Federico Giangrandi
Visionary Excerpts
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3 min readJun 4, 2017

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Possibili Complicazioni del Futuro

It was on the floor…

Claude Lévi-Strauss è stato un antropologo, uno psicoanalista ed un filosofo francese, buon conoscitore delle scienze geologiche. Nel suo libro “Tristi Tropici” dice […] Che il miracolo avvenga, come a volte avviene; che, da un lato e dall’altro della fenditura nascosta, sorgano affiancate due piante verdi di specie differenti, ciascuna delle quali ha scelto il suolo più propizio; che nello stesso momento si scoprano nella roccia due ammoniti fossili dalle involuzioni diversamente complicate, con le quali attestano uno scarto di alcune decine di millenni, ed ecco subito lo spazio e il tempo si confondono; la differenza viva dell’istante sovrappone e perpetua le età. Il pensiero e la sensibilità accedono a una nuova dimensione dove ogni goccia di sudore, ogni flessione muscolare, ogni respiro diventano altrettanti simboli di una storia di cui il mio corpo riproduce il movimento mentre il mio pensiero ne afferra il significato. Mi sento pervaso da un’intelligenza più densa, in seno alla quale i secoli e i luoghi comunicano e parlano, alfine riconciliati.(1)[…]

Per chi, come me, ha fatto studi di geologia, pur senza farne in seguito una professione, questo estratto rappresenta una parte fondamentale di quanto in effetti ho potuto capire osservando il mondo attraverso la lente di quella conoscenza. Lévi-Strauss continua poco dopo scrivendo:

[…] Ad un diverso livello della realtà, il marxismo mi sembrava procedesse allo stesso modo della geologia e della psicoanalisi intesa nel senso che il suo fondatore le aveva dato: tutti e tre dimostrano che comprendere vuol dire ridurre un tipo di realtà a un altro; che la realtà vera non è mai la più manifesta: e che la natura del vero traspare già nella cura che mette a nascondersi.(1) […] Similmente, nel descrivere un processo di pensiero, ciò che raccontiamo è prima d’ogni cosa definito dalla scelta delle parole che vengono utilizzate; esse normalmente vanno ben ad di là di quanto dichiariamo di voler affermare. Tuttavia, la parola ha un valore scalare; vale a dire che intesa come idioma, come vocabolo, è essa stessa di volta in volta contenitore di immagini e di vissuti differenti. Le descrizioni del mondo pertanto si nascondono, simili alla realtà di Lévi-Strauss, dietro gli sguardi di chi quella realtà la descrive. Scrive a tale proposito Giorgio Gargani (1) “Di rado concludiamo che il mondo è fatto di parole semplicemente perché una descrizione vera di esso lo è, ma qualche volta supponiamo che la struttura del mondo sia identica alla struttura della descrizione.(2)” La struttura di una descrizione è, a ben vedere, qualcosa che permette tante e differenti versioni atte ad utilizzare il medesimo modello “strutturale”. Tale modello ci può essere utile fino a quando esso stesso non viene confuso con la natura più intima del mondo; fino a quando si possano riconoscere i limiti della nostra personale visione, quella stessa che ci tiene la mano mentre disegnamo il mondo, la realtà, i gruppi sociali e le persone che li compongono. L’uomo, dice Saul Steimberg, spesso somiglia a un transatlantico che naviga utilizzando una sola cabina. I processi di cambiamento sono processi spesso di abbandono e come ogni volta che si lascia qualcosa, si soffre: ma solo se non vediamo la meraviglia di una nuova descrizione di quanto stiamo andando ad intraprendere.

Note:

In corsivo, Federico Giangrandi

(1) Claude Lévi-Strauss, Tristi Tropici

(2) Giorgio Gargani, Il filtro Creativo, Laterza

(3) Saul Steinberg con Aldo Buzzi, Riflessi e Ombre, Adelphi

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