La Playlist del Professionista Digitale, Volume 1: Comunicazione

FrancoAngeli
Professioni Digitali
3 min readJun 10, 2018

No, in FrancoAngeli non ci siamo dati (anche) alla musica. Almeno, non per ora 😉

Ma la musica è un elemento essenziale per svolgere bene la propria professione, soprattutto al giorno d’oggi tra remote working e freelance mindset. Non a caso, il ragazzo o la ragazza dotati di cuffione all’interno di un coworking rappresentano una delle immagini più (ab)usate per tratteggiare il nuovo way of working. E noi, di new ways of working, ce ne intendiamo 🙂

La playlist del Professionista Digitale, Vol. 1

Ecco allora l’idea: abbiamo chiesto ai nostri Autori della collana “Professioni Digitali” la canzone che più rappresenta i rispettivi lavori e che ritma la giornata lavorativa standard. Siamo partiti dal primo volume, perché ce ne saranno altri — la Collana è in gran fermento dopo le recenti pubblicazioni di #Coolhunting Evolution e #UX Designer — e desideriamo fin da ora separare le aree tematiche. Un volume 1 dedicato alla Comunicazione, comprensivo dei consigli (motivati) di ascolto di:

Pronti? Play!

Andrea Bettini: The Cinematic Orchestra — To Build a Home

“L’ascoltava la protagonista di una delle storie all’interno del mio primo libro ‘Non siamo mica la Coca-Cola, ma abbiamo una bella storia da raccontare’. Accompagnava la protagonista in un momento di scelta importante. Accompagna spesso anche me nelle mie scelte personali.”

Maria Cristina Caratozzolo: Duke Ellington — It Don’t Mean a Thing

“Il motivo è — a parte il fatto che amo il jazz — che lo UX, come un jazzista, deve conoscere perfettamente la teoria e la pratica della materia, per poi poterne “infrangere le regole” esprimendosi nella improvvisazione — sempre finalizzata all’armonizzazione con il resto del team e alla “bellezza”.

Inoltre, nel jazz come nell’interaction design…. “it don’t mean a thing if it ain’t got that swing”

Simone Giomi e Jacopo Pasquini (feat. Antonio Paolo): Colapesce — Totale

“Per essere creativi nella comunicazione digitale bisogna sentirsi un po’ totali.”

Diego Fontana: Musica Per Bambini — Cose Da Non Fare Al Gatto

“In realtà non ascolto musica quando lavoro. Il motivo è semplice: amo canzoni con molte parole, specie se in italiano. Canzoni come queste sono però incompatibili con una professione che richiede, almeno nel modo in cui la svolgo io, picchi di concentrazione. Ho provato con jazz morbidi o cose del genere, ma non fanno per me: o lavoro bene, o ascolto musica che mi piace. O l’una o l’altra. E la musica che mi piace ascoltare è, credo, una doppia reazione al cantautorato classico, onnipresente in casa e in auto quando ero un bambino: da un lato l’imprinting ricevuto da quel tipo di canzoni mi ha guidato verso l’attenzione al testo e mi ha avvicinato al fascino delle parole. Dall’altro, la voglia di ribellarsi alla generazione dei padri, che si forma intorno all’adolescenza, mi ha portato a cercare testi e musiche più sperimentali, astratti, decostruite. Adoro chi ricerca un proprio linguaggio, anche a costo di discostarsi molto da un’idea accettata di musicalità.”

Francesco Gavatorta: Son Lux — Dream State

“Potrei citare mille canzoni che caratterizzano il mio lavoro, o che lo raccontano, o che semplicemente incrociano la mia attività perché sottofondo delle mie mattinate. Ne scelgo una dei Son Lux, che si chiama Dream State: considerando che ho avuto l’opportunità di sceglierlo, il lavoro che faccio, e che a volte mi capita di essere felice dei risultati ottenuti, penso che il titolo sia una bella sintesi del tutto.”

Originally published at https://blog.francoangeli.it on June 10, 2018.

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