Il bacio della pantera (Gramellini edition)

Una lettera qualunque scritta a Massimo Gramellini suscita una risposta che ci ricorda la condizione in cui siamo noi e lui

Matteo Bordone
Freddy Nietzsche
8 min readApr 3, 2017

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Mai fidarsi!

Vanity Fair è apparentemente il più cosmopolita e moderno dei settimanali femminili italiani. Il “settimanale” in realtà è un animale protetto che suscita grande preoccupazione presso gli zoologi della stampa, e il “femminile” sta un po’ meglio ma poi non tanto. Quello che mi interessa però non è quante copie venda il giornale, ma come si collochi rispetto alla società e alla politica: possiamo dire senza dubbio che Vanity Fair è un giornale di sinistra, un giornale più metropolitano che paesano, più Obama che Trump, con opinionisti come Gad Lerner e Daria Bignardi, profili degli attori del momento, poca religione e tanti vestiti. Non stiamo parlando del Manifesto, ma la destra clericale e tradizionalista certamente Vanity Fair non è.

C’è una rubrica delle lettere. C’è Gramellini che risponde. Vediamo cosa gli scrivono e cosa risponde.

Qui sopra avete il link per andare a leggere il tutto sul sito. Ma vedete già il titolo: lei che a mio figlio preferisce il gatto. È un titolo ironico? No. C’è una donna che preferisce un gatto al figlio di qualcuno. Donne, tururù, che sbagliano specie.

Ma vediamo la lettera.

Caro Massimo,

Da tre anni sono fidanzato con una ragazza dolce, lavoratrice, amorevole. Ma, da subito, non ha legato davvero con mio figlio di sette anni. Lo vedo, fa fatica a essere spontanea con lui, le carezze sembrano obbligate, gli prepara lo zaino per la scuola controvoglia. Invece è attenta, coccolona, allegra quando c’è il suo gatto: lui sì che lo riempie di affetto con la vocina dell’amore, quella che faceva a me quando ci siamo innamorati. Questo mi spiazza e addolora. Ama più il gatto di mio figlio, che con lei è passivo, come in attesa di capire. Per fortuna c’è la sua mamma, la mia ex, a fargli il pieno di bene. Come me, del resto. — dubbioso

Mai fidarsi!

La ragazza è dolce, è lavoratrice ed è amorevole: si direbbe perfetta per dei bucati perfetti. E invece ha un difetto, una tara: prepara lo zaino sì al figlio di questo tizio, ma lo fa controvoglia. L’idea che lo zaino lo prepari lui è esclusa. Se un maschio etero padre di famiglia prepara più di due zaini al mese, evidentemente perde i punti alpha accumulati fin lì. Per fortuna ci sono la mamma e l’uomo suddetto a fare “il pieno di bene” al bambino. Sono i genitori, quindi è auspicabile che vada così, ma che fortuna! D’altronde la fidanzata è donna, quindi è previsto che sia comunque madre, chioccia, balia friulana e ciociara per ragioni cromosomiche, per legge: mettetele sotto i bambini di chiunque e vedrete che, se non è una snaturata, avrà il latte.

«Salve, mi chiamo Dubbiosa. Ho un fidanzato dolce, lavoratore e amorevole che però ama suo figlio più del mio gatto. Fa fatica a essere spontaneo con lui e questo mi spiazza e mi addolora…». Sto scherzando, però sarebbe abbastanza in linea coi tempi ricevere una lettera ribaltata. Chissà che un giorno non mi arrivi davvero.

Ah, i tempi moderni, che buffi! Uomini e donne prima o poi diventeranno intercambiabili quando si parla di figli. Dove andremo a finire?

Ho pubblicato la tua perché chi sostiene che la nostra civiltà sarebbe votata all’estinzione (Occidentali’s karma?) porta spesso a esempio l’aumento del numero di persone che preferiscono accudire un animale piuttosto che un umano. Fenomeno assai diffuso in un’epoca dove all’interno della famiglia i rapporti tra umani sono sempre più disarticolati a causa di separazioni e ricongiungimenti assortiti che hanno complicato, anche se non sempre peggiorato, le cose.

Il divorzio e la libertà della famiglia contemporanea sono visti come ostacoli all’articolazione dei rapporti tra le persone. Sono novità della metà degli anni Settanta. È il 2017. Massimo Gramellini non ha ancora smesso di rimanerci male.

Per il maschio è molto meglio il cane! Più FEDELE!

Non ho alcuna intenzione di arbitrare il tuo derby casalingo tra bambini e felini. E affinché la mia non sembri una furbata per non prendere posizione, aggiungerò che, pur amandoli tantissimo, non ho mai trattato gli animali come bebè (né viceversa, ovviamente). Anch’io ogni tanto faccio le boccacce e le vocine al mio vecchio bracco, che mi scruta perplesso e bonariamente infastidito. Però non mi è mai passato per l’anticamera del cervello che sia qualcosa di diverso da quello che è. Né che lo fossero le due formidabili cagnoline di razza cagnolina che lo hanno preceduto e che ogni tanto mi vengono ancora a trovare in sogno, la notte.

Gramellini ha un cane di razza, ma ha avuto delle bastardine e le sogna di notte. Così, perché l’esibizione di un sentimento popolare in stile Daniela Santanché va su tutto. Anche un cane di razza, che costa un ventesimo di un’auto di media cilindrata, può sembrare segno di elitarismo se ci si racconta come un popolano da tanti anni. E allora, mentre Gramellini fa bei sogni, arrivano le cagnette trovatelle a scondinzolare. Chissà che non abbiano anche delle menomazioni, una zampina storta, un occhio chiuso.

Il quadretto familiare che hai tratteggiato suggerisce piuttosto l’idea che in certi casi a fare la differenza sia una sorta di malinteso senso di proprietà. La tua fidanzata ama il suo gatto perché è «suo», mentre sopporta a malapena tuo figlio perché lo sente di un’altra. La Matrigna delle favole rimane un archetipo.

No, Massimo. La matrigna delle favole rimane un archetipo se hai solo quegli strumenti. Se no, rimane un personaggio delle favole.

Sposa il vedovo (nelle favole non era consentito il divorzio) per ambizione personale e, chiusa nel recinto del suo egoismo, non prova affetto per l’orfano che ha il torto di ricordarle la donna che l’ha preceduta. Se fa altri figli, lo mobbizza, come nel caso di Cenerentola. Se non li fa, entra direttamente in competizione con lui per contendergli l’amore del maschio adulto di casa. La variabile «animale domestico» aggiunge al ritratto una pennellata di colore molto contemporanea. Ma è appunto soltanto una pennellata.

Quindi la questione dell’animale domestico era un dettaglio. Il punto è che per colpa della atavica antipatia tra donne, che per Gramellini non è nemmeno da mettere in discussione mentre parla con il suo lettore con una confidenza affabile, i rapporti diventano difficili quando ce n’è più di una in giro.

Per cambiare gli equilibri dovresti trasformarti in psicologo, provando a metterti nei panni della tua compagna. Una donna senza figli che si ritrova a vivere con quello di un altro. Non pensi che si sentirà continuamente giudicata e paragonata? E che questo provocherà in lei una reazione di imbarazzo che si ripercuote sulla rigidità con cui svolge i compiti di vicemamma? Il gatto le trasmette un senso di identità e quindi di sicurezza. Per questo si rifugia tra le sue grinfie. Avrebbe bisogno di incoraggiamento e non può ancora essere tuo figlio a darglielo. Tocca a te.

Le donne senza figli a contatto con i figli vivono come Superman in una stanza piena di kriptonite. It’s a kind of magic.

Oltre che con la posta di Vanity Fair, ne hai parlato con lei? Se l’imbarazzo (stavolta il tuo) lo ha finora impedito, sappi che certi gesti concreti valgono più delle parole. Appena la coinvolgerai nelle scelte che riguardano tuo figlio, contribuirai a farglielo sentire un po’ più «suo», cioè «vostro». Per lei quel bambino è un muretto che vi separa, la prova vivente di un legame tra te e la tua ex moglie da cui si considera esclusa.

Il figlio deve divenetare suo, perché lei deve diventare in qualche modo madre. È necessario. Quindi va coinvolta la fidanzata sulle scelte genitoriali del figlio non suo, così poi fa lo zaino tutta felice.

L’idea che questa donna ami un uomo e non la sua prole non è contemplata. Né è previsto che non le spetti un ruolo di madre.

Inoltre, non avendo figli suoi, le manca probabilmente il codice di accesso per entrare in contatto con lui. Ma tu, quel codice, per fortuna ce l’hai. Prova a passarglielo.

Il codice di accesso ai bambini riguarda le donne che hanno sgravato. Altrimenti — le vedete per strada tutti i giorni, disperate mentre interagiscono male con i bambini se non hanno partorito — le donne sono smarrite. Per fortuna il maschio, che è padre ma non riempie zainetti, e ha il codice. Comunicandolo generosamente alla fidanzata, può renderla madre bis, così che possa superare quel “muretto”, andre oltre il fatto che il figlio sia la testimonianza vivente di un legame con la ex moglie.

Tu pensa le donne, in genere, a caso, di cui non sappiamo niente tranne qualche dettaglio riportato, quanto sono inette. Non hanno gli strumenti per discernere gatto e figlio, ruolo di fidanzata e ruolo di madre, il rapporto tra due che sono stati insieme e hanno avuto un figlio, e quello tra due che si amano. Per fortuna arriva Gramellini e spiega bene come stanno le cose.

Non la farò lunga.

Cat Woman anche in copertina. Fortuna che c’è un pancione. Siamo salvi.

Questi si chiamano conservatori. Sono fatti così in tutto il mondo. Su certi temi in Italia ci sono conservatori che parlano in contesti centristi o progressisti, e vengono presi per difensori di valori sani in pericolo. Capita lo stesso con Paola Mastrocola e le sue idee sull’istruzione italiana, ma ha molta meno visibilità. Che Gramellini scrivesse sulla Stampa, che è un quotidiano conservatore, è normale. Che sia passato al Corriere testimonia una linea codina e anacronistica del quotidiano di Milano, città molto più progressista dello sguardo in grisaglia di via Solferino.

Il fatto che sia Gramellini a rispondere alle lettere di Vanity Fair, esponendo posizioni come queste, mi sembra strano. Anche perché a Vanity Fair le firme sono più femminili che maschili, ed è un risultato rarissimo in Italia, forse unico (di solito le donne fanno i giornali e gli uomini fanno i direttori o le “firme”). Forse prima o poi qualcuno se ne accorgerà.

PS — Nella prima stesura del pezzo avevo scritto, a proposito della lettera, “Puzza di inventata lontano un miglio marino, e se così fosse sarebbe molto peggio, ma facciamo finta di niente”. Il direttore di Vanity Fair Luca Dini mi ha confermato la veridicità della lettera su twitter. I miei sospetti sono stati smentiti. Meglio così.

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