Qual è il progetto di cui sei più orgoglioso?

Migliorare la vita delle persone è un po’ la mission di noi designer. Forniamo l’approccio giusto al “problema”, progettiamo la sua soluzione, ci concentriamo su un’estetica attenta e funzionale all’esperienza delle persone. Progetti che nascono, che crescono, che rendono i designer di 15x30 fieri del loro lavoro. Anche a distanza di anni. Scopriamoli insieme. Buona lettura!

Fifth Beat
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11 min readJun 4, 2020

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Cristiano Siri

L’aver dato vita al capitolo locale di Roma delle Global Service/Sustainability Jam. È stata un’esperienza che ha permesso a centinaia di persone di entrare in contatto e iniziare a praticare il Design Partecipativo. Ha creato potenti e meravigliose sinergie e relazioni fra persone dai background più diversi che sono poi maturate in splendide amicizie, collaborazioni professionali e progetti. Viralmente ha contaminato numerosi ambiti, introducendo nuovi modi di lavorare assieme, di ascoltarsi e ascoltare per progettare.

Carlo Frinolli

Quello che racconto di più, perché rappresenta il valore del nostro lavoro, ovvero il caso dell’area riservata di Accredia: aver ascoltato le necessità lavorative di persone, che lavoravano piegate alle necessità di uno strumento tecnologico, e aver capito come potevamo essere di supporto a quel bisogno. Adottare uno strumento tecnologico adatto alle necessità delle persone e non il contrario. Nel mondo in cui tutti parlando di Trasformazione Digitale, questa mi sembra la lezione più bella e soddisfacente in questo senso.

Cesare Bottini

Niente nomi ma ce ne sono tanti. In genere quelli in cui sento di aver REALMENTE migliorato le vita di qualcuno, che è poi la missione di un designer. Spesso è solo un feeling dato che tra il design e l’execution ci sono troppi intermediari. Ma può bastare.

Daniela Petrillo

La messa a terra della customer journey del Centro Medico Santagostino. Un progetto lungo un anno, portato avanti con un team super giovane ma motivatissimo, che ha dato all’azienda un boost fortissimo in termini di servizio al cliente, ma che si è rivelata essere anche un potente strumento culturale e di linguaggio per le persone all’interno dell’organizzazione.

Clizia Welker

Probabilmente un progetto seguito l’anno scorso per una grande multiutility che sta mettendo in campo grosse risorse per innovare e rinnovarsi, in cui l’obiettivo del nostro lavoro era, oltre che progettuale, anche di natura organizzativa. Dovevamo cioè contribuire a formare un team neonato di CX che non possedeva le competenze di questa disciplina e accompagnare i membri del team in un percorso “learning by doing” perché potessero comprendere il valore di un approccio user driven e acquisire i principali strumenti — e soprattutto il mindset — dello user centered design.

Silvia Minenti

I progetti sono come delle relazioni sentimentali: quando ci sono dentro sono sempre fiera, quando finiscono ne vedo tutti i difetti e aspetto sempre il prossimo promettendomi che sarà quello di cui sarò più orgogliosa. Quindi, potrei rispondere che il progetto di cui sono più fiera è quello che devo ancora fare, ma ci sono stati dei progetti che mi hanno insegnato molto. Sono stati quelli in cui ho visto l’entusiasmo delle persone coinvolte e la voglia di mettersi in gioco. Nel mio futuro ci sono progetti che potrebbero rendermi molto orgogliosa, e per ora ciò che mi rende più soddisfatta sono le scelte che ho fatto. Ciò che rende un progetto bello sono: le persone, l’ambito e la complessità, intesa come impatto nella vita quotidiana di tutti. Ciò che mi rende orgogliosa di un progetto è quando percepisco che quello che sto facendo potrebbe spostare un po’ più in là la realtà che conosciamo.

Marti Patrizia

Permettetemi di citarne 2 e per motivi diversi:

  • Il primo è un progetto storico, nato alla fine degli anni 90 e finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Intelligent Information Interfaces. Il progetto si chiama HIPS (Hyper Interaction in Physical Space) e ha sviluppato una guida museale che adattava la narrazione allo stile di visita del visitatore, cioè alla geometria del suo cammino e a suo passo. È stato un progetto visionario per i tempi, non c’erano ancora tecnologie mobile per realizzare pienamente dal punto di vista tecnico il concept, ma siamo riusciti a realizzare il sistema e a testarlo nel Museo Civico di Siena. Questo progetto ha fatto scuola nel settore ed è ancora oggi attualissimo.
  • Il secondo progetto è ancora in corso ed è attualissimo. Si chiama Quietude, anche questo finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Wear Sustain. Abbiamo sviluppato insieme a 2 start up (T4All e Glitch Factory) un sistema di gioielli interattivi per persone sorde. I gioielli sono in grado di captare suoni di interesse (es. qualcuno che mi chiama, il campanello di casa, un allarme, il clacson) e di notificarli alla persona con vibrazioni, luci o cambiamenti di forma. L’app che completa il sistema, permette di registrare suoni personali e di settare le preferenze di notifica (luci, vibrazioni o cambiamenti di forma), oltre che riportare il nome del suono che è stato notificato. Il progetto vuole far riflettere sullo stigma sociale che i device medici creano, stigma dovuto al design povero, poco attento all’estetica e all’esperienza della persona. Tutti quelli che ho intervistato si vergognano di indossare apparecchi acustici e ogni altro genere di protesi. Il messaggio che voglio dare è un messaggio di inclusione. La disabilità non è una mancanza da colmare ma una opportunità per un design innovativo, etico e rispettoso della persona. I nostri gioielli sono molto belli, chiunque avrebbe piacere ad indossarli. Questo progetto sta avendo un certo successo. Ci hanno invitato ad esibirlo alla Biennale Internazionale di Arte Contemporanea a Firenze, ad Ars Electronica a Linz, a Dutch Design Week (Eindhoven), al Future Fest (Londra). Dal 16 Maggio al 16 Ottobre 2020 sarà esibito al museo Ulm, durante la mostra: Transhuman: From Prosthetics to Cyborgs. Speriamo che l’esposizione mediatica possa davvero stimolare una sensibilità in chi progetta ausili per persone con disabilità.

Domenico Polimeno

Il sito del giornale Der Freitag. Sono orgoglioso di questo progetto per tanti motivi diversi:

  • Per la prima volta ho fatto un’architettura dell’informazione in una lingua che non conoscevo (grazie Google Translate);
  • Perché siamo riusciti a far passare una proposta che anticipava i tempi in termini di design;
  • Perché ho fatto un prototipo che mi soddisfaceva davvero tanto!

alberta soranzo

Le mie figlie. Scherzi a parte, un progetto di behavioral change che condussi in Sud Africa qualche anno fa. Il nostro obiettivo era di aiutare individui sotto la soglia della povertà a cambiare il proprio futuro da un punto di vista economico e incoraggiare un rapporto più sano con il denaro. A dispetto di notevoli ostacoli (mancanza di un budget adeguato e poco tempo dedicato alla ricerca), i risultati del progetto non si sono fatti attendere e il programma è ancora in effetto ad anni di distanza.

Dino Amenduni

In Puglia, la regione in cui vivo, e a Bari, la città in cui vivo, il centrosinistra (di cui sono un elettore) vince ininterrottamente le elezioni dal 2004, salvo poi perdere sistematicamente le politiche (perché Bari e la Puglia sono terre “di destra”). Proforma, l’agenzia di cui sono socio, ha lavorato a tutte le campagne vincenti di questa stagione (Emiliano, Vendola, Decaro) e il fatto di essere stato un passante in questa stagione di oggettivo miglioramento delle condizioni di vita (in una congiuntura difficile sia per l’economia sia per la politica, soprattutto a sinistra) sarà comunque la cosa di cui andrò più fiero anche quando sarò fuori da questo mondo.

Erika Lauro

Un progetto di ricerca e analisi multi-mercato per creare una roadmap strategica di progetti per ridisegnare il futuro di Toyota Europa. Team piccolissimo, 2 designer e 1 data analyst, 70 ore a settimana per più di 7 settimane. Pesantissimo. Ma vedere questa roadmap proiettata ad una conferenza interna internazionale come progetto digitale d’eccellenza è stato commovente.

Daniela Selloni

Forse uno dei primi che ho svolto, non so se perché con il tempo mi ci sono affezionata o se perché fu al tempo un lavoro pionieristico. Si tratta del progetto di design dei servizi e innovazione sociale “Cittadini Creativi”, partiva dall’idea di progettare dei servizi di interesse pubblico insieme a un gruppo di cittadini milanesi, usando un approccio di co-design molto spinto. Più che il risultato in termini di servizi generati, è stato il risultato in termini di lasciti culturali e di disseminazione che ho svolto dopo a essere interessante: ho viaggiato per circa un anno e mezzo a parlare con pubbliche amministrazioni, enti e imprese interessate a ripetere l’esperimento, e questo ha portato anche rilevanza “politica” al tema del co-design dei servizi. E poi ho scritto un libro che ne parla: CoDesign For Public-Interest Services.

Giovanni Ruello

Sweetworxx, il primo servizio per il quale contribuì al lancio. Una piattaforma che aveva come motto “Your car needs to go to the workshop.You don’t”. Era una piattaforma B2B2C che si prefiggeva di ridurre i “pains” legati alla manutenzione e riparazione di autovetture. Tramite dei driver, che venivano prenotati tramite una App, le auto venivano trasferite verso e dalle autofficine. Sempre tramite App i clienti erano certi della trasparenza dei costi, della tipologia e della qualità delle riparazioni. Processi di back-end assicuravano l’approvvigionamento dei pezzi di ricambio al miglior prezzo. Racconto il tutto al passato perché purtroppo il servizio ha avuto vita breve.

Debora Manetti

Per quattro anni sono stata consulente e creative director per una delle più grandi cooperative di consumo d’Italia: Unicoop Firenze. Una rete fatta di 16 centri commerciali e numerosi punti vendita, per i quali abbiamo realizzato un’identità visiva completa, fatta di segni grafici non solo decorativi ma strumenti di storytelling e comunicazione dei valori e delle esperienze della cooperativa. Un unico linguaggio visivo coordinato e declinato tra segnaletica esterna, interna, parcheggi, informazioni di cortesia, archigrafìa e linee guida per la comunicazione web, social e commerciale dei centri. Per questo progetto sono state disegnate 3 famiglie di caratteri da usare ciascuna per determinati contesti, corredate da una larga gamma di illustrazioni coordinate. Un progetto per il quale abbiamo portato a casa numerosi premi e toccato con mano la differenza della percezione degli utenti.

Simone Borsci

Un progetto per il redesign di un prodotto diagnostico per facilitare l’utilizzo appropriato di sondini nasogastrici, che è attualmente in sperimentazione in 10 ospedali in UK.

Luca Simeone

Dopo un po’ di anni passati a scrivere e insegnare, ora mi sto appassionando a un progetto su cui sto lavorando per National Geographic. Sono tornato a pasticciare con font, colori, allineamenti e transizioni.

Laura Bortoloni

Il sistema di identità visiva per ARA Percorsi Creativi Rurali. È un progetto realizzato dallo studio che dirigo, Ida, per una piccola associazione culturale della remota provincia italiana. ARA ha messo in relazione aziende agricole, designer e cittadinanza creando nuovi modi per conoscere ed esplorare il contesto rurale intorno la città. E la cosa bella è che si è tolto la soddisfazione, oltre che di interpretare un progetto utile, di portare a casa anche qualche riconoscimento e premio.

Antonio Romano

I progetti sono come i figli e, quando ne hai fatti tanti, è davvero difficile dichiarare quale sia quello che ti rende più orgoglioso.

Laura Bustaffa

Qualche anno fa, con altri quattro designer abbiamo costruito da zero l’e-commerce per un importante marchio di abbigliamento di lusso italiano. Sono stati (pochi) mesi estenuanti ma vedere quanto le mie soluzioni sono state longeve e profittevoli mi ha reso molto orgogliosa.

Alessandro Nasini

Uno in particolare, estremamente impegnativo e tuttora in corso: un social network per la terza e quarta età con funzioni e servizi specifici. Sono ben lontano dalla conclusione (posto che possa mai considerarsi tale) ma quanto ho costruito fino ad oggi, ovviamente con l’apporto di molti altri, mi convince molto.

clementina gentile

Se posso permettermi il lusso imbarazzante di essere nostalgica, sono ancora molto orgogliosa del mio progetto di laurea che ho condotto per un museo di Rotterdam. Il progetto consiste in un percorso educativo per bambini che prevede un’esperienza interattiva e low-tech nel museo e un momento di riflessione e apprendimento a scuola con l’uso delle lavagne interattive. Il progetto si chiama Museumvirus e nel 2012 è stato nominato vincitore del Core77 Service Design Award nella categoria studenti.

Valentina Catena

Sono molto grata del mio percorso umano- delle persone che incontro e con cui lavoro. Sono orgogliosa di ospitare e di essere ospitata nel Progetto-Vita.

Federica Fragapane

Un progetto a cui sono legatissima è The Stories Behind a Line, una narrazione visiva del viaggio di sei richiedenti asilo arrivati in Italia nel 2016. Ho incontrato i sei narratori in un centro di accoglienza a Vercelli, la città in cui sono nata. Durante i nostri incontri ho chiesto loro informazioni e dati sui loro viaggi con lo scopo di raccontarli visivamente, dando una forma percepibile a queste esperienze, lunghe e spesso dolorose. Ho scelto appositamente di chiedere loro informazioni molto semplici e chiare — giorni di viaggio, chilometri percorsi e mezzi di trasporto — perché volevo fornire un racconto razionale e semplice. Un punto focale per me: penso che un fenomeno così complesso meriti razionalità e anche una chiarezza semplice, per essere comunicato e compreso adeguatamente. In più ho detto loro che avrei annotato qualunque commento, nota o ricordo che avrebbero voluto aggiungere al loro racconto. Il progetto finale è un sito in cui visualizzazioni di dati si combinano ai loro ricordi. È un progetto a cui tengo molto e che mi ha permesso di utilizzare le potenzialità della data visualization non solo per comunicare alle persone, ma anche per dar voce a chi non ha piattaforme: un aspetto su cui vorrei continuare a lavorare.

Laura Licari

Senza dubbio resta tra i miei progetti preferiti il redesign del digital language e della content strategy di AXA global, progetto iniziato dalla ridefinizione dell’approccio strategico corporate ed evoluto poi nella declinazione delle digital guideline web e mobile per tutti i siti internazionali. Un progetto ambizioso che, partendo da una comunicazione incentrata sui bisogni degli utenti e che valorizzasse le storie di innovazione già esistenti all’interno di AXA, ha avuto un impatto significativo sull’organizzazione e sul brand. Sono orgogliosa perché, a fronte di un brief sfidante, l’approccio non convenzionale alla comunicazione del brand continua ad essere consistente con il concept disegnato nel 2015. Questo è stato sicuramente possibile grazie al buy-in di stakeholder interni con una visione chiara e ad un team internazionale di talenti appassionati e motivati che ha affrontato con me il progetto come una start-up, iterando sui feedback degli utenti e valutando la sostenibilità sul lungo termine di ogni decisione di design anche sugli aspetti organizzativi e di produzione.

Daniela Sangiorgi

Penso il progetto a cui sto partecipando ora che si occupa della trasformazione dei sistemi di cura della salute mentale, chiamato Recovery.Net. Progetto finanziato da Fondazione Cariplo e coordinato dagli Spedali Civili di Brescia.

Matteo De Santi

Questa è facile: IO, l’app dei servizi pubblici. Spero che la risposta resti questa anche fra un anno. :)

Paolo Ciuccarelli

Il progetto più importante per me, e che mi rende più orgoglioso, non è un artefatto ma una “organizzazione”: il laboratorio di ricerca DensityDesign al Politecnico di Milano. Un progetto “vivo” e che sta crescendo bene. Spero di poter essere presto altrettanto orgoglioso anche della nuova “organizzazione” di cui mi sto occupando ora qui a Northeastern — Il Center for Design — siamo partiti bene. :)

Marco Giglio

Molte industries sono percepite oggi come commodities (energy, telco, banche, insurance). Le aziende, per stare sul mercato, hanno bisogno di nuovi significati, di una nuova promessa per i propri clienti in risposta ai loro bisogni attuali o latenti. È la risposta a questi bisogni che genera valore e rende quindi una nuova soluzione rilevante per il cliente che abbandona così il vecchio per il nuovo, generando innovazione. Non esiste innovazione senza adozione. L’innovazione è quindi il risultato di una ricerca di rilevanza. È per questo motivo che la persona è al centro del processo di innovazione e che lo “Human centered design” è diventato un approccio fondamentale. I progetti di cui sono più orgoglioso sono quelli che hanno un impatto sulla cultura aziendale, oltre che una rilevanza per l’utente, rafforzando e diffondendo un approccio genuinamente “customer centrico”.

Daniele De Cia

Aver contribuito a creare l’azienda in cui lavoro, NiEW.

Salvatore Larosa

Diversi. I primi servizi multimediali in mobilità, il primo test di usabilità strutturato che abbiamo condotto in azienda, la nostra prima metodologia strutturata di design, il programma di digital transformation, il Personal Finance Manager che abbiamo concepito portando per la prima volta metodi di design jam, il primo design sprint. Però adesso mi sto occupando di due cose molto ambiziose: il design applicato alla qualità della vita dei colleghi e l’integrazione del design in attività professionali svolte tradizionalmente da non designer.

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