La caccia alle bufale e il diritto alla fantasia

Gabriela Jacomella
Factcheckers
Published in
5 min readDec 14, 2016
Il sogno, la realtà, la fantasia: nelle grotte di Lascaux, le "bufale" si fronteggiano da ormai 17.500 anni…

Sono appena rientrata da un fine settimana a Sàrmede, un angolo di mondo incastonato tra il Veneto e il Friuli, ai piedi della foresta del Cansiglio.
Ci sono andata per assistere a una "due giorni" fuori dall’ordinario: il primo Simposio d’Illustrazione, organizzato dalla Fondazione Štěpán Zavřel e dalla sua Scuola Internazionale d'Illustrazione — una realtà che da trent’anni tesse trame di creatività e sogno con la mostra de Le Immagini della Fantasia (qui sotto ne trovate una sintesi poetica ed efficace).

Si è parlato di tante cose: di bellezza e di futuro, del potere evocativo degli oggetti e dei nuovi linguaggi della grafica, della fotografia, del digitale. E si è parlato, moltissimo, di bambini. I bambini e le metafore. I bambini e il diritto alla narrazione. I bambini e la capacità di costruire mondi immaginari, così strettamente correlata allo sviluppo del linguaggio e del pensiero.

Si è parlato, molto, di come la narrazione e l’immagine contribuiscano a costruire il patrimonio linguistico dei bambini. Diventiamo ciò che vediamo, in un certo senso. Diventiamo ciò che ascoltiamo, che rielaboriamo, che ri-raccontiamo.

Che legame ha questa riflessione — e i mille altri semi che sono stati messi a dimora durante queste giornate — con quello che stiamo facendo, ora, con Factcheckers? Apparentemente, nessuno.

In realtà, però, io credo che ci sia un legame ben preciso — profondo, sotterraneo e forse invisibile agli occhi — tra il diritto all’immaginazione e l’educazione alla verifica delle notizie. E in queste righe ho cercato di spiegar(mi) il perché.

L'invenzione di una storia — che avvenga da parte di un bambino o di un adulto — è da sempre un momento di purezza, di incanto, di fascinazione. Un attimo di sospensione del principio di realtà che ci consente (per riprendere uno dei temi del Simposio) di superare "i limiti del dicibile".

Ma questa sospensione trae valore, credo, proprio dal suo essere intrinsecamente stra-ordinaria. La menzogna creativa annega, se viene immersa nel pantano della menzogna quotidiana e virale, che per definizione dev'essere reiterata, di rapido consumo, dilagante, dozzinale. Una favola è una favola, nasce per il piacere del raccontare, del capire e dell'ascoltare; una bufala, invece, nasce quasi sempre dal desiderio di ingannare e di ingannarsi, ed è funzionale a meccanismi di potere e a scale di valore completamente diversi.

Una favola gode del tempo lungo dell'invenzione e dell'immaginazione; una bufala virale, dell'immediatezza a cui è stato sottratta la pausa necessaria al pensiero. Una favola richiede un narratore (che sia in carne ed ossa o di carta, poco cambia) e un ascoltatore; nelle bufale, il narratore quasi sempre scompare e lascia lo spazio all'entità collettiva, deresponsabilizzante e deresponsabilizzata ("l'Internet! Facebook! Il blog di Tutta La Verità Che Nessuno Vi Ha Mai Detto!").

Una favola ci apre la testa per farci entrare nuovi pensieri e nuovi mondi (come ha detto benissimo, durante il Simposio, lo scrittore spagnolo Grassa Toro: Se spingiamo i limiti del linguaggio e andiamo al di là del linguaggio comune, allora la nostra testa si espande). Una bufala, invece, si nutre della banalizzazione del linguaggio, della costrizione entro universi autoreferenziali e rassicuranti, dalle teorie "complottare" sull'universo all'uniformità acritica di uno schieramento politico.

I bambini di oggi sono, purtroppo, sempre più esposti alla melma delle bufale virali (anche semplicemente per il tempo che trascorrono online: tre ore al giorno per la fascia d'età tra i 5 e i 16 anni, ha scritto di recente il Guardian. Un dato inglese, temo rappresentativo anche della realtà italiana).

Le bufale, i bambini le intercettano nei discorsi dei genitori e degli adulti, sempre più connessi ed ossessionati dalla Rete come strumento unico e univoco di conoscenza e (auto)persuasione [quante volte, nei lacerti di discorso che ci colpiscono a tradimento mentre viaggiamo in treno o in metropolitana, abbiamo colto la frase "l'ho letto su Facebook/Twitter", come se questo fosse di per sé una validazione formale del contenuto?]

La nostra vena fantastica, che già in molti tenderebbe ad affievolirsi con il progredire verso l’età adulta, viene prematuramente sommersa e soffocata dal proliferare della narrativa di bassa qualità che ci travolge in ogni angolo del nostro quotidiano: dagli schermi televisivi, dagli smartphone, dai computer e dai tablet.

La linea di demarcazione tra reale e surreale viene deliberatamente cancellata dalle catene virali di bufale e da un modo passivo di subire l’informazione che invita a spegnere le connessioni cerebrali, ad abdicare dal nostro ruolo di creatori responsabili.

Da questa onda lunga dobbiamo, oggi più che mai, proteggere i nostri bambini e ragazzi. Perché siano capaci di distinguere verità da finzione, e di dare a quest'ultima l'importanza che merita nel processo di formazione della loro mente, del loro linguaggio, del loro modo di porsi nei confronti del mondo. Quello reale, non quello delle bufale, dei complotti e della disinformazione. Quello in cui si troveranno a vivere, e ad interagire come individui, cittadini, esseri pensanti e dotati di senso critico.

Un ultimo spunto, a margine, tra i tanti emersi durante queste giornate. Smontare il meccanismo di una bufala scientifica, di una notizia virale, di una fotografia truccata, è in qualche modo esso stesso il costruirsi di una storia. Nello spiegare ai bambini come sia nata la famosa immagine del mostro di Loch Ness, di come sia stata smentita, del perché sia stata creata, c’è già in nuce il racconto di una ricerca del fantastico che libera il campo dalle illusioni facili e sposta l’asticella del verosimile un po’ più in là, senza per questo negare il piacere dell'invenzione.

Johann Fournier, Toutes les créatures vivantes se dénudent sous la lune » 14_Capreolus

Nel separare con attenzione ciò che si racconta per il piacere di raccontarlo, da ciò che viene inventato per ingannare l’interlocutore, si salvaguarda il diritto all’immaginazione per l’immaginazione. E anche questo, in fondo, fa parte della missione che ci siamo dati con Factcheckers.

Si dirà: ma voi insegnate ad individuare e smontare le bufale, e a distinguere verità da bugia. Esattamente. Ma così facendo, credo, mettiamo in circolo gli anticorpi contro un uso distorto, degradato e strumentale dell'immaginazione. E contribuiamo a tutelare la fantasia. Quella vera, che è gratuita e disinteressata. Che aiuta a crescere e ad espandere i propri orizzonti, non a rinchiuderci nel labirinto delle nostre ossessioni. Che è diritto di tutti, e patrimonio (perdonate la chiosa "natalizia") dell'umanità vera: quella dei bambini, dei sognatori, e di chi si ostina pervicacemente a tenere lo sguardo alto sul futuro.

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Gabriela Jacomella
Factcheckers

Journalist & researcher | 2017 Policy Leaders Fellow @STGEUI | president&co-founder @factcheckers_it | 2010 fellow @risj_oxford | fondazionezavrel.it