Qual è un progetto che non hai fatto tu e che ti ha dato ispirazione?

Fifth Beat
15x30
Published in
10 min readNov 13, 2023

Un progetto ben fatto è sempre fonte di ispirazione e ricarica positiva per chi ogni giorno prova a cambiare le cose lavorando per il bene comune. Questo è quello che ci hanno raccontato le persone di 15x30, buona lettura!

Matteo Balocco

A livello globale, Ethereum è un progetto stupendo. Vitalik Buterin ha saputo ampliare gli orizzonti di un progetto già di per sé geniale come Bitcoin, aggiungendo alla blockchain il layer funzionale degli smart contract. A livello italiano, un progetto conosciuto meno di quanto avrebbe meritato è sicuramente Good50x70 di Pasquale Volpe. Good50x70 è stato un progetto di design etico e sociale, che ha coinvolto migliaia di designer nella definizione di campagne di comunicazione sociali non profit.

Elvira Berlingieri

Ispirazione nel senso di interesse ed entusiasmo: Midjourney, Deforum e Stable Diffusion, Chat GPT, Copilot, Alpaca 7B, e la lista aperta di tutto quello che sta uscendo nel settore AI in questi giorni. Ci sono tantissimi progetti che stanno ridisegnando il presente in modo così veloce da farlo sembrare il classico futuro letterario, arrivato mentre eravamo impegnati a fare altro.

L’AI non è (almeno non ancora in questa settimana) il genio della lampada: è un modello generativo e le risposte sono soggette a revisione umana, le fonti spesso discutibili o manipolabili e non c’è alcuna aspettativa di privacy (anche se merita seguire come si evolveranno sia i provvedimenti del Garante privacy italiano e gli altri se ne seguiranno, e il concetto di trattamento dati per fini statistici stabilito dal GDPR e dalle direttive ad esso precedenti) ma anche in questa versione grezza su cui stiamo tutti più o meno giocando è chiaro che coloro che vivono di sistemi di informazione specializzata e settoriale sono in grado di di generare un alto livello di query design e metterne a frutto le capacità senza farsi trarre in errore dai limiti, primo fra tutti il selection bias e la limitatezza dei dati di training. Nei prossimi mesi tutti inizieremo a studiare il Prompt Engineering per ogni settore e diventerà una skill capace di fare la differenza nella qualità del servizio prestato.

I problemi giuridici sono numerosi, primo fra tutti il perpetrarsi di ingiustizie dovute ai bias esistenti, specie sessismo, razzismo e forme di discriminazione. Le ramificazioni sono insidiate in tutto, e si pensi agli usi dell’AI in medicina ma anche come analisi per accesso al credito da parte di un individuo o selezione per un posto di lavoro. O, peggio, quale strumento per predire la pericolosità di un reo. E anche quali effetti ha la generazione di contenuti da parte dei sistemi AI in materia di proprietà intellettuale (Getty e alcuni artisti, ad esempio, hanno proposto azioni legali contro le pratiche di training degli algoritmi di Stability AI per Stable Diffusion, e Midjourney, fra gli altri). Ma invece di fermarci dobbiamo capire come diventare solidi e arginare gli errori. Se c’è un sistema capace di democratizzare l’accesso alla conoscenza ancora di più di quanto internet stia già facendo e abbia fatto è proprio l’AI, perché ti permette di studiare e capire tutto come se avessi un tutor accanto. Rende ogni concetto in qualsiasi materia in qualsiasi lingua accessibile a chi vuol capirlo.

Il mondo dell’illustrazione sta prendendo una direzione tutta sua: i risultati sono artisticamente straordinari, nel senso che riescono a riprodurre la narrativa espressiva delle immagini a cui siamo abituati comunemente, fino a che non si bloccano nell’uncanny valley. Quello dell’animazione, che era già altamente computerizzato, in modo anche maggiore. Quello che è fondamentalmente cambiato è che non sono più tentativi primitivi, anche se è difficile parlare di uno “stile’ in senso artistico dato che anche qui siamo ancora nell’algoritmo generativo (che è forse uno stile a parte, ma c’è tanto da discutere). I problemi di diritto d’autore e diritti connessi (parliamo dei diritti sui database) sono diversi, ma il futuro si sta scrivendo mentre parliamo e sicuramente l’AI sarà un tool anche per l’arte. L’industria di settore già sceglie se dirigere la mano di un illustratore ad attingere alla propria immaginazione o a correggere gli errori di Midjourney (c’è ancora il dito di troppo) con Photoshop.

Che succederà agli artisti viventi? Quello che per ora possiamo dire per certo è che il training in questo caso passa necessariamente dal dato generato da un essere umano (l’immagine) e l’espressione artistica è data anche e soprattutto da quanto noi umani riusciamo a relazionarci con l’opera d’arte, quindi avremo sempre bisogno di artisti umani, nel senso di illustratori. Forse alcuni inizieranno a chiamare arte il prompt engineering per le arti visuali. Probabilmente esperimenti come Deforum che hanno lo scopo di rendere la machine learning image synthesis open source apriranno la strada ad una nuova generazione di artisti digitali. Vedremo.

Marco Bertoni

Sono attratto dal pensiero sistemico e dal designerly thinking (da non confondere con il design thinking, mi raccomando) per questo ho apprezzato molto un progetto di open-collaboration fondato da Christian Sarkar e Philip Kotler: The Wicked 7. Lo scopo è individuare e condividere risposte per affrontare con gli strumenti del pensiero sistemico quelli che loro considerano i sette “wicked problem” più urgenti: la morte della natura (cioè la crisi ambientale globale), la disuguaglianza, l’odio e il conflitto, il potere e la corruzione, il lavoro e la tecnologia, la salute e il sostentamento, la popolazione e le migrazioni. La sfida che hanno lanciato ha come primo passo il tentativo di mappare le cause e gli effetti dell’interazione di questi problemi complessi tra loro. Chiunque può partecipare inviando la sua mappa. Sebbene il progetto sembri in pausa e le mappe pubblicate non siano molte, questo, per me, è un esempio eccellente di come il design possa e debba essere uno strumento di cambiamento sociale.

Nicola Bonora

Il sito di sense.org.uk. Un lavoro di semplificazione enorme, dove il concetto di semplice è il risultato di un processo di eliminazione del superfluo visibilmente basato su un percorso di comprensione del contesto, delle persone, del contenuto profondo e saggio (si scorge la wisdom della piramide DIKW).

Salvatore Chiarenza

Non ho in mente un progetto particolare. In generale invidio molto le persone che lavorano a progetti che uniscono fisico e digitale. I miei preferiti sono quelli in ambito museale, ma ho visto bei progetti anche nel settore retail.

Alex Conconi

La missione Apollo 11. Portare degli astronauti per la prima volta sulla luna e poi a casa in sicurezza (con la tecnologia degli anni sessanta!) è stata un’impresa formidabile, una sintesi ideale di tanti elementi: visione, organizzazione, coraggio, capacità umane, scienza ed ingegneria.

Mafe de Baggis

Il primo che mi viene in mente è Veralab, il brand di cosmetici creato da Cristina Fogazzi, nota anche come Estetista Cinica. Fogazzi ha dimostrato che si può fare molto bene marketing senza chiedere permesso e senza cambiare le proprie idee e il proprio modo di comunicare, invece di adattarsi al mercato ha creato un mercato nuovo.
Su un piano un po’ più tecnico sono molto affascinata dalla diffusione delle Private Label in farmacia o nell’hospitality, una classica soluzione semplice e geniale per unire branding e prodotto.

Giovanna de Vincenzo

Le attività realizzate dall’Ufficio di Statistica di Bologna per l’analisi del territorio!

Andrea Ferraresi

Il Kernel di Linux e tutta la storia di opensource che c’è dietro.

Federico (Chicco) Ferretti

3 progetti: 1 La vespa di Enrico Piaggio e Corradino D’Ascanio, per “l’equilibrio progettuale socio-industriale” 2 la Zuccheriera- Formaggiera Java di Enzo Mari per Danese (poi Alessi) per gli “incastri teorico-funzionali”, la tazzina di Joe Colombo per Alitalia, per la sua “sezione umilmente sintetica”.

Roberta Grimaldi

Mi ispirano i progetti di service design che hanno un impatto sociale, soprattutto se non puntano, solo, ad una soluzione digitale ma innovano, in maniera più ampia, nell’ambito di riferimento.

Sara Groblechner

Tutti i deck realizzati dell’agenzia di Presentation Design, Ochi. Ogni progetto studiato da loro mi sprona a fare meglio. Ihor e Kseniia, fondatori di Ochi, mi confermano ogni giorno che ciò che sto portando avanti, funziona e crea valore.

Daniela Iozzo

Mi viene naturale prendere ispirazione da svariati prodotti digitali che giudico di qualità già nel quotidiano, innanzitutto come utente finale, poi come designer.

Maria Cristina Lavazza

Posso dirti un progetto a cui mi sarebbe piaciuto partecipare: Dollar street di Gapminder (gapminder.org), un progetto titanico che senza parole ti restituisce la complessità del mondo che viviamo. Inoltre ti mostra in pratica cosa significa osservare e narrare in assenza di qualsiasi giudizio (non è esattamente il lavoro del designer?).

Giovanni Marazita

Non saprei indicarne uno in particolare, cerco ispirazione ogni giorno.

Tobia Marconi

Difficilissima questa domanda, la sto tenendo per ultima e non la sblocco. Il nostro lavoro è fatto di stimoli e riferimenti, che mi fa venire in mente “Ruba come un artista” di Austin Kleon come sesto libro extra per la lista in presentazione. Far emergere un singolo progetto da questo mare è un sfida.

Mi lancio citando i progetti di personalizzazione dell’esperienza condotti in particolare da Netflix ma anche da altri mostri sacri della personalizzazione dei servizi e dei contenuti. Tutte esperienze che ho incontrato scrivendo la mia tesi magistrale sui sistemi di raccomandazione. Osservare come l’approccio alla personalizzazione dei contenuti sia tracimato fino ad essere applicato nella personalizzazione della struttura e dell’interfaccia, e quindi nell’esperienza di fruizione di quei contenuti. Ha ispirato e formato gran parte della mia concezione di “flessibilità” nella progettazione, che cito in un’altra domanda più avanti. Tra l’altro questa ispirazione ha reso la settima delle dieci euristiche di Nielsen “Flexibility and efficiency of use” la mia preferita in assoluto, e un concetto che tengo sempre in superficie e a cui presto particolare attenzione quando progetto.

Elena Marinoni

Tutti i progetti che da 16 anni a questa parte i miei studenti hanno realizzato, o al Politecnico o in Istituto Marangoni.

Erica Moreti

Sono sempre molto entusiasta dei progetti fatti da Space10 o di Google X. Li seguo spesso. Amo le invenzioni di Jacques Custeau e gli scenari creati dalle diverse aziende nelle Expo dagli anni 30 a 70, come per esempio World of tomorrow nel 39.

Nicole Nardelli

La progettazione delle esperienze nei parchi Disney. È incredibile come sia tutto progettato nei minimi dettagli, non solo l’esperienza delle attrazioni in sé ma anche tutto quello che ci sta intorno. Ho trovato super interessante la gestione delle code e di come hanno trasformato un momento negativo come quello dei lunghi tempi di attesa in un’esperienza vera e propria, e di tutte le tattiche psicologiche messe in piedi per ingannare la percezione del tempo.

Alice Orrù

Uno dei progetti che cito di più è la presentazione “How privilege defines performance” di Tatiana Mac alla conferenza PerfMatters del 2019: un prezioso intervento che mi ha aiutata a identificare il punto in cui performance tecnologica, accessibilità e design inclusivo si intersecano e camminano insieme.

Beatrice Pedrini

Share the Meal, una app mobile di crowdfounding, che permette a chiunque abbia uno smartphone di donare in un attimo un pasto da US$ 0.80.

Elena Piovan

Seguo con interesse gli sviluppi relativi al Team per la Trasformazione Digitale: trovo fonte di ispirazione vedere quali enormi passi avanti siano già stati fatti e quali altri siano in preparazione, in un tema così assolutamente complesso come la PA e i servizi al cittadino.

Donatella Ruggeri

Patagonia. Un brand intero più che un progetto. Ambientalismo, giustizia, qualità ed integrità sono i valori del brand — aggiornati nel 2022 per il loro 50esimo anniversario. Patagonia incarna la bellezza del fare impresa (e prodotto) rimanendo autentici e vicini ai propri valori. Ho anche una foto di me che leggo “Let my people go surfing” di Yvon Chouinard tra una lezione di surf e l’altra, su una spiaggia di Gran Canaria.

Davide Tarasconi

Il problema dei progetti altrui è che — in quest’epoca di fare a gara a chi ha il case study più scintillante o il TED Talk con più visualizzazioni — non sai mai come è andata davvero, tutto è ricoperto da uno strato molto spesso di storytelling più o meno veritiero.

Quindi scelgo un progetto che ho visto da vicino: mia mamma ha gestito una gastronomia da sola per quasi 15 anni. Questo “progetto”, se così vogliamo chiamarlo, mi ha insegnato quasi tutto quello che c’è da sapere sull’essere un professionista, e che c’è sempre una persona, oltre il professionista.

Mi ha insegnato che si può essere bravi e fallire. Mi ha insegnato che arrendersi e cambiare strada è lecito. Mi ha insegnato che i soldi sono importanti ma non possono essere un obiettivo. Mi ha insegnato che ci sono sacrifici che diventano molto più facili, se si ha passione per quello che si fa. Mi ha insegnato che si può continuare a imparare ed essere entusiasti del proprio lavoro per tutta la vita.

Giorgio Trono

Quello messo in piedi da Civilla, uno studio di service design, per lo stato del Michigan: insieme hanno reso più semplici la procedura e i moduli necessari per accedere ad alcuni programmi di assistenza socio sanitaria. Un progetto lungo e complesso con un grande impatto sociale: ne hanno beneficiato le fasce più deboli della popolazione.

Matteo Uggeri

Mi verrebbe da dire il serious game “Venti Mesi” di We Are Muesli. Lo cito di continuo nei miei interventi formativi perché è l’esempio di un videogioco narrativo bizzarro e geniale. Parla del periodo storico della Resistenza ma è anche un formato perfetto a cui ispirarsi nel momento in cui si vuole progettare (o far progettare ad altri) dei giochi con un portato formativo o trasformativo su chi li usa. Se non capite cosa sto dicendo sono più che disposto a spiegarlo meglio. Se ci giocate lo capite da soli, è pure gratis.

Lowie Vermeersch

La Tucker 48, un’auto progettata negli anni ’40 da Preston Tucker. Un progetto che ha alimentato i miei sogni di bambino, sia per quanto riguarda il design delle auto, ma anche per la bellezza di una persona indipendente che affronta il mondo armata di grandi idee e passione.

Pasquale Volpe

La scuola di arti e mestieri del Bauhaus.

Marco Ziero

Mi vengono in mente NeN e Serenis da un punto di vista di personalità: la competenza non si discute ma hanno un’identità verbale che non si prende troppo sul serio riscuotendo della sana curiosità e simpatia.

--

--

Fifth Beat
15x30
Editor for

We design products and services for people, with people. https://fifthbeat.com/