Il capitalismo è una religione

Molti giovani e meno giovani che si dichiarano non religiosi ignorano una tesi ormai consolidatasi nel corso dell’ultimo secolo che soddisfa anche il test di Harari.

Gilles Champollion
EquaCoin
5 min readMar 9, 2023

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Nel suo libro “Sapiens: una breve storia del genere umano” Yuval Noah Harari fornisce una definizione di religione che mi ha incuriosito ed ho perciò deciso di applicarla al capitalismo, tenendo conto anche delle tesi di Max Weber e Walter Benjamin che ne hanno comunque dato ampia dimostrazione nel corso dell’ultimo secolo.
Ebbene passiamo al test:

Le religioni credono che esista un ordine sovrumano, il quale non è il prodotto di fantasie o convenzioni umane.

Il capitalismo sostanzialmente si basa su un presunto ordine naturale delle cose — Ovvero sull'esistenza naturale di una suddivisione in classi della popolazione. Esse sono i capitalisti, i proprietari delle materie prime (compreso la terra) e i proletari/schiavi.
Questa schematizzazione di solito è tipica delle religioni e l’ordine non dipende dall'essere umano e dalle sue regole ma dalla natura stessa delle cose. Naturalmente un capitalista può trasformarsi in un proletario dopo una o più generazioni e viceversa. In questo senso esiste una certa libertà di arbitrio nelle scelte che un individuo può fare. Questa libertà di arbitrio è molto limitata secondo Max Weber, che addirittura ne nega l’esistenza ma concediamoci un minimo di speranza.

Basata su questo ordine sovrumano, la religione stabilisce norme e valori che considera vincolanti.

Questa condizione direi che è senz'altro soddisfatta, una volta teorizzata la proprietà privata ovvero il diritto naturale di proprietà, che lo dice la parola stessa è naturale quindi non dipende dall’uomo, poi ne consegue tutto il resto.

Una religione deve farsi portavoce di un ordine sovrumano universale che sia valido sempre e dovunque.

Quando Elon Musk, novello profeta del capitalismo, colonizzerà Marte dubito che introdurrà la collettivizzazione dei mezzi di produzione. In tal senso il capitalismo è universale ( e si basa su una manodopera sacrificabile)

Una religione deve insistere nel diffondere questa credenza a tutti. In altre parole, essa deve essere universale e missionaria.

Questo requisito è pienamente soddisfatto. Il capitalismo viene propalato dai mezzi di informazione e dai relativi sacerdoti che pontificano sui media continuamente, così come fanno i sacerdoti di ogni culto come fossero in perenne ecclesia.

Risultato:

In sintesi, la definizione di religione data da Harari può essere applicata al capitalismo, poiché il capitalismo è un sistema di credenze e di pratiche sociali che unisce le persone intorno a un insieme di valori condivisi, fornendo loro un senso di scopo e di appartenenza.

Da quando il capitalismo ha assunto un ruolo dominante nel mondo, molti hanno fatto notare come esso abbia assunto una dimensione quasi religiosa nella vita umana.

Max Weber, uno dei più importanti sociologi del XX secolo, ha suggerito che il capitalismo abbia assunto una funzione simile a quella della religione. Nel suo celebre saggio “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, Weber ha sostenuto che la mentalità del capitalismo moderno abbia avuto origine nella riforma protestante del XVI secolo, quando la visione del lavoro come dovere morale è stata sviluppata come un modo per dimostrare la propria elezione divina.

Secondo Weber, il capitalismo si basa sull’etica protestante del lavoro duro, della frugalità e della responsabilità individuale. Questa etica si basa sulla convinzione che il lavoro sia un dovere morale e che il successo nel mondo degli affari sia un segno dell’approvazione divina. In questo senso, il capitalismo può essere visto come una forma di religione laica, in cui la fede è sostituita dalla fiducia nella razionalità e nell’efficienza economica.

Allo stesso tempo, il capitalismo ha anche assunto una dimensione simbolica e mitologica. Il mercato è diventato una sorta di tempio, dove le persone si riuniscono per scambiare beni e servizi. Le aziende sono diventate come chiese, con i loro altari e i loro riti. I consumatori sono diventati i fedeli, che cercano di trovare il significato della vita attraverso il consumo di beni materiali.

In questo modo, il capitalismo ha assunto una funzione simile a quella delle religioni tradizionali. Ha fornito una visione del mondo, una struttura morale e una serie di rituali che danno un senso alla vita delle persone. Come la religione, il capitalismo ha anche fornito una risposta alle domande fondamentali dell’esistenza umana: chi siamo, perché siamo qui e dove stiamo andando.

Tuttavia, il capitalismo come religione ha anche avuto effetti negativi sulla società umana. La fede nel mercato libero come soluzione a tutti i problemi economici ha portato a disuguaglianze estreme, alla distruzione dell’ambiente e alla mercificazione della cultura e della vita sociale. La corsa al profitto ha spinto molte aziende a ignorare la responsabilità sociale e a perseguire il massimo guadagno possibile, anche a spese della salute e del benessere dei propri dipendenti e dei consumatori.

In conclusione, il capitalismo può essere considerato una forma di religione laica, in cui il mercato funge da tempio e la ricerca del profitto funge da fede.

Walter Benjamin, uno dei più importanti filosofi e critici culturali del XX secolo, ha anch'egli analizzato il capitalismo come forma di religione. Secondo Benjamin, il capitalismo ha sostituito la religione tradizionale come fonte di significato e di senso nella vita delle persone.

Benjamin ha sostenuto che il capitalismo abbia creato una forma di “culto dell’oggetto”, in cui i beni materiali sono diventati gli dei della modernità. Questo culto dell’oggetto ha portato alla mercificazione di tutte le sfere della vita, dalla cultura all’arte, dalla politica alla scienza.

Inoltre, Benjamin ha descritto come il capitalismo abbia generato una forma di alienazione, in cui le persone sono disconnesse dal significato del loro lavoro e dalla loro stessa umanità. La divisione del lavoro e la specializzazione hanno portato alla perdita di una visione d’insieme e alla frammentazione dell’esperienza umana.

Infine, Benjamin ha sostenuto che il capitalismo abbia creato una forma di tempo lineare e progressivo, in cui il passato viene dimenticato e il futuro è sempre visto come migliore del presente. Questo ha portato alla perdita di una connessione con la storia e alla creazione di una cultura dell’obsolescenza, in cui tutto diventa vecchio e obsoleto in breve tempo.

In sintesi, le tesi di Benjamin integrano quella di Weber, aggiungendo una dimensione culturale e psicologica alla descrizione del capitalismo come religione. Benjamin ha descritto come il capitalismo abbia creato una cultura dell’oggetto, dell’alienazione e dell’obsolescenza, che ha sostituito la religione tradizionale come fonte di significato e di senso nella vita delle persone. In questo senso, la critica di Benjamin aggiunge un’ulteriore dimensione alla comprensione del capitalismo come religione, mostrando come esso abbia influenzato la psicologia e la cultura umana a livello profondo.

Nota: Scrive Marx, nel libro terzo del Capitale: «il sistema monetario è essenzialmente cattolico, il sistema creditizio essenzialmente protestante … È la fede che rende beati».

Questo articolo è stato redatto con l’ausilio di ChatGPT di OpenAi

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Gilles Champollion
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