Smithsonian Museum: 3 milioni di immagini gratis per tutti
Non tutti però sono d’accordo e questo apre un grande dibattito
In un momento delicato come quello che stiamo vivendo in questi giorni di Marzo diventa necessario avere tutti gli strumenti per poter proseguire le ricerche e gli studi.
Ecco che il Museo Smithsonian ci viene in soccorso e aggiunge il suo catalogo a quelli segnalati negli articoli precedenti.
L’istituzione statunitense di base a Washington DC e a New York City ha infatti deciso di rendere disponibili oltre 3 milioni di immagini digitalizzate (in 2D e in 3D), provenienti dai suoi enormi archivi, affinché possano essere utilizzate liberamente da tutti.
Tutte le immagini sono state rese disponibili in licenza CC0 (Public Domain), ovvero la più estesa e comoda da utilizzare all’interno dell’universo dei Creative Commons.
Questo significa che puoi scaricare le immagini, manipolarle se necessario e utilizzarle come meglio credi all’interno di progetti no-profit o commerciali.
Non è necessario riportare i credits , anche se personalmente apprezzo molto i creator che citano le fonti, perché fanno un doppio gesto:
- informano il lettore sulla fonte utilizzata;
- dimostrano autorevolezza, perché hanno lavorato su fonti scientifiche affidabili.
Gli argomenti dei contenuti disponibili in download sono i più vari: da animali ormai estinti a navi spaziali, passando per i momenti più salienti della Storia contemporanea.
Dunque, un tesoro visivo e culturale di inestimabile valore.
Il caso Smithsonian fa scuola, perché inizialmente il museo si era aperto solo all’uso didattico del materiale visivo ed erano molto stringenti le regole sulla modifica e la condivisione.
Oggi per fortuna c’è stato un cambio di rotta. E questo dovrebbe far riflettere molti musei italiani ed esteri, ancora restii ad aprire i dati interni.
Naturalmente non tutti la pensano in questo modo.
Ad esempio, Jessa Lingel (docente di comunicazione dell’Università della Pennsylvania) in un intervento a USA Today ha affermato:
Quando si rendono delle immagini di pubblico dominio si perde il controllo su quel che accadrà a questi scatti.
La prof.ssa Lingel teme che i file digitalizzati possano essere utilizzati per la propaganda politica o per la creazione di fake news. Apre quindi a un grande e inevitabile dibattito.
Sulla questione sono intervenuti anche i portavoce proprio dello Smithsonian, tra cui Effie Kapsalis, capo del progetto di digitalizzane:
Malintenzionati manipoleranno questi contenuti con o senza il consenso di Smithsonian. Renderli disponibili permetterà alla maggior parte delle persone di creare cose molto buone, grazie a queste preziose risorse. […] Ora che il pubblico ha accesso a oltre 173 anni di dati, sarà affascinante vedere che tipo di ricerca si verrà spontaneamente a creare.
Io condivido il punto di vista di Kapsalis e anzi aggiungo che l’apertura dei dati è un segno di grandissima civiltà, perché rende più responsabili i fruitori, che allo stesso tempo saranno anche i principali controllori del buon uso dei dati.
A nessuno piace essere preso in giro.
Penso che ognuno debba fare la sua parte contro le fake news e il primo passo è di sicuro sviluppare e affinare il proprio senso critico, circondandosi di fonti autorevoli. E per farlo è necessario poter leggere, analizzare e studiare tutti i dati.
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