Ti presento Vermeer: per la prima volta l’opera completa riunita online da Google

[Caso Studio] Come riutilizzare le fonti storiche digitali

Alessandro Valenzano
Fonti Storiche Online
4 min readDec 14, 2018

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Di solito parliamo di archivi digitali e fonti storiche “grezze”, questa volta invece voglio raccontarti di un caso studio virtuoso, di un prodotto finale, che a mio parere è un ottimo esempio di cosa si possa fare con il riuso delle fonti storiche digitali.

Google, precisamente la sezione Art&Culture, ha realizzato un bellissimo progetto di divulgazione storica sul famoso artista olandese Johannes Vermeer, di cui sicuramente conoscerai la Ragazza con l’orecchino di perla.

Tutte le opere in un solo luogo digitale

Google in questo progetto è riuscito a unire online tutta la collezione di Vermeer, che nel mondo reale è divisa fra 18 musei di 7 Nazioni diverse.

Quindi, se io e te domani volessimo vedere dal vivo tutte le opere dell’artista dovremmo recarci in 18 musei e probabilmente prendere 14 biglietti aerei tra andata e ritorno.

Ci vorrebbero tempo e denaro.

Non tutti hanno tempo e denaro per poter intraprendere un’avventura di questo tipo e spesso per motivi di studio o di ricerca abbiamo la necessità di accedere in tempi brevi all’intera collezione di un artista.

Ecco che Google ci viene in soccorso, perché oggi è possibile esplorare tutte le opere di Vermeer comodamente da casa. E questo è stato possibile grazie alla disponibilità dei musei, che hanno rilasciato in versione aperta le loro opere d’arte.

E non è tutto, perché le opere sono disponibili in alta definizione e in 3D. Questo vuol dire che puoi osservarle in una forma forse migliore rispetto al vederle dal vivo.

Sembra un paradosso in realtà in molti musei spesso l’illuminazione non è delle migliori e la presenza di altri visitatori rende impossibile lo studio dei dettagli.

Non voglio dire che osservare un’opera dallo schermo di un computer sia meglio che vederla dal vivo, ma sono certo che dopo averla vista dal vivo avere la sicurezza di poterla rivedere in alta definizione tutte le volte che vogliamo è sicuramente utile e rassicurante.

Google ha quindi di fatto compiuto un egregio lavoro di divulgazione e di ricerca, che diventa ancora più prezioso per il fatto che è la fruizione è completamente libera e aperta a tutti.

Oltre la mostra digitale

Qual è il valore aggiunto di una mostra digitale rispetto a una mostra nella vita reale?

Che online puoi raggruppare in un unico luogo infiniti approfondimenti.

Una delle cose che più amo fare quando visito un museo è creare paralleli tra le opere che sto osservando e altre materie che apparentemente possono non c’entrare nulla con quel autore o con quella corrente artistica.

Il problema è che questi paralleli li creo con nozioni che ho già nella mia testa, cioè poche volte la mostra mi ha messo a disposizione materiale correlato proveniente da altri ambiti di studio.

Quindi, poche volte mi è capitato di visitare musei che mi aiutassero ad aumentare questi paralleli. Di solito le esposizioni sono classiche e lineari: segui un percorso, osservi una serie di opere e poi, in base al tuo bagaglio culturale, fai nella tua testa tutti i dovuti paralleli.

Google in questo caso ci insegna che online si può fare di più e le mostre possono essere create sia in verticale, quindi riunendo tutte le opere di un artista sotto lo stesso cappello digitale, sia in orizzontale, creando paralleli e approfondimenti che spaziano all’interno di altre aree di studio.

In questo caso Google ha inserito tanti piccoli aneddoti e curiosità che ci permettono di andare oltre le opere stesse di Vermeer: esplorando nuovi dettagli dei suoi dipinti e della sua vita; osservando gli effetti della sua arte nella cultura attuale; conoscendo luoghi del mondo che forse non conoscevamo.

Cosa possiamo imparare

Questo caso studio ci aiuta a capire che il riuso delle fonti storiche digitali può dare vita a progetti interdisciplinari straordinari, che legano l’aspetto educativo a quello divulgativo.

Ci insegna, inoltre, che i musei possono fare di più con gli strumenti digitali.

Fatta eccezione per alcuni musei, ce ne sono migliaia che da un alto si vantano della loro apertura al digitale, ma dall’altro si limitano a utilizzare gli strumenti a loro disposizione in modo del tutto sbagliato e limitato.

Pensa se ogni museo si impegnasse a creare nel proprio sito web delle sezioni di approfondimento (verticali e orizzontali) su ogni singolo artista che espone o, nel caso dei musei archeologici, su ogni fase storica che racconta.

Naturalmente, sono lavori che non possono essere improvvisati e necessitano di professionisti che sanno esattamente come muoversi online.

Altrimenti c’è il rischio che il risultato finale diventi dannoso per l’immagine e per la reputazione del museo, oltre a essere inutile per chi ne fruisce. Ad esempio: il linguaggio da usare NON può essere quello accademico; le immagini NON possono essere di scarsa qualità; le sezioni non possono essere a pagamento o riservate a pochi; ecc ecc.

Ecco, se si riuscissero a fare le cose fatte bene, il risultato sarebbe davvero incredibile.

Nell’attesa che ciò avvenga, godiamoci l’incredibile opera di divulgazione prodotta da Google su Vermeer:

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Alessandro Valenzano
Fonti Storiche Online

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