Intro
Dal libro “La realtà non è come ci appare” di Carlo Rovelli:
[…] Abbiamo imparato moltissimo sull’Universo. Nel corso dei secoli abbiamo riconosciuto molti dei nostri errori. Credevamo che la Terra fosse piatta. Che fosse ferma al centro del Mondo. Credevamo che gli uomini fossero una stirpe a parte senza parentele con altri animali. L’umanità è come un bimbo che cresce e scopre con stupore che il Mondo non è solo la sua stanzetta ed il suo parco giochi, ma è vasto, ci sono mille cose da scoprire e idee diverse da quelle fra le quali è cresciuto.Più impariamo sul Mondo, più ci stupiamo della sua varietà, bellezza e semplicità.
[…] Nel mito famoso che Platone racconta nel Libro VII della Repubblica, gli uomini sono incatenati nel fondo di una caverna buia e vedono solo ombre, proiettate da un fuoco alle loro spalle sulla parete davanti a loro. Pensano che quella sia la realtà. Uno di loro si libera, esce e scopre la luce del Sole ed il vasto Mondo. All’inizio la luce lo stordisce, lo confonde: i suoi occhi non sono abituati. Ma riesce a guardare e torna felice dai compagni per dire loro quello che ha visto. I compagni stentano a credergli. Noi siamo tutti in fondo a una caverna, legati alla catena della nostra superbia, dei nostri pregiudizi, delle nostre paure ed i nostri deboli sensi ci mostrano ombre. Cercare di vedere più lontano spesso ci confonde, talvolta ci spaventa. Ma ci proviamo. La scienza è questo. Il pensiero scientifico esplora e ridisegna il Mondo, ce ne offre via via immagini sempre migliori: ci insegna a pensarlo in modo più efficace. La scienza è un’esplorazione continua di forme di pensiero. La sua forza è la capacità visionaria di far crollare idee preconcette, svelare territori nuovi del reale e costruire nuove e più efficaci immagini del Mondo. Guardare più lontano. Il mondo è sterminato e iridescente; vogliamo andarlo a vedere. Siamo immersi nel suo mistero e nella sua bellezza, e oltre la collina ci sono territori ancora inesplorati. L’incertezza in cui siamo immersi, la nostra precarietà, sospesa sull’abisso dell’immensità di ciò che non sappiamo, non rende la vita insensata: la rende preziosa.
A scuola — non solo alle medie ma anche al liceo e nel 95% delle università — ci insegnano Fisica. Ci fanno interrogazioni, compiti in classe, esami, voti. Masse, attrito, “forza risultante di più forze che agiscono su una massa”, la “caduta di un oggetto per la forza di gravità”, […], sono sicuro almeno una di queste ti tornerà familiare. Non ci dicono una cosa però: tutto quello che ci fanno studiare e per il quale ci valutano, semplicemente non è vero. Attenzione, non è sbagliato. Funziona. Se studi bene quella fisica, sarai in grado di costruire ponti pressoché inespugnabili ed appartamenti anti-sismici.
Non sarai però mai in grado di mandare un razzo sulla luna. O di studiare il comportamento di un atomo. Ne di prevedere come si muoverà un elettrone.
Mi dirai “Certo, perché per costruire un razzo serviranno leggi molto più complesse, che di certo non ci hanno insegnato”. No, non è questo il punto: se organizzi una gara di resistenza tra un treno merci ed il maratoneta, non importa quanto quest’ultimo si alleni: il treno merci avrà la meglio. Si confrontano interi sistemi ed intere regole differenti. Per questo motivo non basta studiare meglio come l’attrito agisce su una massa, o approfondire di più sulle leggi della termodinamica. Perché queste leggi funzionano, ma non sono sono del tutto vere. Calma.
Le leggi della fisica classica in effetti funzionano, nel nostro Mondo: su di una scala che è quella umana, che siamo in grado di sperimentare ogni giorno. Per esempio funzionano se si prendono in considerazioni oggetti che si muovono a velocità di 10–20–300–600 Km/h, il che è più che ragionevole per il nostro tipo di esperienza quotidiana. Non ci serve studiare un treno che non deragli se portato a 50.000 Km/h. Non se l’è mai posto nessuno il problema. Giustamente.
Così come funzionano se consideriamo corpi e masse molto grandi o piccole (metà testa di uno spillo, metà della metà di una testa di spillo). Non funzionano affatto se consideriamo particelle piccolissimissime (ma reali!).
Albert Einstein, Niels Bohr, Werner Heisenberg, Stephen Hawking (non proprio venditori di tappeti) e centinaia di menti straordinarie hanno scoperto che le leggi che abbiamo sempre ritenuto universali e “giuste” (poiché nella nostra esperienza quotidiana, alle nostre dimensioni e alle nostre velocità, funzionavano), non sono affatto universali e giuste. Il Mondo, nella sua accezione più ampia, ha regole ben diverse. Straordinariamente diverse.
In questo blog, mi pongo l’obiettivo di raccontare e provare a spiegare la straordinarietà delle scoperte scientifiche che dal 1900 ad oggi hanno rivoluzionato la conoscenza che abbiamo del Mondo, dell’Universo.
Buon viaggio,
Guido