Quale progetto, che non hai fatto tu, ti ha ispirato molto?

Laboratori creativi, comunità di pratica, la natura che ci circonda, l’arte, le ONG. Idee grandi e piccoIe già sviluppate in cui i designer trovano la “scintilla” per il loro lavoro. Momenti di grande ispirazione e di studio, progetti che fanno battere il cuore. Buona lettura!

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8 min readMay 21, 2020

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Cristiano Siri

Gli u.Labs organizzati dal Presencing Institute diretto da Otto Scharmer, autore di Theory U. Sono MOOC (Massive Open Online Course) che oltre alla parte didattica online, invitavano a creare Hub fisici locali con incontri pratici periodici, formazione di comunità e prototipazione di progetti locali e globali utilizzando i principi e il framework di Theory U. Dopo i primi anni sono cresciuti e sono stati inclusi in un più ampio progetto chiamato The Societal Transformation Lab, andando a formare una costellazione sinergica di corsi, eventi e iniziative “with the purpose to co-activate a worldwide movement for profound civilizational renewal. The aim is to bridge the three major divides of our time: the ecological divide (climate crises, destruction of our planetary ecosystems), the social divide (inequality, destruction of our societal ecosystems), and the spiritual divide (surveillance capitalism, destruction of our human-creative ecosystem)”. Da questa costellazione di iniziative sono fioriti molteplici Hub locali, comunità attive consapevoli dei punti ciechi del nostro sistema capaci di contaminare il loro intorno e di progettualità.
Cito anche il Deep Adaptation Forum di Jem Bendell: An international space to connect people, online and in person, and in all spheres of life — to foster mutual support, collaboration, and professional development in the process of facing societal collapse. Embodying and enabling loving responses to our predicament. Reducing suffering, while saving more of society and the natural world.

Carlo Frinolli

Nella puntata del podcast che ho registrato con Daniela Petrillo, stimata collega e amica impagabile, ho detto che ho scelto un ospedale in cui farmi operare grazie al sistema di wayfinding che avevano adottato. L’ospedale era il San Raffaele di Milano e quello che mi ha fulminato non è stata l’adozione di una soluzione tecnologica e avanzata ma un’idea semplice e efficace. Questo tipo di progetti mi ispira: porsi il problema dal punto di vista delle persone, qualunque ruolo abbiano, per risolverlo nel modo più semplice e diretto. È il primato del progetto e dell’idea sull’esecuzione. Mi piacciono quindi i progetti che risolvono il problema con eleganza, senza dover per forza scomodare grandi tecnologie.

Cesare Bottini

Sono costantemente bombardato da oggetti, spazi e situazioni che avrei voluto progettare; non c’è un progetto in particolare ma un flusso costante di stimoli che incrocia la mia vita giorno dopo giorno.

Daniela Petrillo

Il progetto del Butaro District Hospital, in Rwanda, di Mass Design Group. C’è tutto: il territorio, la cultura del costruire, la cura della malattia, il rispetto per il lavoro e la dignità delle persone, la partecipazione e la bellezza dell’architettura finita.

Clizia Welker

Sicuramente Ideo.org: l’impatto sociale e il pensiero di potere, con il mio lavoro, migliorare la vita delle persone è stato il primo aspetto che mi ha portato nel mondo del design. Inoltre, essendo arrivata al mondo del design attraverso un percorso non lineare e diretto, un pezzo incisivo della mia formazione e comprensione di questo ambito lo devo proprio ai corsi online di Ideo.org.

Silvia Minenti

Ci sono stati molti progetti che mi hanno ispirata, dall’arte al prodotto, ai servizi. Tornando molto indietro nel tempo il progetto che mi colpì fu anche quello che mi fece capire come qualcosa stesse cambiando: il ruolo del designer e il modo di progettare. Non era più una questione di materiali, finiture, forme e viti, ma di ecosistemi, in cui il ruolo del designer era quello di strutturare e coadiuvare la creatività diffusa. Il progetto in questione, è una pubblicazione del Politecnico a cura di Ezio Manzini del 2007 “Collaborative Services, social innovation & design for sustainability”: una carrellata di progetti, ancora oggi in parte validi, in cui vi era l’embrione di quella che oggi chiameremmo “sharing economy” o “platform as a service”, raccontati però dalla parte del designer e del progetto. Ancora oggi questa raccolta è fonte di ispirazione.

Marti Patrizia

Nel 2008 ho conosciuto Kees Overbeeke, professore a TUe, e questo incontro ha davvero cambiato il mio modo di fare ricerca nel design. Ho fatto un periodo sabbatico al dipartimento di Industrial Design della Eindhoven University of Technology, nell’allora Designing Quality in Interaction Group che Kees dirigeva, e dopo qualche anno sono diventata professore ordinario part time in quel dipartimento. Tra i progetti che mi hanno ispirato ci sono le tesi di PhD di Stephan Wensveen (A tangibility approach to affective interaction), Joep Frens (Designing for rich interaction: integrating form, interaction, and function), Bart Helgeveld (Lingua Bytes), Philip Ross (Ethics and aesthetics in intelligent product and system design).

Domenico Polimeno

Gov.uk! Trovo che sia un lavoro enorme, che ha cambiato il punto di vista su come la tecnologia può davvero cambiare sistemi pachidermici come l’apparato burocratico. Per me è un punto di riferimento per tutto!

alberta soranzo

Da qualche anno mi interessa molto la progettazione delle relazioni e degli ambienti di lavoro. Traggo molta ispirazione dai progetti di ricerca di Pim de Morree e Joost Minnar (Corporate Rebels), in cui analizzano i fattori che contribuiscono alla trasformazione sostenibile di aziende intorno al mondo. In un contesto globale che tende all’omologazione, il loro approccio, diretto e curioso ma estremamente efficace, sottolinea l’importanza della ricerca e promuove la protezione della dimensione umana in contesto professionale.

Dino Amenduni

Mi ispirano tutti quelli che sacrificano pezzi significativi della propria vita per aiutare gli altri, a partire dai politici bravi. Ho un latente ma costante senso di colpa per non aver fatto politica in prima persona e aver deciso di contribuire nel dietro le quinte, immaginando di essere più utile così. Non so se sia vero o se sia semplicemente un alibi, lo scoprirò nei prossimi anni, quando a un certo punto mi toccherà fare un bilancio di quanto ho “mosso” come consigliere e domandandomi se avrei mosso di più in prima linea.

Erika Lauro

Il primo che mi viene in mente ora è l’app “Too Good to Go”. L’ho usato spesso ad Amsterdam e vedere un prodotto digitale che opera per la sostenibilità e riduce lo spreco alimentare è una cosa che mi rende fiduciosa nel cambio delle abitudini delle persone.

Daniela Selloni

Diciamo che tutti i progetti di Hillary Cottam sul Relational Welfare sono stati molto ispirativi, sono progetti di servizi, con una visione che li guida molto esplicita. Poi sicuramente ce ne sono molti altri che non mi stanno venendo in mente.

Giovanni Ruello

  • AirBnb, che ha rivoluzionato il mondo dei viaggi e turismo con un approccio di platform business in continua evoluzione;
  • Kuja Kuja”, una piattaforma di ideo.org che aiuta i rifugiati a valutare i servizi che incontrano una volta arrivati nei Paesi di destinazione (una via di mezzo tra Yelp e The Green Book);
  • le ONG che solcano le onde del Canale di Sicilia per aiutare chi cerca una vita migliore.

Debora Manetti

Adoro i sistemi di identità visiva fatti da Paula Scher. Ad esempio The Public Theater e New Jersey Performing Arts Center.

Simone Borsci

Un progetto sulla trust in autonomous cars di circa 4 anni fa da Jaguar Land Rover in collaborazione con l’università di Nottingham.

Luca Simeone

In generale, i lavori di agenzie come North Kingdom, Wieden + Kennedy, Firstborn o Birdman, per citarne alcune.

Laura Bortoloni

Ne scelgo uno recente: la realizzazione di “The Happy Film”, il documentario in cui Stefan Sagmeister usa se stesso come materia di progettazione e testa tre modi in cui si può ricercare la felicità: meditazione, psicoterapia, psicofarmaci. Ho avvertito quel carattere di necessità che per me è la cifra dei progetti che hanno senso.

Antonio Romano

A memoria, non mi viene in mente un progetto in particolare. Posso dire che sono tante le fonti di ispirazione e sempre meno queste derivano da un lavoro sviluppato da un collega. Si “ruba” da altri mondi: la storia dell’arte rimane ad esempio il giacimento più saccheggiato, e poi ci sono i viaggi “fisici” o la navigazione in rete, la scoperta continua di “universi costruiti” che non smettono di sorprendermi.

Laura Bustaffa

Mettiamone due, così mi perdonate se sono un po’ scontati:

  • La mappa della metropolitana di New York di Vignelli. Non riesco a non citarla se penso a quanto è anziana e quanto non lo sembri.
  • Il sistema di design di Gov.uk. Non è un design bellissimo ma è funzionale, si basa sull’accessibilità e sulla chiarezza. Inoltre trovo ammirevole la capacità di eseguire coerentemente un intero corpus e renderlo adattabile a tutti gli altri siti del governo inglese. Da UX designer ammiro moltissimo il team che ci ha lavorato.

Alessandro Nasini

Molti, ma uno nella sua semplicità mi ha colpito molto qualche anno fa: quel sistema semplicissimo per ricavare punti di illuminazione interna per le baracche in lamiera di tante baraccopoli, usando solo bottiglie di plastica usate, acqua e varechina.

clementina gentile

Mi ispirano molto i progetti ad ampio spettro che hanno come obiettivo un profondo cambiamento sociale e culturale. Dai progetti di Ideo.org alle collaborazioni sempre più frequenti tra agenzie di design e istituzioni amministrative e governative: Gov.uk é il principale e più rinomato esempio ma ce ne sono sempre di più. Un progetto made in Italy molto bello è Chayn Italia, una piattaforma che fornisce supporto contro la violenza di genere.

Valentina Catena

Difficilissimo scegliere. Forse il più ispirativo è l’edx Ulab: Leading from the emerging future, un MOOC online di pratiche di leadership trasformativa. Rimanendo in Italia, sono molto curiosa di Meeters: un’associazione di promozione culturale che, con la scusa del turismo del territorio, di fatto crea comunità. Un altro progetto da tenere sott’occhio per me è: ImpactOn, un raccoglitore di blueprints per l’impatto sociale.

Federica Fragapane

Quando anni fa sono entrata in contatto con il lavoro di Stefanie Posavec ne sono rimasta molto colpita: sia per l’estrema eleganza dei suoi progetti che per l’approccio analogico alla raccolta dei dati. Il suo progetto Writing Without Words è uno dei miei preferiti.

Laura Licari

Il più recente è il Tesla Cybertruck: è riuscito a rappresentare una disruption con il settore dell’automotive non solo lato tecnologico e di servizio ma anche lato design di prodotto. È una mossa molto coraggiosa che dà un messaggio forte rispetto ad un macro trend che vede l’innovazione incrementale come unica scelta possibile lato design.

Daniela Sangiorgi

Mi ha ispirato molto il lavoro svolto prima da Red Design group al Design Council, che poi è diventata Participle, con il loro concetto di Relational Welfare e il loro obiettivo di lavorare alla trasformazione radicale del sistema di Welfare.

Matteo De Santi

Eh, sono troppi, davvero troppi. In un sacco di ambiti. Perdonatemi ma non me la sento di sceglierne uno.

Paolo Ciuccarelli

Più che un singolo progetto mi ispira il pensiero progettuale, la capacità di produrre progetto con continuità e coerenza pur evolvendo, al di là del singolo “evento”, il pensiero progettuale di Buckminster Fuller ad esempio, o, più vicino ai miei temi di ricerca, quello di Santiago Ortiz e Pedro Cruz.

Marco Giglio

I progetti che mi hanno ispirato sono tantissimi e di ogni tipo! Per dirne uno a cui sono affezionato e che ho appena riscoperto: Little Inventors per la capacità di creare nei piccoli una cultura dell’esplorazione; “A space for being” di Google al Design Week 2019 e l’evento organizzato da HBO a Las Vegas per il Ces 2020.

Daniele De Cia

Mi piace moltissimo l’idea alla base di Helix: andate a scoprirla!

Salvatore Larosa

Tantissimi. Sono una persona molto permeabile. Il mio più recente momento di forte ispirazione e carica di motivazione è stato all’ultimo Information Architecture Summit di Architecta, in cui ho visto l’impatto profondo che il service design e il lavoro sull’empatia di Daniela Petrillo hanno avuto nel rivoluzionare il concetto di ospedale, ospedalizzazione, caring e valorizzazione della dignità dei pazienti.

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