Digital Italy 2017

Rapporto Annuale dell’Innovazione Digitale in Italia. Status e prospettive.

Marco Brambilla
Off-the-grid: tra fisico e digitale

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Si tiene in questi giorni a Roma il Digital Italy Summit 2017, che partendo dal rapporto annuale “Digital Italy” curato da The Innovation Group, apre una serie di tavoli di discussione e di lavoro sul tema innovazione in Italia.

L’Italia si colloca in una situazione di innovazione medio-bassa secondo le analisi statistiche europee. Anche le regioni che nel 2016 risultavano altamente innovative (Piemonte e Friuli) nel 2017 sembrano essersi appiattite.

Progettazione estetica e ingegnerizzazione del bello, con un mix di media, creatività e tecnologia, compongono il mix vincente dell’Italia. Come aumentare l’impatto di questa e delle altre eccellenze del Paese? Ci sono molte cose che vanno bene e si muovono in modo autonomo e positivo.

D’altra parte, c’è molto da fare in termini di infrastrutture (pensiamo allo stato della banda ultra-larga, su cui attualmente siamo in ritardo).

Roberto Masiero di The Innovation Group propone una soluzione dirompente: la gestione dell’innovazione digitale delegata a una realtà unica e centrale, un cosiddetto “czar digitale”.

Oltre a una visione sistemica, i diversi attori incumbent nel settore digitale (Cisco, HP, Microsoft, Oracle) hanno proposto la loro vision. ù

Agostino Santoni, CISCO

La cybersecurity è uno dei punti chiave della riflessione offerta da Cisco. La value proposition sta nella creazione di una piattaforma unificata hardware e software che trasformi il tema da un settore oscuro e criptico, a un paradigma semplice e unificato.

Sul livello rete, Cisco spinge sull’analisi e la re-invenzione delle reti moderne, ad esempio usando tecniche di intelligenza artificiale per analizzare i flussi di dati, anche criptati, identificando anche in questi casi presenza di malware e contenuti dannosi.

Cisco ha creato anche un piano Digitaliani, per creare opportunità di formazione per studenti delle scuole superiori, attraverso alternanza scuola-lavoro e partner Cisco.

Serve un paese agile: che si muova su infrastruttura, banda larga, investimento, ma anche capacità di usare e governare le infrastrutture in un modo agile. L’innovazione non si misura con gli indicatori, ma con il successo dei risultati.

Stefano Venturi, HPE Italia

Il mondo del domani sarà un mix di soluzioni tra approcci cloud e approcci on-premise. E anche le macchine devono essere ripensate in questo senso. HPE propone di stravolgere il concetto di computer basato su macchina di Turing e architetture di Von Neumann, spostano l’accento sul dato.

Da un paradigma in cui la CPU è al centro e il resto sono periferiche, si passa a un paradigma in cui la memoria è al centro e le CPU sono parte della periferia.

Sulla Cybersecurity l’attenzione è posta soprattutto sul livello firmware, dove gli attacchi sono più critici.

Silvia Candiani, Microsoft

Microsoft si focalizza sulla mission “achieve more”: come rendere aziende, pubblica amministrazione e formazione più efficienti ed efficaci. La strada tracciata è quella del cloud, che può ovviare al ritardo nell’innovazione in alcuni settori. Questo si abbina con la sfida del momento: l’intelligenza artificiale. I cognitive services offerti in cloud possono essere la strada anche per realtà non enormi per acquisire capacità avanzate di analisi e predizione basate sui dati.

Ecco perchè bisogna spingere verso le soluzioni “cloud first”. La sfida è capire come il cloud possa essere “trusted”.

Fabio Spoletini, Oracle

Il cloud è la chiave di volta per le aziende: esso consente al contempo di fare efficienza e fare innovazione. Infatti, riduce il rischio, aumenta la velocità, consente di sperimentare soluzioni in modo efficace.

Tra i temi centrali in forte crescita ci sono, ad esempio, il digital marketing, l’ERP in cloud. Servono però competenze per capire la potenza della tecnologia cloud, i rischi ma anche i non-rischi.

D’altra parte, digitale e innovazione vuole dire freschezza, giovani, evoluzione: come non far tesoro di questo per accrescere il valore e la risposta per i nostri giovani, che per molti versi sono in una situazione delicata (si pensi al tema disoccupazione giovanile).

Il cloud non deve essere un on-premise esteso. La politica deve abilitare tutte le realtà ad agire sul cloud: se il digitale deve diventare prioritario, esso va incentivato con opportune facilitazioni e incentivi, ma anche con rapidità, perché l’evoluzione del digitale non può aspettare certe lentezze della politica.

Costruire Ecosistemi Digitali

Alfonso Fuggetta di Cefriel introduce il secondo tavolo di discussione: come costruire ecosistemi digitali. Pur dovendo apprezzare i risultati positivi, non dobbiamo dimenticare i problemi, da dove partiamo e la velocità con cui ci muoviamo: l’Italia deve ancora crescere, in velocità (pensiamo ai tempi per ottenere attivazione di servizi o infrastrutture), flessibilità (pensiamo alle regole e ai bandi della pubblica amministrazione) e competitività (pensiamo alla retribuzione delle figure professionali legate all’innovazione).

Gli ecosistemi si basano su modelli semplici:

  • coopetition: una cosa che manca in Italia in entrambi i sensi: difficilmente si collabora, virtualmente si compete.
  • infrastrutture digitali: vedi sopra sulla facilità di acceso ai servizi.
  • competenze: vedi lo stato e la diffusione della formazione avanzata.

La discussione che segue ha coinvolto:

  • Andrea Giudici, Boston Consulting Group (BCG) chiarisce che il modello dell’ecosistema si basa sul fatto che tutti guadagnano dalla interazione e tutti si basano su piattaforme abilitanti comuni (ad esempio, l’ecosistema basato su Google Maps). Giudici propone 4 livelli dell’ecosistema: i prodotti tradizionali, i prodotti digitali, i servizi basati su cloud e infine l’interfaccia utente. Una caratteristica degli ecosistemi è che man mano che i protagonisti aumentano, aumenta anche il valore generato.
  • Lorenzo Greco, DXC Technology specifica i valori fondamentali degli ecosistemi: flessibilità, time to market, gestione della scala (la dimensione aziendale conta!), competenze, partnership.
  • Roberto Freschi, Hitachi, sottolinea i due diversi livelli, quello della rete e innovazione tecnologica e quello della innovazione sociale per affrontare le sfide di innovazione.
  • Stefano Pileri, Italtel, menziona come esempio di ecosistema il caso della sperimentazione del 5G, dove la sfida e il focus non è più legato alle telecomunicazioni, ma alle applicazioni della tecnologia, e quindi l’attenzione è sui casi d’uso e gli scenari applicativi.
  • Dario Pardi, Retelit, sottolinea la necessità di formazione diversificata (per nativi digitali e immigrati digitali) e l’attenzione sugli aspetti infrastrutturali per abilitare le applicazioni (pagamento digitale, ecc.).

Nella successiva sessione, aperta da Claudio de Vincenti, Ministro per la Coesione Territoriale, che ha riportato lo stato dello sviluppo dell’infrastruttura ICT, e in particolare la banda ultra-larga. A seguire, gli interventi hanno incluso:

Cristiano Cannarsa, Consip (ex SOGEI)

Quest’anno Consip arriverà ad un erogato di circa 9 miliardi €, di cui 3 miliardi € via MEPA (Portale Acquisti in Rete PA). C’è ancora lavoro da fare e ancora molto potenziale inespresso, ma i passi si stanno facendo (l’abilitazione su MEPA è passato da 25 a 9 giorni, con obiettivo di arrivare al quasi-tempo-reale). Consip ha ancora 2.6 miliardi di € bloccato per oltre 500 contenziosi in corso su gare. Serve una trasformazione digitale anche dei processi stessi, per trasparenza e compliance. Ma serve anche la possibilità di fare più gare, per dare più opportunità alle imprese.

Roberta Cocco, Comune di Milano

Il percorso di innovazione tecnologica di Milano procede da tempo, su molti fronti. Milano nell’ultimo anno è passato dal 21° al 9° posto per attrattività innovativa. Guarda alle grandi realtà internazionali, ma non vuole essere sola in Italia. Il piano di Milano è basato su 4 pilastri:

  • infrastruttura: banda larga, wifi, 5G
  • servizi digitali al cittadino: digitalizzare i processi ma anche reingegnerizzarli
  • formazione digitale: tutorial per le attività online
  • competenze digitali

Le efficienze ed eccellenze nella pubblica amministrazione sono spesso depresse da strutture e processi inefficienti e piatti. Servono flessibilità e relazioni virtuose tra pubblico e privato. Abbiamo bisogno di digitalizzare, ma non solo informatizzare: strategie nel medio-lungo, processi re-ingegnerizzati.

Non servono eroi nella PA. Serve la possibilità di selezionare le persone giuste e le competenze giuste. Servono funzionari competenti e politici aperti ad ascoltarli e innovare.

Massimo Pellegrino, PwC

Su molti indicatori di innovazione, tecnologia e competenze l’Italia è agli ultimi posti e il trend non è ancora positivo. Ci sono una stima di circa 85.000 posti di lavoro scoperti in ambito digitale.. e per assurdo ci sarebbero anche i soldi da investire in innovazione (oltre 400 miliardi complessivi stimati).

Manca la comprensione del fabbisogno di innovazione e la definizione di strategie tecnologiche e manageriali. D’altra parte, la formazione di competenze e la traduzione della ricerca in innovazione pratica è difficile.

Meglio molte persone con il livello giusto di competenza, piuttosto che pochissime persone super-competenti. Ci sono criticità ma anche ingredienti per potersi muovere verso risultati coordinati verso risultati concreti di innovazione.

Francesco Sylos Labini, CNR

I tre punti cruciali di innovazione, ricerca e innovazione sono collegati ma anche indipendenti. La ricerca è ad alto rischio ed alto costo, sostenibile solo dall’attore pubblico. Ma poi deve trasformarsi in innovazione tramite un sistema imprenditoriale che acquisiscono e interpretano le potenzialità della ricerca, e poi sanno trasformarle in tecnologia. La ricerca è invece in grande sofferenza: purtroppo l’Italia sta subendo i tagli sulla formazione e ricerca (-20% su immatricolazioni, -17% docenti universitari).

Elio Catania, Confindustria Digitale

L’Italia si è finalmente messa in movimento (+1.8% PIL), e la consapevolezza che l’innovazione digitale sia diventato il traino e la regola è divenuta patrimonio comune, ma solo recentemente. Fino a 1 anno fa, in pochi credevano che il digitale poteva essere il fattore vero di successo per ridisegnare l’economia del paese. E questo ci è costato in competitività, produttività, PIL e occupazione.

Servono rapidità, leadership ed execution. Il passaggio da fare è molto complesso, non è un’operazione semplice o che nasce spontaneamente. Vanno bene gli stimoli dal basso. Se consideriamo i pilastri fondamentali, la situazione è questa:

  • Industria 4.0: il connubio tra leadership e execution non ha funzionato bene se non all’inizio. Il ministro Calenda ha colto il significato e l’importanza politica fondamentale dell’operazione. Ma bisogna ridisegnare tutto il sistema produttivo, è un’operazione lunga ed estesa. Non si può abbassare la guardia o lasciar cadere la tensione, altrimenti si ferma tutto il meccanismo.
  • Territorio: abbiamo riscoperto il valore dei territori (i vecchi distretti industriali). E’ un valore importante, ma da ridisegnare.
  • Pubblica Amministrazione: bisogna ridisegnare completamente anche tutti i processi della pubblica amministrazione, oltre che del rapporto pubblico-privato per semplificare i passaggi. Serve una spinta della leadership politica anche su questo fronte.
  • Formazione: abbiamo un problema di volumi, servono persone formate e risorse / focus per farlo.

Realisticamente tutto questo si incrocia con le paure, che a volte sono messe sul tappeto per non far avvenire le cose.

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Marco Brambilla
Off-the-grid: tra fisico e digitale

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