Come cambierà il mondo del design nei prossimi 5 anni?

Fifth Beat
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9 min readAug 24, 2023

30 designer ci condividono le loro visioni su come immaginano l’evoluzione del design nei prossimi cinque anni. Per alcune persone sarà sempre più libero, mentre per altre l’interazione umana potrebbe emergere come un elemento insostituibile. Prendete nota e buona lettura!

Matteo Balocco

Nel prossimo futuro ci abitueremo al fatto che il design sarà frutto di una elaborazione automatica. Ciò che vediamo oggi in nuce e che ancora accogliamo con stupore, ovvero la capacità dei programmi di intelligenza artificiale di dare soluzioni soddisfacenti a tutti i livelli, sarà adottato in maniera diffusa e sarà la normalità.
Le conseguenze di questo, a mio avviso, saranno da un lato una maggiore conoscenza e democratizzazione delle pratiche di design, e dall’altro un progressivo conformismo nelle soluzioni, soprattutto come conseguenza dell’automazione dei cicli iterativi.

Scomparirà il ruolo del designer? Assolutamente no, anzi. Penso che diventerà sempre più rilevante il ruolo attivo di chi si occupa di design nel dare una determinata valenza etica e politica alla progettazione — magari introducendo anche elementi inattesi di frizione — in un passaggio progressivo dallo user centered design all’ethics centered design.

Elvira Berlingieri

Diventerà trasversale e toccherà diversi ambiti, pena l’inutilizzabilità delle cose. Dovrà adattare i principi di settore a diverse realtà. Dovrà aiutarci a mettere ordine nel labirinto delle varie specializzazioni che non si sono mai parlate in modo che siano effettivamente utilizzabili ma anche comprensibili sia da chi le usa che da chi le deve controllare. Facciamo un esempio contingente. Saremo software e dati in misura sempre maggiore. La digitalizzazione di tutto il cartaceo è inarrestabile e anche gli ultimi bastioni di resistenza nella pubblica amministrazione cederanno. Bisogna intervenire per unificare i vari silos del settore pubblico nel rispetto dei diversi gradi di diritto all’accesso a questa mole di dati che si è già formata spontaneamente, non fa che crescere ed è regolata ancora solo superficialmente. Pensiamo alla nostra storia fatta di cambi di residenza, di genere, di stato civile, rinnovo patenti, ma anche dallo storico del fascicolo sanitario elettronico dalla nascita all’ultima risonanza magnetica in un unico chip in una o mille cloud di stato. Lista interminabile al momento in cui scrivo. Dovremo pensare a un design tecnico ma anche giuridico con una lungimiranza a cui i dati che abbiamo disseminato sui social finora non ci hanno abituato, perché ci sono da rispettare dei diritti che nel privato non abbiamo mai fatto rispettare (vedi l’accettazione in automatico dei termini di utilizzo di tutto) e che riteniamo normale essere calpestati anche quando non dovrebbe assolutamente essere così. Un labirinto col minotauro dentro. Dobbiamo trovare il modo di lavorare insieme.

Marco Bertoni

Ah ah ah. No, non ci casco. Non faccio previsioni. Sia perché non sono così arrogante sia perché il rischio è fare la figura di quel famoso astrologo che disse che il 2020 sarebbe stato un anno ideale per viaggi e spostamenti.

Nicola Bonora

Grazie della domanda (cit.). Faccio fatica anche a cogliere tutti i contorni del cambiamento dei 5 anni passati, quindi non sono il migliore candidato a fare previsioni. Almeno due però sono le linee — ineluttabili credo — con cui chi progetta dovrà rapportarsi: l’intelligenza artificiale e il metaverso.

Rispetto alla prima, credo che sapere usare le potenzialità impressionanti di cui da subito abbiamo avuto un assaggio farà la differenza, secondo l’assunto che gira in rete per il quale non sarà l’intelligenza artificiale a prendere il nostro posto, ma qualcuno che la usa bene.

Il metaverso è già lì, in attesa mi pare dell’abbattimento definitivo del diaframma tecnologico che separa il contenuto dalla sua fruizione. Il prossimo effetto-iPhone, l’occhiale o chi per lui, permetterà di sciogliere realmente digitale e reale, integrando diverse esperienze in una sola. Cosa significherà progettare in ambienti liberi da silos, e avendo a disposizione potenzialmente tutta la conoscenza del mondo? Sarà bello riparlarne tra 5 anni.

Salvatore Chiarenza

Vale quello che ho detto prima, ma, in questo caso, i segnali sono talmente macroscopici che è impossibile ignorarli. Parlo dell’intelligenza artificiale e del modo in cui ha introdotto un nuovo paradigma nel rapporto tra uomo e macchina. Adesso, forse, chi fa design avrà uno strumento in più per abbandonare i compiti ripetitivi e fare quello che sappiamo fare meglio in quanto umani: pensare.

Alex Conconi

L’intelligenza artificiale sta già cambiando come si fa design e per cosa lo si fa. Ci saranno nuovi touch point con nuove modalità di interazione, e soprattutto la possibilità di personalizzare l’esperienza ad un livello mai visto.

Mafe de Baggis

Lo immagino e in parte spero che diventi sempre più libero, anche nell’uso degli strumenti di lavoro. Abbiamo un grandissimo bisogno di idee semplici e coraggiose, impossibile trovarle rispettando le regole.

Giovanna de Vincenzo

Ancor più digitale e guidato dall’AI ma l’interazione umana sarà la componente insostituibile.

Andrea Ferraresi

Non sono un gran fan delle risposte sibilline, ma spero che si cominci a considerare una vera strategia user first, che si facciano molti più test, che si pensi a quello che serve non necessariamente a quello che sembra più bello.

Federico (Chicco) Ferretti

Intelligenza artificiale contro cultura superficiale.

Roberta Grimaldi

Un po’ difficile a dirlo, si viaggia ad una velocità tale, e a livelli di innovazione tali, che probabilmente neanche ce lo immaginiamo.

Penso che comunque sentiremo molto l’impatto di strumenti come l’intelligenza artificiale (vedi chat gpt) sul nostro lavoro. Ma quello in cui spero per il futuro è anche un cambiamento culturale del modo di intendere il Design, che non sia solo la “grafica” o, se va bene, la user experience di quel prodotto, ma pensare il Design come Cultura del progetto, che diventa metodo e che riesce a far cogliere la visione più ampia dell’esperienza in cui è inserito quel prodotto.

Sara Groblechner

Non so cosa aspettarmi. Sono curiosa. Visto il periodo mi verrebbe dare “più AI nei nostri processi di creazione”. Spero che ne faremo buon uso.

Daniela Iozzo

Difficile dirlo: mi aspetto sorprese dall’intelligenza artificiale applicata al design, e in particolare per velocizzare e ottimizzare il lavoro delle persone che scrivono per le interfacce.

Maria Cristina Lavazza

Penso che molti mestieri spariranno sostituiti dalla tecnologia. Chiedo sempre ai miei studenti: chi e cosa volete essere? Che cosa volete diventare? Un tool si impara, nel prossimo futuro agiranno i bot per molte delle cose che facciamo oggi come designer. Il pensiero critico, le scelte e la strategia per mettere in moto quei bot, beh, quella servirà eccome. Allora è nel ragionamento il nostro futuro. Meditiamoci sopra 😊.

Giovanni Marazita

I fondamenti e la progettazione di per sé non cambia mai radicalmente, sicuramente bisognerà applicarli a strumenti, device e luoghi diversi.

Tobia Marconi

Per giocare con i significati e l’etimologia della parola “design/progettazione”, sempre meno “disegno” e sempre più “proiezione”.

Elena Marinoni

Credo che l’AI e la crisi delle risorse globali e delle supply chain globali siano oggi i più importanti driver del cambiamento che ridefiniranno il futuro del design a 5 anni.

Erica Moreti

Dopo le diverse acquisizioni accadute negli ultimi anni, torneremo a uno scenario di micro realtà creative, che avranno forza e porteranno diversità al mondo del design e della creatività. E di conseguenza ai clienti, aziende e istituzioni. Torneremo finalmente alla ricerca della bellezza? Della dimensione immateriale, l’anima del progetto?

Nicole Nardelli

Stanno succedendo un sacco di cose, sia dal punto di vista dell’innovazione tecnologica che dal punto di vista economico. Il design inteso come disciplina credo che rimarrà fondamentalmente lo stesso, quello che cambierà saranno invece gli strumenti. Quello che invece spererei di vedere un po’ di più in futuro è un maggior realismo nella professione del design e l’abbandono dell’idealizzazione di modelli di lavoro utopici che spesso non sono sostenibili nella pratica e in cui spesso il designer viene messo al centro di un processo che non riguarda solo il design, e più focus su quello che succede nella realtà e alla risoluzione di problemi che hanno un reale impatto.

Alice Orrù

Non amo predire il futuro e pensare troppo in là, però ho una speranza: che sempre più designer considerino l’accessibilità un elemento imprescindibile del proprio bagaglio di conoscenze.

Beatrice Pedrini

Ci sono temi importanti di cui occuparsi, ambiente e sviluppo sostenibile in primis. Noi designer abbiamo gli strumenti per contribuire e un’ottima occasione per farlo. Spero che saremo capaci di cogliere questa occasione.

Elena Piovan

Cambierà seguendo necessità e trend, come sempre. Cose molto interessanti da seguire saranno la domotica e la gestione dell’ottimizzazione energetica domestica, l’automotive con riguardo a tecnologie e alimentazioni. Restiamo anche in attesa degli sviluppi relativi alla AI.

Donatella Ruggeri

Oggi vedo una grande confusione di ruoli da parte dei committenti e, in risposta, una sorta di camaleontismo da parte dei professionisti che cercano di stare dentro le richieste del mercato.

Probabilmente ci porteremo dietro per un po’ la paura che l’intelligenza artificiale possa sostituirci; ma se è vero che tutti i nodi vengono al pettine, credo che presto tornerà ad essere chiaro il motivo per cui nel tempo si sono strutturate diverse fasi del design e diverse specializzazioni… e accadrà quando, nonostante gli sforzi, non si riuscirà ad ottenere risultati di valore ricorrendo a figure tuttofare.

Non so se questo cambierà, ma auguro a noi tutti di imporci più attivamente sui nostri ruoli, senza lasciarci travolgere dalle richieste dei committenti. Possiamo e dobbiamo avere flessibilità, ma non possiamo snaturare il nostro lavoro — il rischio è quello di perdere l’identità professionale.

Daniele Tabellini

Ti rispondo con una domanda: come cambierà il mondo nei prossimi 5, 10, 50 anni? Il design, i designer, i lavoratori della conoscenza, gli artisti, possono incidere a migliorare il come? Almeno per i design che sto frequentando, per la cosa pubblica e per la didattica per le arti: I hope so, I really do, my friend.

Davide Tarasconi

Da parte di chi si occupa di design vedo sempre maggior interesse per lo “sporcarsi le mani” con gli aspetti ritenuti più tecnici, le opportunità offerta dalle tecnologie low e no-code stanno interessando una nuova generazione di designer che inevitabilmente avranno sempre più competenze integrabili con quello dello sviluppo software (sento già i puristi brontolare…).

Insomma: vedo la distanza tra un problema da risolvere e la sua risoluzione, sia a livello di design che di sviluppo, accorciarsi sempre di più (con i pro e contro del caso, sia ben inteso).

Giorgio Trono

Già ho una certa ritrosia nel definirmi legal designer perché mi sento ancora un intruso nel mondo del design (sarà sindrome dell’impostore?), figuriamoci se ho l’ardire di prevedere come cambierà il mondo del design.

Matteo Uggeri

Chiedilo a Chat GPT. Anzi, glielo chiedo io.

[passano 2’ scarsi]

Dice che “In sintesi, nei prossimi 5 anni ci si aspetta che il mondo del design continui ad evolversi rapidamente, spinto dalla tecnologia, dalla sostenibilità e dall’attenzione all’esperienza dell’utente e all’inclusione. I designer dovranno essere pronti ad adattarsi e ad abbracciare questi cambiamenti per rimanere al passo con le tendenze del settore.”

Questa perla di saggezza dopo un pippone di cose scontate che ti fanno venire voglia di prendere a schiaffi il monitor (che, poverino, non ha colpe).

Seriamente: la risposta sopra, stereotipata, ricorda molto lo stile dei politici e dei calciatori. Però l’AI è “here to stay”, che lo vogliamo o no. E ci permeerà sempre di più. La cosa in fondo mi intriga, e conviene che per capire come cambierà il mondo del design iniziamo a giocare, sperimentare, usare tool come questo. Anche per sottrarli al megapotere delle grandissime aziende, che a me ispirano anche meno simpatia di ChatGPT (che appartiene alle grandissime aziende, alla faccia di Open AI). Io però ci faccio dei laboratori con le scuole, per vedere cosa ne pensano i ragazzi e cercare di guidarli ad un uso critico. Conviene che facciamo la stessa cosa su noi stessi per capire come si evolverà il mondo, non solo del design.

Lowie Vermeersch

I nostri strumenti diventeranno sempre più sofisticati, con l’intelligenza artificiale e una potenza di calcolo sempre maggiore che influenzeranno sempre più il nostro operato. Ma piuttosto che vedere questo come una diminuzione del ruolo del designer, penso al contrario che un designer dovrà diventare più informato, più consapevole della cultura e più determinato nelle sue convinzioni per essere in grado di agire come un curatore in quello che sarà un flusso continuo di proposte e variazioni generate dal software. I designer dovranno quindi dedicare il loro tempo più al saper prendere decisioni che alle competenze necessarie per generare e visualizzare idee. In un certo senso diventeremo tutti direttori del design e porre le domande giuste diventerà importante quanto dare le risposte giuste.

In secondo luogo, il design si evolverà sempre più verso approcci e collaborazioni trans-disciplinari, necessari per rispondere alle domande sempre più complesse a cui il design deve rispondere. Questo aumenterà ulteriormente il ruolo del designer, che si allontanerà dal maestro creatore originario per diventare un collaboratore creativo che sa come creare con e attraverso gli altri. Credo quindi che l’empatia diventerà la qualità principale di un buon designer.

Pasquale Volpe

Negli ultimi anni il cambiamento ha vissuto di un’accelerazione spaventosa. Non saprei. Vi consiglio di indossare la cintura di sicurezza.

Marco Ziero

Parlando da agenzia/fornitore esterno, penso che ci sarà un’accelerazione riguardante le figure orizzontali — anche con delle specializzazioni verticali — a discapito di chi ha una sola competenza specifica e verticale; questi spazi, secondo me, saranno sostituiti — come già sta avvenendo — dagli algoritmi per cui le persone dovranno orientarsi verso approcci più creativi; oltre al talento, allenarsi con la multidisciplinarietà credo possa giovare.

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