Quale tuo progetto ti riempie di orgoglio?

Fifth Beat
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10 min readOct 18, 2023

Sono tanti i lavori che riempiono di orgoglio: piccoli o grandi progetti che hanno in qualche modo cambiato e spinto un po’ più in là le capacità dei team di design. Scopriamo insieme quali sono.

Matteo Balocco

Sono orgoglioso di tutti i progetti cui ho contribuito. Sono felice di aver legato il mio nome a Kerning, la conferenza dedicata alla tipografia digitale che si è tenuta per diversi anni a Faenza e che ha attratto in Italia grandi talenti del graphic, del web e del type design. Mi inorgoglisce pensare di aver fatto parte di un team che, spinto non dal profitto ma dalla passione, ha saputo portare avanti un lavoro davvero corale, in cui ciascuna delle persone coinvolte nell’organizzazione è stata indispensabile per la riuscita finale.

Elvira Berlingieri

Per ragioni di confidenzialità non posso parlare di progetti troppo recenti, ma posso condividere qualcosa che mi riempie d’orgoglio risalente a qualche anno fa. Non un progetto mio ma un progetto di squadra: la realizzazione di un database nazionale di oggetti didattici per produrre corsi e-learning in ambito medico scientifico fatto insieme al gruppo Idecom in seno all’allora (parliamo del 2007, era un mondo completamente remoto e diverso) presidenza della facoltà di Medicina a Firenze. Eravamo reduci dalla creazione di un corso di laurea in Infermieristica a distanza dove ci eravamo scontrati con problemi insormontabili tipo la gestione dei diritti per la digitalizzazione di cose che erano fatte per andare solo in stampa e non esisteva un interlocutore capace di dare tutti i permessi necessari per digitalizzare nemmeno volendo. Per evitare lo stallo si pensò di produrre nuovi contenuti da zero e con l’idea di rilasciarli al pubblico per risolvere un problema che credevamo generale. Alla popolazione del database potevano contribuire i docenti dell’Università e membri di Istituti di ricerca e organizzazioni sanitarie e potevamo gestire direttamente con tali autori l’acquisizione dei diritti alla digitalizzazione. Avevamo previsto un triplo sistema di peer review tecnica, giuridica e scientifica per potere rilasciare materiali didattici validi, in formati tecnici coerenti e acquisiti nel pieno dei diritti in modo da poterli usare e distribuire gratuitamente al pubblico con un sistema di licenze Creative Commons. Si trattava di uno strumento nuovo per il quale non c’erano precedenti e l’entusiasmo era altissimo. Eravamo 5 persone a lavorarci, oltre gli autori che per la maggior parte erano professori universitari e medici, e io mi occupavo della parte giuridica. Ormai il progetto non esiste più, ma è stato un laboratorio di formazione incredibile per tutti i soggetti che ci hanno lavorato. Avevamo incontrato i problemi prima degli altri e le difficoltà ci hanno resi pronti a quello che sarebbe arrivato dopo.

Marco Bertoni

Se mi “riempissi” di orgoglio per un prodotto o un servizio al quale ho contribuito, andrei subito a fare un ciclo di psicoterapia. A parte gli scherzi, il progetto che mi ha dato più soddisfazioni negli ultimi anni è, guarda caso, un lavoro pro bono. Insieme al cliente, un gruppo di persone accoglienti con cui sono nate al volo affinità elettive e la condivisione di valori e cultura, abbiamo co-creato un intero sistema gestionale. Il valore aggiunto per me sono sempre le persone e le relazioni e non la natura del lavoro o il mero profitto.

Nicola Bonora

La progettazione del sito della Lega del filo d’oro. Un progetto totale, il più ampio e profondo in cui abbia lavorato in prima persona. Un processo di esplorazione vasto e inclusivo, una quantità di informazioni da mettere in relazione, tante anime, tutte di peso. È stato come scrivere lo spartito per una sinfonia. Almeno credo, non so nulla di musica.

Salvatore Chiarenza

Tutti i miei progetti mi riempiono di orgoglio! Ma forse, quello che ricordo con più affetto è un piccolissimo progetto che ho fatto all’inizio. Si trattava di un’app per facilitare la fruizione di un’area archeologica di un piccolissimo comune. Quel progetto era perfetto perché univa tutti i miei interessi: la storia e l’archeologia e il fatto di essere a cavallo tra fisico e digitale.

Alex Conconi

Tutti quelli che mi hanno in qualche modo cambiato, spingendo un po’ più in là le capacità mie e del team.

Mafe de Baggis

È un progetto di cui non posso parlare, ma le cui conseguenze hanno portato tantissime persone a conoscere meglio una parte dell’universo di solito nota solo agli scienziati e ai romantici: lo spazio. L’orgoglio nasce non tanto dalla soluzione proposta, ma dalla sua apparente impossibilità. Non accettare mai un “non funzionerà mai” come risposta è il mio orgoglio quotidiano.

Giovanna de Vincenzo

Aver contribuito alla realizzazione dell’Osservatorio di Analytics delle società benefit in Italia con la CCIAA di Taranto!

Andrea Ferraresi

OpenWisp che é l’unico progetto fatto from scratch arrivato a maturitá tale da essere usato worldwide. I progetti che faccio ora sono sempre per conto dell’azienda per cui lavoro.

Federico (Chicco) Ferretti

Mi riempiono di orgoglio i miei studenti e come siamo diventati amici.

Roberta Grimaldi

In realtà ne ho due, entrambi con impatti nazionali e, forse per questo, sono stati sia sfidanti a livello professionale ed emotivo, che in grado di farmi crescere tanto. Il primo è Designers, al quale ho collaborato quando lavoravo in Agid, insieme con l’allora Team per la Trasformazione Digitale. Il secondo è un progetto per la scuola, di cui non posso dire molto perché ancora coperto da NDA. Mi ha riempito di orgoglio sapere di lavorare su un progetto che sarebbe entrato nella quotidianità di tante persone (si spera, migliorandola 😊 ).

Sara Groblechner

Quello che ho costruito online negli ultimi anni: parlare di design a chi non lavora in questo settore e diffondere un nuovo modo di progettare slide. Prima su TikTok e poi su Instagram e su YouTube: ci ho creduto fino a quando le persone non si sono accorte che anche loro potevano sfruttare la comunicazione visiva per progettare slide migliori.

Daniela Iozzo

Aver contribuito al progetto Designers Italia fin dalle sue origini e ai contenuti del design system del Paese dedicato alle amministrazioni pubbliche.

Maria Cristina Lavazza

Tanti, ma non posso dimenticare il lavoro con Ideo e le parole con le quali mi hanno ringraziato. Mi sono sentita profondamente allineata al mio percorso professionale, ho sentito la potenza del vivere il momento tra passato e futuro con presenza mentale.

Giovanni Marazita

Se dovessi indicarne uno in particolare, Google Glass 4 Lis (guida virtuale per i non udenti) nel 2013, quando portammo (con il mio ex studio Rokivo) per primi in Italia il programma Explorer di Google.

Tobia Marconi

Calypso. Un gioco in scatola prodotto nel corso di game design tenuto da Maresa Bertolo al Politecnico di Milano. Ho condiviso questa esperienza con un team formidabile. Ho toccato con mano quanto la progettazione dei giochi metta insieme tantissime branche del design. Nonostante sia un progetto universitario, il risultato finale è di altissima fedeltà e si confonde perfettamente in mezzo agli altri giochi “veri” che possiedo, grazie al lavoro di tutti.

Il mio ruolo nel team e contributo al progetto è stato principalmente quello di elaborare le meccaniche di gioco e stilare il manuale di istruzioni di conseguenza. Resta uno degli esercizi di progettazione più stimolanti che io abbia mai affrontato. Aver costruito un sistema di regole in grado di generare delle dinamiche di gioco in che provocassero una certa esperienza per i giocatori; tenere sotto controllo queste componenti (meccaniche e dinamiche) in modo che riflettessero e contribuissero in modo sensato all’ambientazione e la narrazione che altri componenti del gruppo stavano sviluppando per la componente “estetica” (così come definita da ​​Hunicke, LeBlanc and Zubek nel modello MDA) del gioco; testare il gioco di continuo e bilanciare le meccaniche è stato un processo bellissimo, e delicatissimo nel definire tanti equilibri, considerato che l’esperienza di gioco è asimmetrica e quindi ognuno dei 4 giocatori previsti gioca con un set di meccaniche uniche in più alle regole condivise da tutti.

Poi c’è stata la sfida della scrittura del manuale, in cui queste regole andavano comunicate in modo chiaro, in un ordine che avesse senso per il lettore e permettesse di costruire piano piano il modello mentale del gioco, e con un linguaggio preciso, inequivocabile che non lasciasse angoli scoperti, perché come saprà chi è avvezzo al gioco da tavolo, tutto quello che non è esplicitamente scritto nel manuale è lecito, e può portare a squilibri nel gioco, confusione e altre possibili note negative nell’esperienza.

Mi dispiace questa risposta è un flusso di coscienza informe, potrei andare avanti per ore, mi fermo, penso il mio orgoglio sia abbastanza trasparente.

Elena Marinoni

Sono tanti. Nel passato la direzione del Capri Trendwatching Festival, che mi ha permesso di incontrare gli amici di Nextatlas, con cui lavoro oramai da anni applicando l’intelligenza artificiale alla ricerca tendenze, ultimamente l’apertura di Istituto Marangoni Dubai dove mi occupando della direzione accademica. E naturalmente il mio giardino in OltrePo.

Erica Moreti

Ce ne sono diversi, tanti di loro ancora in corso, e mai solo miei: potrei citare tutti quelli di foresight oppure nuove categorie di prodotti healthy per Kellogg’s, lo store di Google, la visione a 10 anni per Liberty Global, le nuove esperienze web 3.0 e strategie per Adidas.
La verità però è che il progetto che mi ha sempre riempito di orgoglio è i team che ho costruito negli anni e l’insieme delle loro mentalità.

Nicole Nardelli

In Moneyfarm abbiamo lanciato da poco gli investimenti tematici, uno dei progetti più difficili ai quali io abbia mai lavorato e dal quale ho imparato tantissimo, sia dal punto di vista di design su come trovare soluzioni creative all’interno di constraints molto rigidi sia sulla gestione degli stakeholders su larga scala. C’è stato un momento in cui non eravamo nemmeno sicuri che saremmo riusciti a portarlo a termine data la complessità, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. C’è ancora molto da migliorare, ma ci sta già dando molte soddisfazioni a livello di metriche.

Alice Orrù

Scrivi e lascia vivere, il manuale pratico di scrittura inclusiva e accessibile che ho scritto nel 2022 insieme a Valentina Di Michele e Andrea Fiacchi (ed. Flacowski). È stata un’esperienza intensa e meravigliosa, con due persone che stimo tanto e ora considero amiche.

Beatrice Pedrini

Sono fortunata, ce ne sono diversi. Tra i recenti, un progetto del World Food Programme che aiuta i piccoli agricoltori ad avere accesso a nuovi mercati.

Elena Piovan

Il progetto in cui mi sono occupata di un intervento su di un SaaS esistente, in un ambito molto complesso come quello del web-to-print.

Donatella Ruggeri

La Settimana del Cervello 💘 partita dal basso nel 2016, in pochi anni è diventata la manifestazione scientifica più grande d’Italia. La nostra missione è rendere le neuroscienze e la psicologia accessibili al pubblico generale per generare consapevolezza sul tema della salute mentale, della prevenzione e dell’importanza della ricerca.

Daniele Tabellini

La mia parte, come art director consultant e project lead per Lcd, con Gianni, Chiara, Franca e tutta la ghenga lì a Firenze, nella definizione di quella che oggi è l’identità de facto dell’Italia digitale: la scelta della font Titillium, il colore Blu Italia, #06c, l’approccio open source. Parte di quel sacchetto di semi che abbiamo contribuito a piantare qualche anno fa, le prime Linee guida di design per la Pubblica Amministrazione, da cui prenderà forma poco più avanti, con il Team per la trasformazione digitale diretto da Diego Piacentini, anche il progetto Designers Italia, oggi curato dal Dipartimento per la trasformazione digitale e AGID.

Davide Tarasconi

Che domanda difficile! Direi… Nessuno? Ammetto pubblicamente di non associare l’orgoglio ai miei progetti professionali, forse perché il mio mondo professionale è cambiato così tante volte da farmi pensare sempre e solo a “what’s next?”, fatto un progetto si passa al prossimo e del mio orgoglio non mi curo più di tanto.

Ma se devo trovare un progetto di cui posso essere davvero orgoglioso direi: nel corso del 2022 ho sollevato, allenamento dopo allenamento, più di un milione di chili (infografica:Che domanda difficile! Direi… Nessuno? Ammetto pubblicamente di non associare l’orgoglio ai miei progetti professionali, forse perché il mio mondo professionale è cambiato così tante volte da farmi pensare sempre e solo a “what’s next?”, fatto un progetto si passa al prossimo e del mio orgoglio non mi curo più di tanto.

Ma se devo trovare un progetto di cui posso essere davvero orgoglioso direi: nel corso del 2022 ho sollevato, allenamento dopo allenamento, più di un milione di chili (infografica: 100 Fiat Panda).

Giorgio Trono

L’ultimo, perché è stato il primo a essere interamente realizzato come Iura Design, una squadra di professionisti e professioniste che ho fondato un anno fa. Non si è trattato soltanto di rivedere un fondamentale e ostico lungo documento legale interno: abbiamo dato al cliente gli strumenti per continuare da solo, grazie a tanta formazione e alla attività di ricerca.

Matteo Uggeri

Le game jam che faccio con ragazzi o adulti. L’anno scorso, assieme ad altri professionisti, abbiamo guidato due classi di scuola media nel creare dei mini videogiochi funzionanti a partire da due libri. E’ stato fantastico, per noi e — mi pare — per loro.

Lowie Vermeersch

Sono molto orgoglioso della diversità dei progetti che ho realizzato nel campo della mobilità. Penso al design della Pininfarina Nido, che ha vinto un Compasso d’Oro, o alla Dallara Stradale. Rappresentano due capisaldi dello spettro di veicoli che ho disegnato. Ma sono altrettanto orgoglioso di Mobjects, un progetto di ricerca che abbiamo svolto nel nostro studio per migliorare una mobilità più inclusiva nei centri urbani, e di DigiPHY, una piattaforma di progettazione in ‘Mixed Reality’ che ha rivoluzionato il nostro modo di progettare i veicoli. È questo spettro che mi rende orgoglioso. Ma forse alla fine, ciò di cui sono probabilmente più orgoglioso è la creazione di Granstudio, il mio studio di design a Torino.

Pasquale Volpe

Sicuramente il prossimo e poi il prossimo ancora.

Marco Ziero

Palabra stessa, come progetto, mi rende orgoglioso. Siamo una società benefit — il che ha significato mettere nero su bianco un tipo di attitudine che mi porto dietro da molto tempo — e la maggioranza del capitale sociale (51%) è di proprietà di donne ed essendo papà di una bimba, per me questo era un obiettivo importante.

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