Almeno un po’ d’amore
In fondo io credo che nella cucina, in ogni piatto, ci sia almeno un po’ d’amore.
Non solo quello della cura e dell’amorevolezza con cui si cucina — il gesto, le cui sacerdotesse sono, almeno dai tempi della rivoluzione agricola, le donne — , ma propriamente l’amore simbolico che si genera quando si mettono a contatto fra di loro ingredienti diversi nello spazio comune della pentola.
Non parlo necessariamente di un amore erotico — quello che può scaturire quando, ad esempio, la combinazione di due o più sapori esplode nel palato in un turbinio di passioni — , ma anche quello di una comunità i cui membri riescono a convivere fra di loro in pace ed armonia, non solo sopportandosi o tollerandosi a vicenda ma diventando solidali l’un l’altro. Quando penso a questa idea utopica di società, immagino piatti semplici come pasta e cecio riso e lenticchie:
gruppi di uguali che cooperano fra di loro in un parlamento a forma di pentola, in una città a forma di piatto.
https://foodstoriesagency.com/2019/06/03/almeno-un-po-damore/