C’è un tool al quale non sapresti rinunciare e perché?
Dalla carta alla penna, a Miro e Figma. Le persone di 15x30 ci raccontano il loro modo di progettare attraverso tool e strumenti utili.
Da un lato direi carta e penna, perché l’atto della scrittura manuale riesce ad attivare meccanismi di velocità lenta che al digitale sono sconosciuti; da un altro direi la moka, perché è l’oggetto che rappresenta l’unità minima di relax. A volte tendiamo a sottovalutare l’importanza della lentezza e del relax, o peggio, pensiamo che siano elementi nocivi alla qualità del lavoro.
Ho una lista non breve, a cui si aggiunge sempre qualcosa. Comunque scelgo lo smartphone.
Da due anni a questa parte non potrei fare a meno di Notion. È uno strumento che, se usato al massimo delle sue potenzialità, consente di organizzare il pensiero laterale, di far emergere “risposte” da un insieme di dati strutturati. È una delle poche applicazioni genuinamente (userò un termine arcaico) ipertestuali.
Beh sì: Miro, e prima di lui Mural, che poi si è fermato un po’ lì. È come se avessi solo un martello, e quindi proverbialmente tutto mi sembra un chiodo: brainstorming — in solitudine o in compagnia–, raccolta di informazioni, workshop, retrospettive, schemi, tabelle, disegni, perfino le inossidabili slide…
Taccuino e penna. Lo sketchbook è un ambiente perfetto per esplorare, per divergere. Non hai i limiti imposti dai tool digitali, puoi fare quello che vuoi. E lavorare su carta ti fa ricordare che il lavoro di design non è quello che si fa spostando pixel, ma quello che ti permette di dire quali pixel spostare e perché.
Il terminale. Sono abituato ad interagire con l’interfaccia a riga di comando, mi tiene ancorato al mio background informatico.
I post-it, cartacei o digitali. Permettono una libertà di pensiero e di movimento impossibile altrimenti. E per pensare io ho bisogno di muovermi e di muovere gli oggetti, anche quelli digitalizzati.
Tableau perché mi permette di raccontare storie con grafici interattivi e dashboard customizzate.
Non mi sposo mai con itools, ma faccio speed dating. L’unica cosa a cui non riesco a rinunciare è il mio cervello.
Le mani, le uso per disegnare, per spiegare, per ringraziare, per tirare su e per asciugarmi il sudore.
Miro sicuramente, è collaborazione allo stato puro. E poi da pochissimo integra anche delle funzionalità basate sull’ intelligenza artificiale.
Posso sceglierne due? In questo preciso momento, Keynote e PowerPoint. Si, PowerPoint. Un software che i designer definiscono non all’altezza. C’è una frase che dico spesso: non è lo strumento a renderti un designer migliore ma il tuo modo di pensare e di trovare la giusta soluzione a un problema. Se il cliente ha bisogno di un file PowerPoint, mi impegno per fornirgli una soluzione che soddisfi le sue esigenze e che raggiunga i miei canoni di buon design.
Ce ne sono diversi! In generale tutti gli strumenti che permettono di aumentare produttività e collaboratività in maniera smart (es. Slack, Google, Figma, Notion, Github).
I tool sono tool, se diventano irrinunciabili bisogna preoccuparsi.
Nessun in particolare, alla fine sono solo un mezzo per raggiungere un risultato, quindi direi l’immaginazione.
Notion. Perché è un playground, mi dà la stessa sensazione di giocare con i Lego. E perché spinge a concentrarti sulla struttura e sul contenuto, prima che sulla forma.
Oltre al telefono, il mio paper tablet, amo scrivere e prendere appunti ma non sempre la carta mi basta.
Non credo ai tool, ma ai metodi per arrivare, al processo di progettazione. Credo che i tool possono cambiare a seconda della necessità, non devono essere fissi. Uso spesso metodi come il backcasting e la scenaristica.
Grammarly, per fare un triplo check sui testi che scrivo.
A dire il vero no, non ho tool preferiti. Sono costretta a cambiarne di continuo e ho smesso di affezionarmi, altrimenti soffro troppo.
Carta e penna, sempre. E Figma.
In linea di massima il mio telefono Android. Adesso ho anche il pennino. Se penso a uno strumento più “da designer”, decisamente i post it.
L’immaginazione. Senza non esisterebbero futuri possibili.
Farei molta fatica a gestire il mio “second brain” senza Readwise.
Carta, matite e pennarelli vari: è sempre da lì che inizia tutto.
Mozilla Thunderbird. Si tratta di un sottoutilizzato client di posta che sostituisce il diffusissimo Outlook e gli applicativi browser-based tipo Gmail. So che suona vetusto, da boomer, dire che la mail è il mio canale di comunicazione principale, ma è per me uno strumento di fortissime relazioni, un’agenda dei to-do (ho i miei flag colorati), una memoria di progetti, amicizie, vittorie, sconfitte, scoperte passate e presenti. Ed essendo figlio di Mozilla, Thunderbird è open source. Faccio tutto il possibile per lottare a favore dell’open education, e in parte si passa dai tool digitali come questo o Moodle, evitando come la peste Google Classroom o simili.
Una penna. Potete togliermi il computer e gli altri strumenti sofisticati che usiamo. Ma togliermi anche la penna significa togliermi la possibilità di creare, e questo tocca il cuore del mio essere.
Ho sempre con me un quadernetto e una biro di Muji.
Todoist senza ombra di dubbio: sono un ninja: ci scrivo di tutto!