Le nostre fotografie ci sopravviveranno?

Nicola Focci
FOTOGRAFIA E FOTOGRAFI
3 min readNov 20, 2014
Una vecchia foto dall’archivio di mia mamma

Non intendo certo addentrarmi nell’argomento del “cosa ne sarà di noi dopo la morte”. Ciascuno ha le sue idee, oppure — più semplicemente — cerca di non pensarci. (Personalmente, io oscillo tra l’una e l’altra cosa!).

Restando all’ambito fotografico, però, resta da chiedersi cosa ne sarà dei nostri scatti quando noi non ci saremo più.

Io credo che esistano solamente tre possibilità:

  1. Se diventiamo famosi, allora la faccenda si prenderà cura di sé: le nostre fotografie ci sopravviveranno!
  2. Se abbiamo fortuna, saremo come Vivian Maier e quindi godremo di ugualmente di un’inattesa popolarità post mortem.
  3. In tutti gli altri (e ahimé più probabili) casi, la risposta alla domanda di cui sopra non è così scontata!

Naturalmente non ho ricette segrete: e come potrei averne?, sono anche io — come voi che leggete — sulla vostra stessa barca!

Riflettendoci, però, una raccomandazione mi sento di poterla dare. A voi, ed a me stesso:

Che siano da fonte digitale o da fonte analogica, poco importa: stampiamole!

E’ un’ipotesi che farà storcere il naso ai digitalisti amanti dei files, ma del resto la sostengo fermamente anche nel mio libro:

L’immagine stampata ha maggiori probabilità di vincere la battaglia col tempo che passa.

Ho scritto “battaglia” e non “guerra”, perché nemmeno pellicole e stampe sono eterne. Ma confrontiamole coi files digitali. Oggi è cosa banale leggere un JPEG o RAW o TIFF; lo sarà anche tra cinquanta o più anni?

Al momento abbiamo qualcosa come 573 formati di file attivi: chi sopravviverà?

Provate ad aprire un foglio elettronico con estensione .WK1 creato da “Lotus 1–2–3″ negli anni ’90: se avete una versione di Excel successiva al 2007, non ce la farete. Con una più vecchia forse sì, ma non è detto.

La schermata di MacPaint (1984)

A correre il rischio di estinguersi sono soprattutto i formati non aperti, le cui specifiche non sono divulgate e/o documentate in modo esaustivo perché protette da logiche di business. Per fare un esempio: il TIFF, proprietà di Adobe… Ma credo che il discorso si possa applicare anche a qualunque formato RAW proprietario.

Infatti, creare oggi software in grado di leggere formati obsoleti è tanto più difficile quanto “secretate” sono (o sono state) le specifiche di quei formati. E quando anche si riuscisse a creare un convertitore tra vecchio e nuovo formato, non si ha poi la certezza di una conversione loseless, senza perdite in qualità.

Tutto ciò che invece è visibile all’occhio, lo sarà sempre… a meno di sterzate evolutive.

Che sia un negativo o una stampa chimica o una stampa digitale.

Pensiamo alle vecchie foto dei nostri nonni o bisnonni: di qualità magari scadente, piene di crepe o macchie, forse anche scarabocchiate… eppure sono lì!

E se fossero state su nastro magnetico?, lo sarebbero ancora?

Io ho più di qualche dubbio…

Originally published at www.nicolafocci.com on September 4, 2014.

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Nicola Focci
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Fotografo a pellicola. Impiegato. Scrivo troppo. Autore de “Il manuale del bianco e nero analogico”: http://tinyurl.com/mm224nn