Francesca Succi
Food&Wine
Published in
5 min readApr 16, 2021

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Il caso della Cipolla Egiziana Ligure, una storia di biodiversità.

Quando i furesti pensano alla Liguria, pensano solitamente al suo paesaggio agro e terrazzato, al mare, al pesto genovese, e alla sua gente non proprio ospitale e tendenzialmente tirchia. Il che è tutto vero, ma vorrei qui raccontarvi un’altra storia.
Secoli fa in Liguria prosperava nei campi una cipolla, piccola, versatile e dal sapore raffinato: la cipolla egiziana.
Con il passare del tempo la cultivar cade in disuso, fino a scomparire quasi del tutto.
Nel 2012 un agricoltore, Marco Damele, ha casualmente e fortunatamente ritrovato questa particolare cipolla nei campi sopra Vallecrosia, nella provincia di Imperia.
Da quel momento Damele ha orientato l’attività della sua azienda floricola di Camporosso anche sulla ricerca e coltivazione delle antiche varietà orticole, di cui per via della moda, dei gusti e della richiesta di mercato si erano letteralmente perse le tracce: “l’agricoltura anche nella nostra provincia ha subìto nel corso dei secoli un vero e proprio processo di industrializzazione e di specializzazione con coltivazioni sempre più intensive e con il ricorso a prodotti chimici sempre più efficaci. Ciò ha avuto come naturale conseguenza la perdita o l’eliminazione graduale, a volte completa, di varietà considerate inutili dall’agricoltura moderna, ma che invece potrebbero possedere caratteri interessanti o essere reintrodotte per una nuova visione dell’agricoltura legata alla tutela dell’ambiente e del territorio”. Damele ha quindi studiato e reintrodotto la cipolla egiziana (Allium cepa viviparum), diventata in poco tempo preziosa ed autentica testimone della biodiversità del Ponente Ligure: si adatta molto bene al clima della zona anche nella stagione invernale ed è molto prolifica. La sua coltivazione era inizialmente limitata alle zone di Camporosso e della Val Nervia, in seguito diverse associazioni hanno cominciato a divulgare e promuovere la coltivazione e lo scambio di bulbilli.

Coltivazione della Cipolla Egiziana

Il merito di aver riportato in auge questa cipolla va necessariamente anche agli insegnamenti del maestro Libereso Guglielmi (1925–2016), che è stato una figura di riferimento nel Ponente Ligure per tutti i curiosi e gli appassionati di piante. La cipolla egiziana era da lui definita come «la madre di tutte le cipolle» per la sua capacità di produrre ogni anno numerose cipolle aeree, aumentando notevolmente la produzione e, se non raccolta, rivegetare nuovamente da sola.
Libereso era un botanico e soprattutto era anche il “giardiniere” della famiglia Calvino di Sanremo. Famiglia di agronomi, botanici e naturalisti, fatta eccezione per quel talento letterario che è stato invece Italo Calvino. Si dice perfino che sia stato proprio lui, più o meno coetaneo di Italo, a ispirare il personaggio di Cosimo Piovasco di Rondò, che ne “Il Barone rampante” si arrampica sugli ulivi del podere di famiglia e non ne scenderà mai più, conducendo così un’intera esistenza sugli alberi.

Libereso Guglielmi

“Non si può morire di fame se si conoscono le piante”, è quanto dichiarava Libereso, soprattutto ripensando ai tempi della guerra. Una volta Italo Calvino gli disse “tu sei come un vegetale”, al botanico per contro, di essere un vegetale sarebbe stato ben contento poiché usando le sue stesse parole, “non ho mai visto una pianta sganciare una bomba per annientare tutte le altre”.
L’amore universale per le piante non poteva che includere anche la cura e l’attenzione per le specie antiche o dimenticate, che a pieno titolo determinano la cultura storica e tradizionale del territorio ligure.
Ascoltando i suoi interventi in varie conferenze o andandolo a trovare nella sua campagna, c’è chi ha colto il messaggio.
La cipolla egiziana è infatti un raro e antico ortaggio con caratteristiche eccezionali: è ricca di vitamina C, B, PP , beta-carotene e sali minerali, un vero e proprio toccasana per la nostra salute.
Ma, vi starete chiedendo già da qualche tempo, perché “egiziana”?
Non si conoscono con precisione le sue origini: il nome “egiziana” è molto misterioso.

Gli antichi Egizi adoravano le cipolle e credevano che la forma sferica e gli anelli concentrici simboleggiassero la vita eterna. Erano addirittura presenti anche nei sepolcri dei faraoni. Non si sa però con sicurezza se questa varietà derivi proprio dalla civiltà Egizia. Anzi, la versione più accreditata è che la parola “egiziana” sia frutto di un travisamento linguistico. Tutte le cipolle che troviamo nei mercati e consumiamo quotidianamente, provengono dall’Asia centrale, dall’Asia occidentale e dal subcontinente indiano. Dunque anche la cipolla egiziana ligure come anche la più conosciuta e consumata cipolla di Tropea hanno la stessa origine. Il nome non deriverebbe quindi da un collegamento con la civiltà egizia, ma dalla consuetudine dei popoli nomadi di portarla nei mercati liguri, e qui sarebbe avvenuta una alterazione in dialetto ligure del termine “gitani” per connotare i nomadi.
La cipolla egiziana ha anche altri nomi come “cipolla albero” e “cipolla che cammina”: la cima della pianta, che può raggiungere anche 1,2 metri di altezza (di qui il nome cipolla albero), si piega lentamente sotto il peso della sua stessa testa fino a toccare il suolo, dove radica dando origine a nuove piante (da qui, invece, il nome di cipolla che cammina).

Ad oggi sono sempre di più le attività commerciali che richiedono questo bulbo. Nel 2018 le è stato dedicato un contest nazionale in collaborazione con l’Associazione Italiana Food Blogger, che ha registrato moltissimi partecipanti e tantissime ricette. È entrata nelle cucine di grandi e famosi chef, fra cui Mauro Colagreco, titolare del ristorante Mirazur di Menton (Costa Azzurra) tre stelle Michelin.
Infine, la cipolla egiziana ligure è entrata nell’Arca del Gusto di Slow Food. L’Arca del Gusto segnala l’esistenza di questi prodotti, denuncia il rischio che possano scomparire, invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli: a volte serve comprarli e mangiarli, a volte serve raccontarli e sostenere i produttori.

La Cipolla Egiziana di Marco Damele

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