Cose dette che non si dicono #2
Domani nella battaglia pensa a te
AUTUNNO A BERLINO
Raccontami l’autunno a Berlino,
delle mani dolci di tua nonna,
di come un fiore resiste ai venti dal nord
o di come nella camera da letto ci si senta al sicuro
dalla pioggia incessante e dal destino.
Raccontami della volta che hai avuto così tanta paura
da voler subito dimenticare,
e degli dei così simili agli uomini
troppo vicini al Sole.
Dell’ultimo giorno di scuola,
del primo week-end,
dei lupi liberi per boschi infiniti,
delle lettere accumulate per non essere spedite,
di tutte le risate e di tutte le lacrime.
Raccontami del fulmine più tenue e di quello più forte
che illuminano la tua stanza.
Poi dimmi che voce ha la primavera,
perché io non l’ho mai sentita.
RICORDO CIÒ CHE IL TEMPO HA TOCCATO
Della lontana nostalgia
per quella Luna caduta
ai nostri piedi.
Ricordo battaglie
contro orologi sciolti
e guerre
contro mulini a vento.
Rimpiango corvi
ormai sepolti
e parole rimaste incastrate.
Di tutti gli universi
mi restano solo briciole
di stelle cadenti,
utili solo
a poesie banali
per giorni normali.
Com’è che si dice nelle favole?
Vissero per sempre felici e contenti,
beh, per sempre,
gli aerei sull’Adriatico,
le albe su asfalti di troppo,
le vetrine illuminate,
le pianure, le foglie,
un cane al guinzaglio,
uno randagio,
gallerie d’arte,
polveri sottili,
canzoni alla radio,
campane e confini.
Cos’è indispensabile vorrei sapere.
Forse senza libri e citazioni potrei pensare,
ma cosa rimarrebbe.
Forse anche senza valigie,
né cibo, né traguardi,
forse neanche il respirare.
Cosa resta poi?
Se più respingo il volto,
più tutto questo mi salta addosso,
anche senza idee o ricordi.
E tutto ciò che il tempo ha toccato ritorna,
ma quanto ne è passato?
Se fossi stato polvere
forse avrei raggiunto quel nome
con più facilità
e ci saremmo conservati.
Cos’è indispensabile vorrei sapere.
Forse lo so,
esser amati,
non dimenticati.
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