Comunicare e informare in emergenza

di Arianna Capulli, da VIVA un quindicinale di Fantastico!

Fantastico!
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3 min readMar 21, 2021

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AstraZeneca, paura in Europa.
Due lotti di vaccino sospettati di avere causato trombosi fatali, nove paesi li ritirano. Tre casi in Italia, bloccata la somministrazione.
La Repubblica

Avendo ricevuto la prima dose dello stesso vaccino, avverto una lieve preoccupazione. Cosa sta succedendo? Mi domando.
Vado su Google, digito “Vaccino AstraZeneca sospeso”.

AstraZeneca, Sonia in fin di vita dopo il vaccino a Napoli: “Stava meglio, era perfino tornata a scuola”. (Il Mattino)
(Meglio rispetto a quando? Ha avuto dei sintomi dopo il vaccino e poi è peggiorata? Ora come sta?)
AstraZeneca, mi sono vaccinato: ora cosa devo fare? “Chi non accusa sintomi dopo la prima dose è al sicuro”.
(Il Messaggero)
(Ho accusato sintomi di lieve/media entità, come la gran parte delle persone che conosco che si sono sottoposte alla vaccinazione con AZ. Non sono al sicuro?)

Provo ad approfondire le notizie da Smartphone, ma non posso farlo perché non sono abbonata.
La pluralità delle fonti delle quali oggi disponiamo aumenta la confusione e incide sui processi decisionali.

Seguono cinque minuti in cui una serie di pensieri fanno capolino, pensieri che non avevo mai fatto fino a quel momento.
“La seconda dose non la faccio”.
“Chissà, a questo punto, quali saranno gli effetti a lungo termine”.
“Perché l’ho fatto?”.

Provo a recuperare lucidità.
Mi accorgo che qualcosa non torna.
Chiamo il mio medico. Mi conferma che, di fatto, i dati dei quali gli scienziati dispongono non giustificano l’eccessiva preoccupazione; indagare è fondamentale, ma non è mai stato dimostrato un nesso causale tra la somministrazione del vaccino AZ e le morti. I benefici del sottoporsi alla vaccinazione superano il rischio di contrarre il virus e sviluppare l’infezione.

Non c’è nesso causale. All’improvviso, sto meglio. Permane tuttavia un vissuto di sfiducia.
Le persone sono mediamente più impressionate dalle notizie negative, che da quelle positive, essendo, le notizie negative, quelle alle quali si è generalmente più esposti. Questo innesca meccanismi di sfiducia.
Costruire fiducia richiede molto più tempo di quello sufficiente a perderla.

Nell’ambito della psicologia dell’emergenza, la comunicazione dei rischi assume un ruolo cruciale.
Scopo di tale comunicazione è quello di informare, favorendo il cambiamento, quindi il processo di adattamento, affinché le persone possano modificare i propri comportamenti in funzione delle richieste ambientali.
Perché la comunicazione sia efficace, in tal senso, è utile superare alcune difficoltà (Sbattella, 2009), tra le quali l’illusione della certezza. Mi scrive una ragazza: “Se in medicina il rischio zero non esiste, come si fa ad accettare di essere in quella ridente percentuale di persone che svilupperanno effetti collaterali gravi?”
Come si fa?
Accettando che, per via di questa nostra condizione di essere umani, non ci è concesso pretendere certezze assolute e, illudersi sia possibile, sarebbe oltremodo sconveniente. Da sempre firmiamo consensi in cui ci vengono presentati i rischi di un medicinale, di un intervento, della scelta di qualcuno che deve agire nel nostro interesse.
Si definisce rischio l’eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili. Differisce dal pericolo, sul quale abbiamo un minor potere decisionale
Le strategie decisionali umane seguono spesso i procedimenti euristici, scorciatoie mentali che possono trarci in inganno.
Una comunicazione preventiva efficace deve sollevare un livello di allerta tollerabile dei soggetti che ottengono le informazioni.

Quando uscì il primo (e ultimo) spot, di Tornatore, per la campagna vaccinale, arrivarono puntuali le precisazioni degli esperti di comunicazione. Lo spot non va bene, non bisogna lasciare che le persone coltivino i loro dubbi, bisogna convincerle.
Cedetti anche io a questa lettura, della quale ho lasciato pubblicamente traccia, per onestà.
Però poi arrivò a me la chiamata. Da quel momento in poi ho riconsiderato l’importanza di esercitare il dubbio, in un momento come questo, anche davanti alla possibilità di essere vaccinati. Non ero scettica, ero piuttosto convinta. Avvertivo però che mi mancavano delle informazioni. Sono andata a cercarle, soprattutto quelle relative a un’eventuale gravidanza tra una dose e l’altra e sono riuscita a reperirle, ma è stato un lavoro faticoso, sotto molti punti di vista.
È a partire dal dubbio che mi sono informata, confrontata, che ho scelto consapevolmente.
Ma se non avessi avuto gli strumenti cognitivi e pratici per farlo?

Quella stessa consapevolezza mi ha permesso di recuperare lucidità quando, per qualche minuto, ho vacillato. L’avevo scelto e l’eventuale esito negativo di una scelta fatta da noi è possibile sia più gestibile di un danno procurato da altri.

Informatevi.
Scegliete consapevolmente.
Allenate la vostra mente a non essere tratta in inganno.

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