nel quale si avanzano seri dubbi sulla fondatezza di questa notizia.

Poi un secondo articolo il 4 gennaio, nel quale si capisce che l’hackeraggio è in realtà un virus (malware) trovato sul laptop di un dipendente, totalmente slegato dall’esercizio della rete. Sembra quasi che un impiegato sia andato su un sito porno o di scommesse e si sia trovato il PC infettato.

Infine, il 7 gennaio Fortune fa una cosa incredibile per un giornale dei nostri tempi: va alla fonte e intervista il General Manager di Burlington Electric, Neil Lunderville.

Lunderville, che mi immagino grande, grosso e grasso seduto nella sua poltrona, chiarisce che in una email di un account Yahoo era presente un malware del quale era stata richiesta segnalazione dalla Homeland Security in caso di rilevazione.

Diligentemente, la Burlingotn riporta il fatto alla HS, dicendo chiaramente che si trattava di malware rilevato in una mail Yahoo trovata su un laptop totalmente slegato dall’esercizio della rete.

Quelli della Burlington, seri impiegati del Vermont, vanno a dormire tranquilli, da bravi americani. Ma il giorno dopo, il Washington Post spara la notizia di un attacco russo all’America. Le parole di Lunderville sono illuminanti:

Ovvero:

  1. qualcuno del governo ha interpretato male il report;
  2. qualcuno del governo ha fatto trapelare al Washington Post;
  3. il WP non ha verificato e ha pubblicato immediatamente;
  4. Twitter ha amplificato il tutto con velocità.

Come nasce una fake news? Ecco, così. In questo modo si colgono due obiettivi:

  1. si fa disinformazione e propaganda;
  2. si incolpa il web di diffondere bufale.

Successivamente, il Washington Post fa una piccola marcia indietro, pubblicando in testa all’articolo originario la seguente dichiarazione:

Per concludere, la stessa Burlington Electric sul proprio sito emette un comunicato tuttora visibile:

Per fortuna ci sono ancora giornali come Fortune. Forse.

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https://t.me/durezzadelvivere Attenuare quel diaframma di protezioni che […] hanno allontanato l’individuo dalla durezza del vivere (T. Padoa Schioppa)