La “transumanza”, un’antica pratica agro-pastorale.

ANTONIO EMILIO ZAPPONE
Food&Wine
Published in
5 min readApr 20, 2021

Una delle usanze più antiche nella pastorizia è la transumanza, vale a dire il complesso delle migrazioni stagionali del bestiame. In Italia prese le prime mosse a partire dall’appennino abruzzese, andando sia verso la maremma toscana e soprattutto verso il Tavoliere delle Puglie. Un’usanza che consisteva nel trasportare (transumare) gli animali da zone pianeggianti a zone di montagna e viceversa.

Tale pratica ha avuto una forte rilevanza economica ed è stato calcolato che nel XV secolo non meno di tre milioni di ovini e trentamila pastori percorsero i tratturi (larga pista formatasi per effetto dei periodici spostamenti delle greggi costituente la loro abituale via di passaggio). Gabriele D’Annunzio nella lirica “I pastori” citerà i movimenti migratori delle greggi lungo i tratturi (“erbal fiume silente”), la cui larghezza era calcolata in 60 passi napoletani, ca. 111 m.

Ma entriamo più nel dettaglio, in cosa consiste effettivamente la transumanza e perché la si faceva e la si fa tutt’ora.

La transumanza in sostanza serve ad assicurare al bestiame un buon pascolo e un clima ottimale per tutto l’anno. Infatti ambiente e clima sono i due elementi più importanti associati alla transumanza. Consiste nello spostamento delle greggi accompagnate da pastori, da cani e da cavalli, è un continuo rincorrere la zona fresca per fare stare bene gli animali e per farli vivere nel modo più naturale possibile. La transumanza può essere di due tipi: orizzontale, tipica delle zone del mediterraneo, di quelle regioni che hanno zone pianeggianti e zone montuose che possono offrire un buon pascolo in autunno, primavera e inverno; e quella verticale (detta alpina) effettuata lungo tutto l’arco alpino dove, in primavera e inverno, il bestiame pascola a fondovalle e viene foraggiato nelle stalle. In entrambi i casi le greggi possono attraversare zone molto ristrette o allo stesso tempo percorrere aree geografiche molto estese e distanti tra di loro.

La transumanza, dunque, ha una storia molto antica, risale all’incirca al III secolo A.C. e veniva praticata in tutta l’Europa meridionale. In Italia ebbe i suoi inizi in Abruzzo, Molise e Puglia, e consisteva nel far migrare le greggi dai monti abruzzesi e molisani alla pianura pugliese.

L’11 dicembre 2019 il Comitato del patrimonio mondiale dell’UNESCO ha proclamato la transumanza patrimonio immateriale dell’Umanità. Una pratica, motiva l’Unesco, “rispettosa del benessere animale e dei ritmi stagionali che ha contribuito a modellare il paesaggio naturalistico”.

In Molise, ad Acquevive di Frosolone (IS), Carmelina Colantuono e la sua famiglia, sono custodi e testimoni della transumanza, tramandano l’antico rito agro-pastorale che ha inizio ogni anno con l’ultima luna piena di maggio, periodo in cui gli animali cominciano a soffrire il caldo e desiderano spostarsi. Una lunga carovana di centinaia di bovini e mandriani parte da San Marco in Lamis (FG), nel tavoliere delle Puglie sul Gargano, per raggiungere Acquevive (IS). Centottanta chilometri in quattro giorni, una vera simbiosi tra animali, natura e uomo.

Ho la fortuna di conoscere Carmelina Colantuono, che con orgoglio e passione porta avanti l’antica tradizione pastorale e con essa il mestiere di casaro e di pastore transumante. Nella sua azienda produce soprattutto caciocavalli da latte crudo di razza podolica e manteche (scamorze con cuore di ricotta). Racconta Carmelina che gli animali allevati in questo modo producono un latte con una sensibile diminuzione di acidi grassi nocivi, come il miristico e il palmitico e con un aumento sostanzioso di acidi grassi benefici: il butirrico del 15% e il CLA (acido linolenico coniugato) del 500%. L’acido butirrico è un potente modulatore della microflora intestinale e previene i tumori al colon.

Per quanto riguarda la carne, dice Carmelina: «È prodotta da animali pascolanti e contiene importanti fattori antiossidanti come la vitamina E, e un ottimo profilo di acidi grassi omega-3 e omega-6, che contrastano il colesterolo dannoso. Le carni prodotte sono più ricche di vitamina A,C e soprattutto E, e sono quindi indicate nella dieta per i pazienti con patologie cardio-vascolari, coronariche e ipercolesterolemiche. Il grasso delle carni di animale allevato con questa tecnica è prevalentemente giallo; una caratteristica considerata negativa in molti Paesi che è associata al contrario, a un profilo di acidi grassi benefico per la salute e a un maggiore contenuto antiossidante.

Il pascolo garantisce la biodiversità e la ricchezza di questi luoghi. Dove ci sono pastori coscienziosi non ci sono incendi e il territorio rimane pulito. La pastorizia transumante contribuisce in maniera significativa sia alla produzione alimentare di qualità che alla tutela dell’ambiente perché è in grado di combattere la desertificazione e di aumentare la capacità del terreno di assorbire la CO2.

Sulla superiorità della carne e dei formaggi prodotti da latte di animali al pascolo non c’è alcun dubbio.

“Immaginate”, dice ancora Carmelina, “di essere in un bel prato spontaneo fiorito, nel pieno della primavera, e di strappare un ciuffo d’erba, di strofinarlo tra le mani, di portarlo al naso e respirare. Pensate poi, allo stesso modo, di avvicinare le vostre narici a un sacchetto di mangime e di sentire l’odore che ha il suo contenuto. La ricchezza aromatica propria dell’alimentazione animale, sarà rintracciabile nel prodotto finale, carne o latte che sia, e nei relativi derivati, insaccati e formaggi”.

Il riconoscimento UNESCO, la forza e la tenacia infinita della famiglia Colantuono è la migliore forma per preservare la transumanza valorizzando l’antica pratica agro-pastorale. Cultura da salvaguardare e impulso alla microeconomia rurale, prodotti di eccellente qualità grazie alla condizione di benessere assoluto in cui vivono gli animali. L’alimentazione naturale conferisce al latte e alla carne proprietà organolettiche di eccellenza. La richiesta di prodotti supera la quantità garantita dalla produzione che continua a mantenere carattere artigianale e predilige un mercato di nicchia in tutta Italia e all’estero, proprio per preservare gli alti standard qualitativi.

E allora dal Molise parte l’invito alla riscoperta e alla conoscenza di un rito antico da preservare a vita, sostegno per lo sviluppo economico, sociale del territorio, nel rispetto della sostenibilità dell’ambiente, dell’attenzione ai processi produttivi col risultato di ottenere prodotti sani, biologici e naturali, frutto di una meravigliosa sinergia tra uomo, terra e animali.

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