A tutto veg
di Luigi Caputo e Giuliana Gambuzza
È un ex sportivo ma non mangia carne. Insegna in Italia come si cucina ma è un americano alto due metri. Martin Halsey, il volto della scuola-ristorante “La Sana Gola” di Milano, vive da vent’anni tra i vapori delle pentole. In cui cuoce anche il ragù, di seitan però. Nel rispetto di una filosofia macro-bio-vegan. La mascotte di Expo 2015, con le sue arance e l’aglio al posto del naso, starebbe benissimo seduta nel locale di via Farini. Da bambino la dieta di Halsey era a stelle e strisce, ma «per fortuna c’erano tanti ortaggi», presi dal grossista per sfamare una famiglia di undici persone.
Tra un canestro e un passaggio, lui che a lungo ha legato la sua vita al basket, è arrivato in Europa, dove ha scoperto che quella vegetariana – non proprio l’alimentazione-tipo degli sportivi – «dà molti benefici a livello di prestazioni atletiche». E può ispirare tutta una vita. Una vita cominciata dall’incontro con un altro giocatore di pallacanestro, John Fultz, che ad Halsey ha fatto da guida e da interprete a Milano, che lo aveva accolto nella sua squadra targata Cinzano accanto a Vittorio Gallinari.
È stato lui a parlargli di Michio Kushi, uno dei padri della macrobiotica, che poi l’americano ha iniziato a seguire di persona. Sulle sue orme ha anche creato un istituto in Svizzera, il Paese in cui si era trasferito per giocare. Prima di approdare in un’Italia dove era attivo «un enorme movimento legato soprattutto alla macrobiotica, con un’associazione e ristoranti ovunque».
Alla fine, nel 1994, Halsey ha aperto a Milano la “La Sana Gola”. Qui le consulenze per trovare la dieta giusta incontrano la ristorazione e i corsi di cucina (di cui uno riconosciuto dalla Regione Lombardia). Così si finisce davanti a un piatto di gnocchetti di miglio con crema di noci e, perché no, a una cheesecake al triplo cioccolato. La gola deve essere sana, ma è pur sempre gola.
