Miscellanea di corsa

Fantastico!
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3 min readMar 27, 2022

di Arianna Capulli, da VIVA un quindicinale di Fantastico!

Avevo deciso che, per questo pezzo di Viva, che non sono riuscita a scrivere ieri, mi sarei fatta ispirare dal tassista che mi avrebbe portata in stazione oggi e che l’avrei scritto quindi in treno, sfruttando a mio favore il tempo.

Abbiamo preso un taxi per arrivare in stazione. Il tassista ci ha ricordato che oggi è previsto il grande ritorno, dopo lo stop a causa della pandemia, della Maratona di Roma: 42,194 Km che percorreranno i circa diecimila iscritti, dai Fori Imperiali alle Terme di Caracalla, passando per la Basilica di San Paolo, la Piramide Cestia, il Circo Massimo, l’Isola Tiberina, la Basilica di San Pietro, il Foro Italico, la Moschea di Roma e l’Auditorium. Un percorso che, in macchina, in un giorno feriale, si fa in 3/4 ore, le stesse che impiegheremmo se, anziché essere su questo treno, stessimo andando a Bologna, da Roma, in auto.
Nel 2009, Bejamin Kiptoo Kolum li corse in 2h 07’18”. La Kebede Megertu Alemu, nel 2019, in 2h22’52”.

Avete fatto giusto in tempo a muovervi, tra poco chiuderanno tutto”, ci ha detto tra il divertito e il disperato.

Una posizione vaga quella del tassista che, probabilmente confuso dal mio accento poco marcato e da quello di Alberto tutt’altro che romano, non sapeva se lamentarsi con i Suoi o se fare quello che ai romani viene meglio di ogni altra cosa: presentare il gioiello ai forestieri.
Fatevi un regalo: salite su un tassì a Roma e interagite col tassinaro.
Nonno faceva il tassinaro, felicemente. Alberto, ogni volta che torna a casa, dopi avermi salutata mi racconta la conversazione col tassista. Deluso, a volte, mi dice che non ha trovato un complice.

Durante la pandemia mi è sembrato che Roma mi avesse concesso una tregua. Lungo le Mura Vaticane non c’era più la fila di turisti, neanche la domenica mattina. Passandoci pensavo e talvolta dicevo “Che bello sarebbe se fosse sempre così!”, consapevole del fatto che qualcuno stava pagando cari quegli spazi vuoti al metro quadrato, quel silenzio, quella fila per entrare ai Musei Vaticani che non c’era più. Ero combattuta anche io, tra il forte desiderio di avere la città tutta per me e il dispiacere per i ristoranti che non alzavano più la serranda.
Questa città è il più grande esercizio di elasticità che possiate trovarvi a fare e forse è per questo che la amo tanto, perché, nel suo essere spesso ostile, mi tiene allenata.

È come quando chiedo al maestro di tennis di rimanere sotto rete perché non ho fiato e, piano piano, mi spinge sempre più indietro perché correre è l’unico modo di farlo, quel fiato.

Il tassista, io e, sono sicura, anche i turisti in fila per ammirare la Cappella Sistina, curiosi, ma anche annoiati dall’attesa, tutti uniti dalla molteplicità di emozioni sperimentate nello stesso momento. Turisti che, con buona probabilità, usciranno e penseranno “Ore di aereo e ore di coda, certo bello, ma devono per forza urlarci contro di non fare foto?”.
Convivono in noi molteplici emozioni, tante quanti sono le sensazioni, le percezioni, i pensieri. Quelle emozioni determinano, a loro volta, opinioni, giudizi e sentimenti che sono il frutto di una valutazione globale fatta su una complessità.

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

Gaio Valerio Catullo

Dal 50 A.C. sappiamo che diversi sentimenti possono convivere in noi, eppure continuiamo a tormentarci quando succede. Ma quand’è che succede il contrario e siamo felici? È felice chi ha una posizione netta, sempre, su tutto?

Accettare la complessità, allenare l’elasticità.
Accettare, come ha fatto il tassista, che questo sarà il suo quindicesimo turno il giorno della maratona, che chiuderanno la gran parte delle strade, strade che riapriranno finché gli ultimissimi non saranno arrivati al traguardo.
Fare come lui: trovare momentaneamente strade alternative, anche maledicendo quello che domani, sicuramente, continuerai ad amare.

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