Stiamo rendendo i nostri animali sempre più umani?
Quanto vale la pet industry in Italia e nel mondo
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L’Italia sembra sempre più un Paese da cani, in senso letterale e non metaforico.
Se i dati ufficiali dicono che ci sia un animale domestico ogni 4 abitanti, altre stime affermano che il numero reale sia più del doppio. Il Rapporto Eurispes 2022 dice, infatti, che il 44,7% degli italiani vive con almeno un cane e il 35,4% con almeno un gatto.
A gennaio 2022 risultavano iscritti all’anagrafe oltre 13 milioni di cani e circa 1 milione di gatti, ma i dati non ufficiali del 2021 facevano salire a 7.9 milioni il numero totale di gatti e a 62 milioni il numero totale di animali domestici in Italia; di questi quasi 30 milioni di pesci, più di 18 milioni di cani e gatti, circa 13 milioni di uccelli e oltre 3 milioni tra piccoli mammiferi e rettili. Un numero enorme, superiore al numero di abitanti. Se si guarda a tutta l’Europa, a fine 2022 la cifra degli animali domestici si aggirava intorno ai 306 milioni di esemplari.
Eppure, per chi ha o ha avuto un animale di compagnia nel corso della propria vita, questo dato può non stupire; per mia esperienza, avere un cane in casa è un’esperienza unica, che ci completa e dà gioie e soddisfazioni difficili da descrivere, quasi inspiegabili. L’amore incondizionato, la riconoscenza infinita e la compagnia che un cane ci regala ci fa sentire bene, più amati e più apprezzati. Seppur con qualche differenza, so da tante testimonianze che la compagnia di un gatto regala le stesse gioie e soddisfazioni.
I benefici sono sempre più riconosciuti anche nei luoghi di lavoro; negli ultimi anni si è assistito a un proliferare di aziende pet friendly, tra cui Finanza.tech, che consentono ai dipendenti di portare in ufficio i loro amici a quattro zampe. Secondo gli studi, la presenza degli animali sul luogo di lavoro ha un impatto positivo sulla produttività e anche sul benessere generale delle persone, con una riduzione significativa dello stress. La ricerca promossa dal programma Purina Human-Animal Bond Studies e condotta dalla University of Lincoln (UK) ha infatti sottolineato che i lavoratori in presenza di animali in ufficio sono più concentrati (+33,4%), dimostrando una dedizione maggiore (+16,5%) rispetto alla norma.
Alle gioie, tuttavia, si accompagna anche qualche difficoltà; gli animali domestici — cani, gatti, ma non solo — hanno esigenze ben precise da rispettare che non sempre si sposano bene con i ritmi, spesso vorticosi, di chi studia o lavora. Le passeggiate mattutine, pomeridiane e serali spesso si scontrano con stanchezza, freddo (chi non ha qualche volta imprecato di fronte alla prospettiva di uscire sotto la pioggia, dopo essersi assopito sul divano in una fredda sera di gennaio?) o impegni che costringono i padroni a corse e compromessi, non sempre facili. Per non parlare dei viaggi e delle vacanze, che pongono ogni volta il problema della gestione degli animali da compagnia, da portare con sé quando possibile o da lasciare in pensioni specializzate, spesso a malincuore. Che dire, infine, delle malattie, dei disturbi del carattere, delle cure veterinarie e del momento in cui i nostri amici ci lasciano per sempre?
Insomma, avere un animale domestico comporta enormi gioie, ma anche qualche dolore.
Ma quanto costa avere un animale domestico?
In un periodo caratterizzato da una forte inflazione, anche i costi di manutenzione di un animale sono sempre più alti.
Ho, inoltre, appreso da poco — non senza un po’ di stupore — che il cane è considerato dallo Stato italiano un bene di lusso, con forti conseguenze sulle speculazioni consentite alle aziende operanti nella pet industry.
Effettivamente, i prezzi dei prodotti per animali, dal cibo agli accessori, non fanno che confermare questo status: mantenere un cane oggi in Italia costa in media 1.562€ all’anno, di cui 880€ destinati al cibo e 341€ per le spese mediche. (Fonte: Altroconsumo)
Una menzione speciale va dedicata ai medicinali. Un’indagine sui costi dei farmaci per animali da compagnia ha rivelato, infatti, che le stesse molecole vengono vendute a prezzi anche 8 volte superiori a quelle per uso umano. Le ragioni della disparità di prezzo vengono identificate nel fatto che si tratti di un mercato di nicchia, che vi sia una produzione inferiore rispetto a quella dei farmaci destinati agli umani e che siano necessari molti formati per rispondere alle diverse esigenze delle numerose razze, tipologie e taglie degli animali. La verità, tuttavia, risiede probabilmente altrove, forse proprio nello status di “lusso” attribuito al possesso di animali domestici che consente rialzi di prezzo senza controllo.
Prezzi e guadagni che negli ultimi anni hanno fatto fortemente ingolosire molte aziende che si sono specializzate e inserite in questo settore, che oggi cresce a dismisura.
Quanto vale la pet industry in Italia?
Se i numeri di animali domestici nelle famiglie italiane generano stupore, non sono da meno le cifre del mercato che si è sviluppato intorno ad essi. Una vera e propria pet economy che sta crescendo notevolmente: a fine 2022 si parla di un valore di 3,5 miliardi solo per l‘Italia, mentre in Europa il fatturato annuale degli articoli per animali e del pet food insieme negli ultimi anni è salito a 43 miliardi di euro.
A livello globale, il valore del settore è stato valutato 99,1 miliardi di dollari USA nel 2022, con un tasso di crescita annua (CAGR) del 4,3% tra il 2023 e il 2030.
Secondo Nielsen, gli italiani spendono 949 milioni di euro all’anno soltanto per prendersi cura dei propri animali: oltre il 50% in più di quanto destinato ai bambini (633 milioni). Tra igiene, giochi e accessori, il giro d’affari complessivo ha superato i 75 milioni di euro.
Il solo mercato del pet food ha più che raddoppiato il fatturato passando da 1.16 miliardi a 2.53 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuo delle vendite a valore del +5,7%. In termini di volumi, il mercato ha raggiunto 682.191 tonnellate con un tasso di crescita annuo del 3,1%. Il confronto tra valore e volumi indica come il mercato stia crescendo a favore del valore, grazie a un crescente sviluppo dei prodotti di fascia alta, resi premium da elementi di innovazione e di più elevate proprietà benefiche e nutrizionali. Andando ad analizzare i trend di acquisto si assiste, infatti, a un aumento di richieste di prodotti monoproteici, gluten o grain free e di prodotti con ingredienti biologici, naturali e di tipo olistico. Sempre più, inoltre, si assiste a una preferenza dei padroni per confezioni monoporzione, così da distribuire i pasti più facilmente nel corso della giornata, e per cibi con aspetto e odore il più simile possibile ad alimenti umani.
E in effetti, è forse proprio questa la vera tendenza che sta alla base dell’enorme crescita del comparto: l’umanizzazione dei nostri animali domestici. Le nuove abitudini di vita sviluppatesi negli ultimi anni — primo fra tutti il lavoro da casa — hanno consentito un notevole rafforzamento del legame tra esseri umani e animali domestici, generando una forte tendenza alla loro umanizzazione.
Secondo Voice of the Consumer: Lifestyles Survey di Euromonitor International, il 71% dei proprietari di animali domestici a livello globale li considera come membri della famiglia. Ciò sta portando a una sempre maggiore preoccupazione per la loro salute e ha quindi aumentato la domanda di assistenza sanitaria, oltre alle spese per cibo, accessori e igiene.
Prodotti come gli integratori per animali domestici stanno guadagnando sempre più spazio ed attenzione, poiché affrontano le carenze nutrizionali e supportano la loro salute, rassicurando i padroni. Sempre più aziende stanno sfruttando questa tendenza con nuovi lanci di prodotti specifici, sofisticati e dai prezzi elevati.
Non solo il mercato del pet food si sta adattando a questa crescente tendenza all’umanizzazione; se è vero che i padroni di cani e gatti li considerano sempre più come veri e propri membri della famiglia, ne consegue una volontà sempre maggiore di adattare gli spazi domestici alle esigenze dei loro animali. Dopo che IKEA ha introdotto la sua linea LURVIG di mobili per animali domestici nel 2017, ha poi continuato ad estendere l’offerta lanciando articoli come una cuccia per gatti che si può inserire in uno scaffale e tappetini antigraffio che aiutano a proteggere le superfici.
Anche il mercato dell’abbigliamento per animali domestici sta crescendo rapidamente, complici anche le tendenze a travestire i propri animali in occasioni speciali come Halloween e Natale e a condividere le foto sui social media. L’offerta in questo segmento è aumentata in termini di prodotti premium con molti brand, come Versace, Fay e Barbour, che da anni ormai completano la propria offerta con vestiti e accessori per cani e gatti. Questa tendenza ha avuto recentemente una manifestazione tangibile nella sezione ‘Pitti pets’, che ha debuttato durante l’edizione numero 103 di Pitti immagine uomo, svoltasi a Firenze a metà gennaio di quest’anno. Durante la fiera sono stati presentati collari gioiello, cappotti sartoriali, scarpe antipioggia, ciotole di design e molto altro.
Insomma, la tendenza all’umanizzazione degli animali domestici sta facendo sì che la loro cura sia considerata una delle priorità di moltissime famiglie europee, che preferiscono concentrare eventuali tagli di bilancio su altre voci di spesa. Anche in tempi difficili e con alta inflazione, come quello odierno, il beneficio emotivo derivante dal prendersi cura di un animale sembra superare il suo costo finanziario e i consumatori europei sono sempre più desiderosi di spendere.
L’augurio è che a una crescita economica positiva della pet industry globale si accompagni sempre una sensibilità e una ragionevolezza delle aziende del comparto e delle istituzioni, che sappiano limitare le ingiustificate speculazioni che stanno mettendo in difficoltà tante famiglie.
Prendersi cura di un animale domestico è un’occasione di gioia e un’esperienza formativa che a tutti dovrebbe essere concesso provare nella vita, senza esclusioni dettate da costi sempre più alti e insostenibili.