AI Dungeon: writing tool o videogioco?

So, you want to hear a story?

Ioannis Largo
Frequenza Critica
9 min readAug 5, 2020

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Salve! Sono Ioannis! Forse vi ricorderete di me per articoli su vecchi eroge degli anni 90 oppure su come gestire ottimamente il proprio golf club o semplicemente su come “inserire link interni al proprio articolo utilizzando male una conosciuta battuta tratta dai Simpson”.

Oggi vi voglio parlare di un particolare giochino, in parte gratuito e in parte a pagamento, che ha sconvolto brevemente e intensamente questa mia estate afosa e calda, nella quale mi è proibito giocare ai principali titoli AAA+ perché potrebbero liquefare il mio povero e vecchio tostapane.

Come sempre è necessaria una piccola e breve introduzione.

Now this is a story all about how my life got flipped-turned upside down…

Quando questa personcina era giovane e bella — sì credetemi sono stato giovane e pure bello —ha avuto il piace di giocare alla terza edizione del famoso Dungeons & Dragons. Se qualcuno avrà letto eventuali miei articoli precedenti, forse potrà giustamente supporre che io potevo fare solo ed esclusivamente da Dungeon Master, ossia da creatore di storie per i giocatori. Vizietto rimasto saldo negli anni successivi dato che ho giocato anche alla seconda edizione di Cyberpunk 2020 (link per il cugino del 2077) e un progettino personale che sognicchio è quello di scrivere un mio librogame.

A tutto ciò bisogna aggiungere pure che per muà, lo scrivere e il narrare in qualsiasi luogo (da qui fino ad altri progetti personali) non sono solo, come vogliamo dire… un atto sociale, uno pseudo-lavoro o la volontà di descrivere un prodotto da consumare, ma sono soprattutto una forma di escapismo da un vita piuttosto noiosa che non sembra dare delle giuste soddisfazioni. Sì, ora mi troverò qualche bro che inizierà a parlare di come l’escapismo sia addirittura un privilegio o a delirare sullo stare nella propria comfort zone come causa dello scarso incremento del PIL nazionale; ma io fino alla morte e al martirio, dopo una giornata di lavoro e spesso anche di sopportazione dell’intera umanità, credo di avere il sacrosanto diritto da essere senziente di poter rinchiudermi per un’oretta nel boschetto della mia fantasia. Per alcuni è guardare un film, per altri è giocare un videogioco, per altri ancora è la lettura di poesie erotiche thailandesi, per me è semplicemente scrivere prima per il consueto rilascio di dopamina e solo dopo (e spesso raramente) per relazionarmi con il resto dell’umanità.

I was a prototype for Echelon IV. My instructions are to amuse visitors with information about themselves.

Nei primissimi mesi del 2019 OpenAI, un ingranaggio di un gruppo di start-up dedicate all’intelligenza artificiale tra cui i fondatori ci sono Hoffman e Musk, pubblicò Generative Pretrained Transformer 2, un’intelligenza artificiale capace di generare dei testi di senso compiuto grazie all’assimilazione di diversi elaborati (40 e spara GB) presi dalla rete. Questo progetto fu messa a disposizione del pubblico solo nel novembre del 2019, perché forte era il timore di un uso sbagliato di questa AI nella produzione di fake news. Al di là delle questioni puramente tecniche che io non capisco e lascio a qualche secchione della redazione, molti sviluppatori hanno provato a sfruttare le potenzialità di questa AI e uno di essi — Nick Waldon decise di applicarla alla formazione di un Dungeon Master virtuale o semplicemente di AI Dungeon.

Questo progetto, questa AI, semplicemente questo gioco tenta di unire un’avventura testuale classica, un altrettanto classico librogame e un MUD, il tutto gestito dall’Intelligenza Artificiale.

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And so it begins. Questa è l’unica parte non generata interamente dall’AI.

A world of dreams and adventures with AI Dungeon awaits! Let’s go!

Iniziando la canonica nuova partita saremo accolti da una schermata testuale con un’interfaccia minima composta da una mezza dozzina di pulsanti, dove l’AI ci chiederà quale ambientazione (fantasy, mystery, apocalyptic, zombie, cyberpunk) vogliamo usare per la generazione della nostra partita, anzi storia; oppure di creare brevemente lo schizzo di una nostra ambientazione attraverso il prompt iniziale. Da quel momento l’AI genererà il proprio prompt nel caso delle sue ambientazioni preferite o la prima riga di storia nel caso di un’ambientazione personale. L’AI genererà delle proprie linee di testo, spinta dal nostro uso dei principali tre comandi testuali do (fare azioni); say (per i dialoghi) e story (un misto tra i due); oltre a questi abbiamo altri comandi per cancellare, ripetere o modificare un nostro testo o uno generato dall’AI, o per far ricordare (remember) all’AI alcuni particolari della storia così che non se ne dimentichi nella generazione delle sue linee di testo. Su quest’ultimo particolare, non immaginatevi chissà cosa possa memorizzare l’AI, parliamo massimo 500 lettere e tende a dimenticare le cose più vecchie.

Le nostre avventure su AI Dungeon nascono dalla raccolta di materiale da un sito dedicato proprio ai librogame e da quel materiale che i giocatori di AI Dungeon volontariamente vogliono regalare all’AI; anche se qualcuno dice che l’AI abbia raccolto materiale anche da siti dedicati a fanfiction e addirittura da reddit. Non vi preoccupate, l’AI mai userà le vostre storie perverse per migliorarsi: diamine Skynet vuole distruggere l’umanità non instaurare il regno di Slaanesh.

Voglio essere sincero, è abbastanza difficile descrivere le potenzialità, i pregi e i difetti di AI Dungeon. Andate a provare di persona, perché la versione con l’AI di “base” (GPT-3) è gratuita, mentre un’altra con un AI maggiormente evoluta (e se ho capito bene basata su una versione avanzata del GPT-3) e maggiormente capace di memorizzare le nostre battute necessita di un abbonamento mensile di nove dollari (è possibile una prova gratuita di sette giorni).

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Ti piace vincere facile? Harlequin ha fatto tal domanda a tutti noi della redazione e ovviamente ha scritto ben tre articoli (I; II; III)!

What if I just opened up your brain and read all of the thoughts you have on me?

Partendo da questo punto una domanda scatta immediatamente: ma chi gioca — e qui ci vorrebbero le virgolette — ad AI Dungeon?

Personalmente dividerei i giocatori di AI Dungeon in due distinti gruppi: gli onanisti seriali — o come dicono i giovini d’oggi i coomer — e coloro che provano piacere di natura non sessuale nello scrivere una storia. Per quanto riguarda il primo gruppo, è possibile permettere all’AI di utilizzare le parti più perverse del proprio database: ah, quando dico perverse, non dico roba del tipo due frustate sul culo e giù di lì, ma feticismi di ogni genere e colore. Per di più tra questo primo gruppo di giocatori e di giocatrici (sì, perché questo gioco è una manna non solo per i coomer ma anche per le fujoshi) fanno capolino particolari personalità che non solo condividono le loro storie, ma addirittura arrivano a costruire con l’AI storie di diecimila — ventimila battute. Sì, ho potuto assistere a un tizio che ha scritto e che si è vantato di una storia di tali dimensioni incentrata sulla sua vita come padrone di un harem, con tutte le sue mogli caratterizzate in tutti sensi. Terribile o meraviglioso è che l’AI riusciva a generare un testo coerente.

Il secondo gruppo rifiuta il sesso e prova a giocare con l’AI. La particolare struttura di AI Dungeon, con il suo rivolgersi in seconda persona, è un viadotto a fantasie di potere assoluto, self-insertion varie, isekai-ism, waifu-ism, e altri difetti letterari descritti in tutti i manualoni o blog a tema. Quest’ultimi basati sul canonico concetto: Chi sa, fa. Chi non sa, insegna.

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Thresher ha descritto a tutti noi punti di forza e debolezze di The Last of Us! Clicca qui, please (link).

We all make choices, but in the end our choices make us

È possibile creare un proprio scenario, composto non solo dal prompt, ma già con alcuni elementi memorizzati dall’AI attraverso la funzione remember e quella World Info nella quale provare a collegare all’AI determinate parole a determinate frasi. Come detto in precedenza, non è niente di stratosferico perché quest’ultima funzione non dà tantissime soddisfazioni, visto che l’AI non è bravissima a ricordare. Coloro che hanno un abbonamento premium e possono sfruttare un’AI maggiormente sviluppata forse possono utilizzare al meglio queste funzioni e soprattutto possono scrivere degli script che permettono all’AI di gestire un inventario o i punteggi caratteristica del giocatore sul modello dei librogame. Per quanto riguarda le trame abbiamo di diversi tipi: coloro che sfruttano l’ambientazione nativa, ossia quella fantasy; coloro che ricreano particolari ambientazioni tratte da saghe letterarie o fumetti; coloro che creano prompt meta, ossia roba del tipo tu parli con l’AI della sua natura o di che cosa sia il vero senso della vita; infine coloro che partono per la tangente prima dell’AI e scrivono cose prive di qualsiasi senso logico mischiando di tutto e di più. Quest’ultima categoria è assimilabile a quei momenti in cui propongo ai miei vicini di cubicolo in redazione, ossia Dyni (a destra) e Lucchi (a sinistra), temi raffinatissimi del tipo Seijuro Kamiyama contro John Bradford, chi rompe il culo a chi. Ovviamente finisce con Lucchi che avverte Dama via interfono che sto avendo uno dei miei cosiddetti… come li chiamano… ah, episodi! e che deve intervenire, mentre Dyni prende la mazza medica o direttamente una chiave inglese nel caso l’abbia interrotto durante una partita a Street Fighter V su Twitch.

Il punto di forza di AI Dungeon, punto che mi ha fatto impazzire letteralmente, è la possibilità di non giocare con l’AI, ma di collaborare con l’AI nella costruzione di una storia, spesso ridendo a crepapelle quando l’AI parte per la tangente e cita cose a caso, introduce personaggi della sua ambientazione canonica fantasy, o addirittura comprende alcuni aspetti della tua storia e fa citazioni.

Da pochi giorni esiste anche una modalità multiplayer, personalmente non ho il coraggio di provarla conoscendo l’ambiente; ma ho letto in giro che non è un granché.

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Alteridan ha scritto diverse righe sui videogiochi da ascoltare: (exempla qui). Una volta mi sono inserito abusivamente in questa rubrica cantando a squarciagola baka mitai: i carabinieri e la legione straniera sono intervenuti immediatamente.

Truth is, game was rigged from the start.

Ma AI Dungeon è un videogioco? O è una semplice AI che collabora in un processo di scrittura creativa?

In verità vi dico che è una domanda che mi sono fatto anche io, una domanda a cui è difficile dare una risposta, perché a un certo punto si sfocia in una seconda domanda.

Che cos’è è un videogioco?

E… PAM! Una matrioska di domande!

C’è una differenza sostanziale tra un titolo AAA+ come l’ onnipresente Death Strading di Ciccio Kojima e un particolare videogioco come Wheels of Aurelia? Un videogioco in quanto tale come si deve differenziare da altri media? Spesso e volentieri ho letto diverse critiche a numerosi titoli AAA+ definiti come movie games, dove ci sono più filmati che scene di gioco. Con AI Dungeon sto giocando a un videogioco? E se sì, quale è il mio obiettivo? Sto collaborando con un’AI basilare? Sto sfogando i miei peggiori istinti in forma di due righe testuali prodotte in parte da un’AI? Qual è l’aspetto ludico del videogioco? Solo il premere la ics durante un quick-time event, saltare su un cubo per delle monete, o raccogliere risorse per la mia base? Allora The Sims non è videogioco? Le visual novel? Le vecchie avventure testuali della fine degli anni 80?

O forse — e qui forse davvero avrò qualche giusto fischio — il videogioco non esiste? È solo una creazione arbitraria nella quale ci ficchiamo diverse esperienze ludiche caratterizzate esclusivamente dal mezzo in cui si svolgono? Mi sto facendo troppe domande e sono sicuro che gli altri boys di Frequenza Critica sapranno approfondire tale concetto.

Ora mi domanderete: ok, comprendiamo che utilizzi Frequenza Critica come sostituto del tuo psicoterapeuta, ma perché dovrei perdere un’ora del mio poco tempo libero con AI Dungeon? Soprattutto nel caso di persona con vita soddisfacente che riceve il suo quotidiano rilascio di dopamina grazie alla propria persona speciale, alla visione di un film, alla lettura di un articolo sul cambio yen-dollaro… Cose come possiamo dire semplicemente normali, o no?

Negli altri articoli vi darei una risposta di senso abbastanza compiuto e avrei lasciato la questione agli articoli degli altri boys della redazione; ma qui no, non saprei cosa dirvi, vi rilascio il link e provate, provate e provate! Tanto la versione base è gratuita (per ora! perché io faccio parte di quel gruppo di complottisti consapevoli che entro pochi mesi la versione base dell’AI verrà spazzata via e sarà necessario un abbonamento mensile, soprattutto data l’immensa e recente popolarità raggiunta grazie a twitcher/youtuber/zoomerismo vario… Maledetti, maledetti per l’eternità! Tutti!)

Due piccole precisazioni: per l’amor di Dio non permettete all’AI di mettere le linee NSFW; e non vi aspettate un gioco di ruolo, eh! In quel caso installate Fallout, Gothic, FFVII o Skyrim! Scusa mister… anzi sir Howard volevo scrivere acquistate una nuova copia di Skyrim e poi installate.

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The End? Sì. Ho usato la navigazione in incognito e queste righe sono state prodotte senza un profilo registrato. Che credevate? Che avessi scritto uno scenario sulla redazione di Frequenza Critica per darlo in pasto ai giocatori di AI Dungeon? Diamine no… Ragazzi, questa volta sono serio… NOOOOOOOOO!

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